Il caffè provoca il cancro? E’ questo il quesito che si pongono milioni di consumatori dopo la notizia secondo cui il caffè potrebbe essere nocivo per la salute. Il tam-tam mediatico ha messo sotto i riflettori la sentenza di un giudice californiano, che inevitabilmente ha creato grande allarmismo tra i consumatori. L’industria del caffè si è subito schierata sulla difensiva, affermando che le sostanze chimiche presenti nella bevanda non sarebbero tali da rappresentare un pericolo per la salute. Il giudice californiano ha replicato alle argomentazioni delle aziende, chiarendo la sua sentenza: “Mentre l’associazione ha evidenziato che il consumo di caffè potrebbe aumentare il rischio di danni al feto, ai neonati, ai bambini e agli adulti, gli esperti medici ed epidemiologici degli imputati hanno dichiarato di non avere alcuna opinione sulla causa”.
La notizia clamorosa
Dopo la notizia che il caffè potrebbe provocare il cancro, subito si è diffuso allarmismo tra i milioni di consumatori che ogni giorno non rinunciano ad una o più tazzine della bevanda finita sotto accusa. Bisogna evitare però di drammatizzare, come spesso accade in questi casi, l’intera questione. Il giudice della Corte superiore di Los Angeles che ha sentenziato che i produttori di caffè dovrebbero informare i consumatori della presenza di una sostanza “potenzialmente” cancerogena, ovvero l’acrilammide, può essere ancora smentito. Siamo infatti in presenza di una sentenza non definitiva, come sottolinea Abc News, con gli imputati che dispongono ancora di un paio di settimane per contestare la sentenza e presentare eventualmente ricorso in appello. A questa decisione, inoltre, il giudice è arrivato perché l’associazione no profit Council for Education and Research on Toxics, a differenza dei grandi produttori di caffé, “ha evidenziato che il consumo di caffè potrebbe aumentare il rischio di danni al feto, ai neonati, ai bambini e agli adulti”, mentre “gli esperti medici ed epidemiologici degli imputati hanno dichiarato di non avere alcuna opinione sulla causa”. Bisogna sempre ricordare, dunque, che la comunità scientifica nonostante le decine di studi al riguardo, ancora non ha sciolto le riserve sugli effetti del consumo di caffè sulla salute umana. (agg. di Dario D’Angelo)
Caffé cancerogeno? Tace Starbucks
Il caffè è nocivo? Questo è ciò che si apprende nelle ultime ore dopo uno studio del National Cancer Institute che riferisce dettagli sulle temperature che servono per la torrefazione potrebbero accrescere lo sviluppo di acrilammide, una sostanza potenzialmente dannosa che potrebbe provocare il cancro. A questo punto un giudice ha deliberato l’obbligo di etichetta mentre l’associazione produttori ha affermato: “Fuorviante, il caffè fa parte di uno stile di vita salutare”. Tace invece Starbucks: sta preparando una contromossa? Le indicazioni, oltre che sui pacchetti di sigarette potrebbero trovarsi a breve anche sulle confezioni di caffè con la dicitura: “contiene sostanze che possono nuocere alla salute e provocare anche il cancro”. Ecco perchè in California un giudice ha stabilito l’obbligo di apporre una sua etichetta con delle indicazioni che presto potrebbero senza ombra di dubbio sollevare polemiche e dibattiti senza fine. Secondo ciò che afferma l’Nci, proprio l’acrilamide sarebbe la principale sostanza che dovrebbe fare suonare il campanello d’allarme. Tale sostanza però è presente anche nelle patatine fritte, in alcuni biscotti, cracker e salatini.
Caffè dannoso? L’ultimo studio shock
Caffè potenzialmente dannoso? L’Nci ha raccomandato di ridurre il tempo di cottura proprio per diminuire il contenuto di acrilamide nei cibi “imputati”. Nel frattempo il National Coffee Association, ha diramato un comunicato stampa ufficiale in cui evidenzia come le etichette possano ingannare i consumatori in quanto “secondo le direttive guida dietetiche del governo americano il caffè fa parte di uno stile di vita salutare”. Ed intanto questi primi dibattiti hanno fatto trincerare nel silenzio Howard Shultz, patron di Starbucks, la più grande catena di caffetterie del mondo. Vista l’attuale sentenza non ancora definitiva, la speranza è quella di non vedere mai apparire le scritte sopraindicate come una certezza. Le aziende infatti, hanno tempo fino al 10 aprile per ricorrere in appello. È incredibile scoprire come solo ieri, si parlava del caffè in altri termini. Secondo un recente studio brasiliano, condotto presso l’University of Sao Paulo’s School of Public Health e pubblicato sul Journal of the American Heart Association, il caffè sarebbe in grado di evitare l’ostruzione delle arterie diminuendo il rischio infarto. Tre tazzine al giorno farebbero solo bene e sarebbero in grado – in base a un altro studio – di proteggere anche dalla demenza senile. Quale è la verità?