Emergono ulteriori dettagli in merito a quanto avvenuto al Santuario di Pompei nei giorni scorsi, quando un giovane algerino si è schiantato contro le barriere di protezione antiterroristiche con un’auto rubata prima di darsi alla fuga. Come riporta TgCom24, i carabinieri lo avrebbero bloccato proprio mentre tentava di nascondersi su un bus. Durante l’udienza del processo per direttissima, il 22enne ha recitato una sorta di litania in arabo ammettendo di aver assunto sostanze stupefacenti e di aver commesso il gesto per sentirsi più vicino ad Allah. Ha poi mentito alle forze dell’ordine in merito al suo indirizzo di residenza conducendolo in una abitazione e sussurrando in arabo alla persona trovata di confermare la sua versione, smascherato grazie alla presenza di un interprete. La Panda con la quale si era lanciato contro il Santuario di Pompei, era stata rubata lo scorso lunedì a Terzigno, nel Vesuviano. Nonostante sia stato arrestato per furto d’auto e false dichiarazioni, nella sentenza del giudice monocratico di Torre Annunziata si legge anche dell’altro poiché, il suo gesto, avrebbe evocato “attentati terroristici” facendo così scattare l’allarme in un periodo già particolarmente teso sul piano allerta attentati. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



GIUDICE “PERICOLO CONCRETO”

E’ stata sventata una vera e propria strage oggi a Pompei, dove un giovane algerino 22enne, Othman Jridi, si è schiantato in auto contro le fioriere di cemento messe a protezione della Basilica del Santuario proprio per evitare eventuali attacchi terroristici. La giustificazione del giovane lascia interdetti, come riporta Il Giornale nell’edizione online: “L’ho fatto per potermi avvicinare ad Allah”. L’uomo era già stato espulso dal questore di Cagliari dopo essere stato cacciato in precedenza dalla Francia dunque non sarebbe neppure dovuto essere in Italia, ma ciò che allarma è il fatto che abbia potuto agire indisturbato rischiando seriamente di poter realizzare una strage. Già processato è stato condannato a 2 anni e mezzo di reclusione da scontare in carcere e non ai domiciliari come invece previsto dalla legge per condanni inferiori ai tre anni. Nell’emettere la sua condanna, il giudice di Torre Annunziata ha tenuto contro anche dell’estrema pericolosità del suo gesto avvenuto dopo aver rubato la vettura e fatto uso di stupefacenti, lanciandosi poi sulla folla di fedeli. Per lo stesso giudice, dunque, potrebbe esserci “il concreto ed attuale pericolo che l’imputato commetta altri” attacchi terroristici come quello compiuto al santuario di Pompei. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ATTACCO AL SANTUARIO DI POMPEI

Falso allarme terrorismo avvenuto nella giornata di lunedì in quel di Pompei, nota cittadina della Campania. Un algerino di 22 anni ha seminato il panico fra la gente, senza però causare vittime ne feriti. Il magrebino, come raccontano gli inquirenti, ha rubato un auto, e si è poi lanciato contro la Basilica del Santuario di Pompei, uno dei santuari mariani più importanti e visitati in Italia. Fortunatamente la corsa dell’algerino, che non si sa bene che intenzioni avesse, si è bloccata contro le fioriere messe appositamente per proteggere l’edificio in questione. Il malvivente era stato espulso dalla Francia e si era quindi rifugiato in Italia. Nel nostro paese era stato a sua volta espulso dal Questore di Cagliari, senza però mai lasciare la penisola. Lunedì l’arresto per quanto descritto sopra.



“VOLEVO STARE PIU’ VICINO AD ALLAH”

Il 22enne è stato processato con rito direttissimo per furto d’auto e false dichiarazioni, ed è stato di conseguenza condannato a due anni e mezzo di reclusione. Stando a quanto spiegano le forze dell’ordine, il giovane, in occasione dell’udienza di convalida, ha spiegato: «di non essere in condizione di sapere perché avesse compiuto quel gesto se non per sentirsi più vicino ad Allah, il che gli sarebbe stato reso più facile dall’assunzione di un farmaco». Non si sa di quale farmaco stia parlando, ma potrebbe trattarsi della morfina, o di qualcosa di simile, che allevia il dolore e annebbia la vista. Inoltre, «L’arrestato, nel corso dell’udienza, ha continuamente emesso suoni labiali e recitato una litania araba in nome di Allah». Una vicenda che si è conclusa fortunatamente solo con tanto spavento e nessuna vittima.