Il caso del maggiore dei carabinieri, Gianpaolo Scafarto, ex Noe, è tutt’altro che chiuso. Nella giornata di ieri, infatti, era giunta la decisione dei giudici del Riesame che, sconfessando la procura di Roma, avevano revocato il precedente provvedimento che prevedeva la sospensione dal servizio. L’accusa a carico dell’uomo era di falso, depistaggio e violazione di segreto nell’inchiesta sugli appalti Consip. Per il Riesame, però, non ci sarebbe stata alcuna prova che confermerebbe come l’ufficiale dell’Arma abbia manipolato l’informativa indirizzata ai pm per danneggiare Tiziano Renzi ed il figlio Matteo. I giudici hanno certamente intravisto degli errori ma senza l’esplicita volontà di voler danneggiare volontariamente l’ex presidente del Consiglio. Inoltre, non ci sarebbero prove del fatto che Scafarto abbia tentato di manomettere il cellulare del suo superiore allo scopo di eliminare le tracce del suo comportamento. All’indomani dalla decisione del Riesame, però, la procura di Roma non ha alcuna intenzione di indietreggiare rispetto alla sua posizione iniziale e, come spiega il quotidiano La Stampa, ha già annunciato il ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Riesame romano con il quale ha permesso al maggiore dei Carabinieri Scafarto di tornare in servizio. Al cospetto della Suprema Corte, dunque, l’intenzione del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi sarà quella di ribadire come la condotta dell’ufficiale dell’Arma sia stata assolutamente dolosa.
SCONTRO TRA LA VERSIONE DEL RIESAME E QUELLA DELLA PROCURA
Sono due posizioni diametralmente opposte quelle che vedono da una parte il Tribunale della Libertà e dall’altra la Procura di Roma in merito al caso Scafarto ed al suo coinvolgimento nell’inchiesta Consip. Il Riesame, nella giornata di ieri ha riferito che quanto contestato all’ex Noe “non è una chiara dimostrazione del dolo” poiché le “evidenze istruttorie consegnano invece una realtà diversa che induce a propendere per l’errore involontario che l’esperienza giudiziaria permette di riscontrare quotidianamente nelle informative di pg”. Scafarto, dunque, avrebbe agito in buona fede e l’indiziato non avrebbe avuto alcun atteggiamento di carattere persecutorio nei confronti di Tiziano Renzi. Non solo, sempre secondo i giudici del Tribunale, fu lo stesso maggiore dei carabinieri a preoccuparsi di correggere gli altri errori materiali che furono contenuti nell’informativa e che avrebbero potuto avvalorare le tesi dell’accusa. La versione del Riesame andrebbe tuttavia a contrastare nettamente con quella sostenuta dalla Procura di Roma. A questo punto, dunque, non resta che attendere la decisione della Cassazione.