Sono stati presi dopo alcune rapine alle sale slot di Torino e dopo il tentato omicidio del titolare nel febbraio 2017: si chiamano Giuseppe Argento (64 anni) e Salvatore Scivoli, 66enne, accusati entrambi di tentato omicidio e rapina aggravata. Secondo l’accusa, la mente del “gruppo” è il secondo e con il complice avrebbero tentato di portare via l’incasso ad un proprietario di due sale giochi a Torino, sparando anche alcuni colpi di pistola che per fortuna non hanno ferito mortalmente il titolare. La Mobile torinese ha messo a segno un buon colpo stamattina con l’arresto dei due, con firmato già l’ordine di misura cautelare del gip di Torino: secondo la ricostruzione fatta dal pm Stefano Castellani, lo scorso 6 febbraio 2017 il titolare delle sale slot era stato aggredito da una coppia di rapinatori mascherati mentre depositava l’incasso di 24mila euro in uno sportello bancario. A quel punto, la reazione e l’inseguimento dietro i due malviventi per provare a recuperare il maltolto, ma durante lo scambio di una vettura per poter fuggire uno dei due rapinatori ha sparato all’auto del titolare colpendo il parabrezza e per fortuna non sfiorando il corpo della vittima. «L’uomo non ha desistito e, tenendosi in contatto con il 112, ha continuato la marcia fino a quando non è stato seminato, all’imbocco della tangenziale sud», spiega l’Ansa.



LA PRESUNTA “CONVERSIONE” ALLE BRIGATE ROSSE

Oggi la svolta dopo mesi di indagini e la ricostruzione della Procura: in casa di Argento hanno trovato anche la Beretta calibro 7.65 con la matricola abrasa usata per il colpo. L’episodio però non avrebbe connotazioni eversive, anche se il sospetto rimane visto il personaggio coinvolto: Scivoli infatti era noto alle forze dell’ordine visto che è stato un sospettato ex fiancheggiatore delle Brigate Rosse anni fa. Originario di Nichelino (Torino), pregiudicato, avviò il suo percorso di politicizzazione negli anni Ottanta verso la fine degli Anni di Piombo mentre si trovava detenuto nel carcere sardo di Nuoro. « Liberato nel 1995, fu arrestato nel 2007 nell’inchiesta della procura di Milano sul Partito Comunista politico-militare (le cosiddette “nuove Br”)», rilancia l’Ansa riportando le ultime notizie sulla rapina torinese. L’accusa era quella di aver procurato armi al gruppo brigatista sfruttando la sua conoscenza nel mondo della criminalità organizzata. Nel 2012 però la Cassazione lo ha assolto da ogni accusa e in via definitiva dal reato di concorso esterno in banda armata: ora però i nuovi guai assieme al complice Argento che dovranno essere affrontati ed eventualmente confermati in sede processuali.

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