Elmahdi Halili, arrestato nella giornata di ieri a Torino con l’accusa di terrorismo internazionale, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Ambra Cerabona in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Lo riferisce Repubblica.it che spiega come secondo il suo difensore il giovane 23enne sarebbe apparso frastornato ed avrebbe chiesto solo di non essere detenuto in isolamento, senza ulteriori richieste. L’avvocato Bucci ha commentato: “Valuteremo nei prossimi giorni se fare richiesta di riesame dell’ordinanza, abbiamo dieci giorni di tempo a decorrere da oggi”, quindi ha aggiunto che nelle carte dell’indagine non ci sarebbe alcuna traccia di “attività preparatorie alla commissione di attentati”. Né risulterebbe, dalle parole del suo avvocato difensore, che Halili avesse esortato qualcuno a compiere atti violenti. “Ci sono solo dei discorsi e dei commenti che, fra l’altro, a volte capita di sentire in giro”, ha proseguito. Eppure, dalle carte sarebbe emerso il giro che il giovane sarebbe riuscito a crearsi attraverso il web e che proprio tramite i social cercava di incrementare i suoi seguaci attraverso materiale di propaganda dell’Isis, per il quale era già stato fermato nel 2015 quando aveva patteggiato 2 anni con la condizionale per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



STUDIAVA ATTACCO CON CAMION COME A NIZZA

Stava studiando un attentato con camion-bomba il giovane terrorista italiano marocchino arrestato oggi a Torino. Per questo motivo Elmahdi Halili stava cercando un lupo solitario da coinvolgere nel suo progetto terroristico in perfetto stile Nizza o Berlino. L’accusa a suo carico è quella di terrorismo internazionale e come spiega TgLa7, era da tempo in contatto con una dozzina di italiani che si erano intanto convertiti all’Islamismo e stranieri che si erano radicalizzati. Il suo compito consisteva nell’avvicinare alla dottrina dell’Isis quante più gente possibile e per questo traduceva i testi dell’Isis e archiviava sermoni e filmati dello Stato Islamico come una vera ossessione. Tra le sue passioni, Rumiyah, la rivista dell’Isis che tradotta significa in arabo proprio Roma, chiaro riferimento alla conquista della cristianità. Halili aveva preso per verità assoluta il discorso di Al Adnani, il quale invitava a uccidere tutti gli infedeli con qualunque mezzo. In assenza di un proiettile o di una bomba anche pietre, coltelli o ancora camion o altri mezzi. “Investiteli con l’auto o strangolateli”, diceva il suo ‘maestro’. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“ELMAHDI HALILI? DOVEVAMO INTERVENIRE”

Non c’era più tempo da perdere: l’italo marocchino 23enne, Elmahdi Halili, doveva essere assolutamente fermato prima che potesse compiere una strage. Si apprende questo dalle parole del questore di Torino, Francesco Messina e del capo della Digos Carlo Ambra che hanno provveduto all’arresto del giovane accusato di “partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico”. Come riporta Il Fatto Quotidiano, il ragazzo era diventato un vero e proprio reclutatore di lupi solitari oltre che aspirante attentatore dell’Isis. Aveva intenzione di agire armato di coltello o con un camion, proprio come nella recente tradizione degli attacchi terroristici degli ultimi tempi. “Era il momento di intervenire. Non potevamo permetterci che individuasse l’obiettivo da colpire. Si sono configurati gli elementi per un’azione immediata”, hanno commentato questore e capo della Digos. Il giovane ha scatenato tutta la sua rabbia contro le forze dell’ordine al momento dell’arresto, definendo i suoi uomini “tiranni”. Nel mirino degli inquirenti la propaganda che Halili aveva compiuto anche tramite piattaforme social. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PROGETTAVA ATTENTATI CON CAMION

Secondo il questore di Torino, Francesco Messina, l’intervento per bloccare l’alta pericolosità di Elmahdi Halili si è reso necessario anche per alcuni dati che avevano scoperto negli ultimi mesi di indagini: non solo era alla ricerca di lupi solitari ma stava progettando attentati con il metodo odioso dei camion sulla folla. Al momento dell’arresto, il 23enne di origini marocchine ha urlato ai poliziotti, «Tiranni! Vado in prigione a testa alta», riporta sempre il Questore nella conferenza stampa tenutasi dopo mezzogiorno a Torino. Nel dettaglio di quanto aveva creato nel giro di pochi anni da “esperto di terrorismo” si è scoperto che Halili aveva ideato e messo in pratica una piattaforma social con tre diverse “playlist” che raccoglievano i messaggio più importanti del braccio destro di Al Baghdadi, il capo della propaganda e portavoce dell’Isis Abu Mohammed Al Adnani. In sostanza, in Italia il 23enne oggi arrestato aveva tentato di portare comunque avanti l’opera di propaganda islamista dopo la morte del n.2 dell’Isis ucciso ad Aleppo nel 2016. Nell’inchiesta torinese sono coinvolti anche alcuni italiani convertiti all’Islam, oltre a cittadini di origine straniera: l’accusa per loro è campagna di radicalizzazione e proselitismo sul web delle reti fondamentaliste. (agg. di Niccolò Magnani)

“CERCAVA LUPI SOLITARI”

Nella conferenza stampa della Procura di Torino è stato spiegato come Elmahdi Halili fosse un pericolo pubblico ormai per l’intera nazione dato che «identificava e contattava soggetti che potessero agire come lupi solitari», spiega il procuratore torinese in coordinamento con l’Antiterrorismo e la Digos. Il 23enne arrestato di origini italo-marocchine, «faceva azione di proselitismo e in alcuni casi li ha anche incontrati, italiani convertiti, ghanesi, marocchini, spesso già noti alle forze dell’ordine». Secondo il grado di pericolosità che ormai aveva raggiunto il giovane terrorista, è stato disposto di fermare sul nascere il pericolo attentati ed è per questo che si è scelto di intervenire immediatamente: «Non potevamo permetterci che individuasse l’obiettivo da colpire. Si sono configurati gli elementi per un’azione immediata», spiega il procuratore che ha confermato l’arresto e la misura cautelare contro Halili. (agg. di Niccolò Magnani)

MINNITI: “LO STATO ISLAMICO È IN EUROPA”

Un blitz avvenuto nelle scorse ore ha portato all’arresto di Elmahdi Halil, 23enne italo-marocchino, accusato di essere un militante dell’Isis, e di diffondere la propaganda dello Stato Islamico. Si fanno sempre più frequenti i fermi e gli arresti di terroristi o presunti tali, sia in Italia, quanto in altre nazioni europee. Una minaccia reale e concreta, come ha sottolineato il Ministro dell’Interno uscente, Marco Minniti, ai microfoni del quotidiano La Stampa. Il politico tiene a sottolineare che l’Isis si trova nel cuore dell’Europa, e non è più rilegato solo in Siria o comunque nel Medio Oriente: «Grazie a un’indagine svolta da personale super-specializzato – le parole di Minniti – siamo stati capaci di penetrare un ‘cuore di tenebra’. Lì veniva utilizzato il vocabolario tipico dell’Isis e di Al Adnani, il ministro della propaganda del Califfato. L’elemento di novità assoluta è che tutto questo avviene qui, non a Dacca o nei territori dell’Isis. Nel cuore dell’Europa». Secondo l’ormai ex Ministro, l’Isis continua ad essere un pericolo costante per l’occidente, anche se sono cadute Raqqa e Mosul, una situazione che di fatto rischia di scatenare ancora di più l’odio nei nostri confronti. Infine, Minniti manda un messaggio al governo che verrà: «Continui con le espulsioni contro i radicalizzati». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ARRESTATO UN 23ENNE AFFILIATO ALL’ISIS

Nelle scorse ore è stato arrestato a Torino un ragazzo 23enne di origini italo-marocchine. L’accusa nei suoi confronti è quella di «partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico», ovvero, di essere un affiliato dell’Isis. Elmahdi Halil, il nome del militante fermato dalla Polizia, era già noto alle forze dell’ordine visto che tre anni fa, nel 2015, era stato condannato per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, dopo aver pubblicato sul web alcuni documenti inerenti l’Isis. La condanna non ha però fermato Halil, che anzi, ha proseguito la sua opera di auto indottrinamento, divenendo sempre più un fanatico dello Stato Islamico. Gli inquirenti lo accusano di aver svolto una campagna di radicalizzazione e proselitismo sul web, e al suo arresto sono giunti dopo aver eseguito tredici perquisizioni a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia.

IL SUO INDOTTRINAMETO FANATICO

Elmahdi Halili creò nel 2016 un sito web dopo l’uccisione del capo della propaganda e portavoce dell’Isis Abu Mohammed Al Adnani, pubblicando i file audio contenenti i messaggi più importanti proprio di Al Adnani, fra cui quello in cui si dava l’ordine ai vari affiliati Isis in Europa di scatenare l’inferno nei confronti degli infedeli dell’occidente. Come dicevamo, le indagini sono iniziate nel 2015, dopo la condanna, periodo in cui il giovane italo-marocchino ha proseguito i propri “studi”, e nel suo computer è stato trovato moltissimo materiale riguardante l’Isis, compresi messaggi e filmati di propaganda, video riguardanti i combattenti in Siria e in Iraq, nonché le brutali esecuzioni avvenute in questi anni. Elmahdi Halil considerava Al Adnani e Anwar Al Awlaki, il “Bin Laden di internet”, come dei veri e propri padri spirituali, le cui indicazioni andavano seguite alla lettera.