Un malore appena finita la sua omelia quotidiana: è così che è morto don Primo Mazzolari, il 12 aprile del 1959, una delle più importanti figure del cattolicesimo italiano del 900. Anticipatore di molti temi del Concilio Vaticano II e in un certo senso della teologia di papa Francesco come il dialogo con i lontani, la Chiesa dei poveri, la distinzione tra errore ed erranti, fu una figura profetica e anche un coraggioso oppositore del fascismo, denunciato per essersi rifiutato di cantare il Te Deum dopo un tentativo di attentato a Mussolini e durante la guerra si distinse per aver salvato la vita ad ebrei e antifascisti. Un anno prima di morire, il giovedì Santo del 3 aprile 1958, tenne una delle sue omelie più profonde e più note, passata alla storia, nella chiesa di cui era parroco a Bozzolo. Il contenuto era un’ardita rivisitazione della figura di Giuda, il cui tradimento a Gesù viene ricordato proprio nel giovedì santo. Da sempre, fin dagli scritti degli apostoli, considerato il traditore per eccellenza nella storia, la figura peggiore che si possa immaginare, don Mazzolari osò rileggere questo personaggio. “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda” furono le parole che pronunciò, spiegando che lui non si vergognava di considerarlo un fratello perché anche lui, disse, aveva tradito il Signore molte volte. E’ il linguaggio del Signore, spiegò: “Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello”.
IL MISTERO DEL MALE E LA LIBERAZIONE
Nessuno conosce il mistero del male, continuò, “Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato?”. Ecco perché siamo fratelli di Giuda in questa comune miseria”. Il vangelo spiega come mai Giuda diventò un traditore di Gesù, continuò don Primo: Satana l’ha occupato. Ma Giuda ebbe un gesto di grandezza umana quando capisce che i soldi non valgono la persona di Gesù e li ributta in faccia ai suoi nemici. Ma il suo più grande peccato, conclude il sacerdote, non fu quello di tradire Gesù, ma quello di disperare: “Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui”. Io non giudico, io non condanna, stasera pregherò anche per lui, chiedendo come grazia pasquale di chiamarmi amico: “La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici”.