Il caso di Francesco Bellomo si complica per il magistrato che costringeva, secondo l’accusa, le proprie borsiste ad indossare le minigonne e imponeva un “codice” assai particolare e ai limiti della decenza. Stamane la Procura di Piacenza ha chiesto il rinvio a giudizio per lui, il consigliere di stato destituito proprio per lo scandalo scoppiato nella sua scuola per magistrati, e anche per Davide Nalin pm di Rovigo sospeso dal ruolo. La novità proviene dal fatto che gli inquirenti hanno scoperto dopo svariati mesi di indagini, riporta l’Ansa, che per frequentare quei corsi ad alto costo le dottoresse in giurisprudenza venivano sottoposte a decine di umiliazioni, richieste ai limiti del degradante e spesso si minacce la loro integrità psicologica. Ovviamente, data la materia, l’impianto accusatorio andrà del tutto verificato qualora si decidesse di andare realmente a processo dopo questa udienza preliminare: Bellomo si è sempre tirato fuori da ogni coinvolgimento penale spiegando in una lettera dello scorso gennaio al Corriere del Mezzogiorno che «sono le ragazze ad averlo calunniato, denunciato e diffamato. Chi ha firmato il contratto di borsa di studio lo ha fatto all’esito di una selezione trasparente ed in piena autonomia, tanto più che la sua stipulazione non era una condizione indispensabile per accedere al ruolo di borsista: vari studenti, sia di genere maschile che femminile, non lo hanno sottoscritto ed hanno comunque ottenuto la borsa di studio».



NEI GUAI ANCHE IL PM NALIN

Al netto delle spiegazioni dI Bellomo, che è stato destituito dal suo ruolo di Consigliere di Stato, secondo cui il famoso “dress code” imposto alle borsiste era previsto in realtà anche per gli uomini («trovava la sua ragion d’essere nel ruolo promozionale che il borsista svolgeva, certamente agevolato da un’immagine attraente (cosiddetto effetto alone). Esso, peraltro, non era vincolante e rappresentava una clausola marginale nel contesto del rapporto»), la situazione ora si complica. La richiesta firmata dai pm Roberto Fontana e Emilio Pisante al termine delle indagini per la vicenda della 32enne piacentina che si era rivolta alla magistratura, la scuola di formazione “Diritto e scienza” e soprattuto il ruolo del suo presidente Francesco Bellomo ora rischia di vedersi a processo nei prossimi mesi. Un ‘addestramento’, un controllo sulla vita privata: è così che l’accusa intende proseguire contro Bellomo e Nalin – anche lui coinvolto nella scuola di formazione e nelle accuse di alcune borsiste – per il caso montato nei mesi scorsi sul “dress code” fatto di tacchi e minigonne e di seducente abbigliamento. I “ricatti” erano a sfondo sentimentale e con regole talmente rigide, spesso dirette – spiegano ancora i magistrati piacentini nelle carte riportate dall’Ansa – «a soddisfare le sole pretese dello stesso Bellomo, ma che hanno portato la studentessa piacentina ad ammalarsi a causa di un gravissimo stato di stress e ansia».

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