Dopo la notizia dell’arresto di Giuseppe Santoleri e di suo figlio Simone, accusati di aver ucciso Renata Rapposelli e di aver provato a occultarne il cadavere, emergono nuovi dettagli su quali sono stati gli elementi che hanno portato al fermo dei due uomini e al procuratore competente a ravvisare indizi di colpevolezza tali da dichiararne il fermo con l’accusa di omicidio volontario. Oltre alla nota intervista rilasciata in tv da Simone che ha contribuito a incastrarlo, filtra da ambienti vicina alla Procura anche come sia stata importante la testimonianza di una persona che, nel giorno in cui la pittrice è scomparsa, ha sentito alle ore 16.30 il figlio inveire contro la madre, tornata a Giulianova per parlare con il suo oramai ex consorte. “Dopo tanti anni sei venuta a riprendere tutto quello che era tuo (il padre, NdR)” (la Rapposelli pretendeva di avere i 3000 euro per il mantenimento che le spettavano) avrebbe detto Simone alla donna, prima che si consumasse il delitto, commesso presumibilmente tra le 15 di quel 9 ottobre e l’una di notte. Questa testimonianza sconfesserebbe insomma la versione fornita sempre dai due, ovvero che in quei momenti la donna non si trovava da loro a Giulianova ma che fosse già rientrata a Loreto. (agg. di R. G. Flore)



VIDEO, “IL CORPO NASCOSTO DUE GIORNI NELL’AUTO”

La svolta arrivata questa mattina in uno dei “gialli” più mediatizzati degli ultimi tempi ha contribuito a delineare con sempre maggiore chiarezza i dettagli della morte di Renata Rapposelli, per il cui omicidio sono stati fermati Simone e Giuseppe Santoleri, rispettivamente figlio e marito della vittima. L’ordinanza firmata dal Gip di Ancona che ha ravvisato gravi indizi di colpevolezza ai danni dei due uomini segna ora il passaggio del fascicolo alla Procura di Teramo, ma sin da ora è stato possibile ricostruire quale sia stato il possibile movente del crimine e la dinamica: come era stato ipotizzato in precedenza, tutto sarebbe nato dalla richiesta della Rapposelli di circa 3000 euro, spettanti a lei di diritto quale somma per il mantenimento. Nella ricostruzione del pm Irene Bilotta, procuratore facente capo della procura dorica, ka pittrice anconetana invece sarebbe stata uccisa nella loro casa il giorno stesso della scomparsa e successivamente caricata nel bagagliaio della Fiat Seicento di famiglia. Lì, nascosta grazie a dei sacchetti dell’immondizia tenuti assieme da del nastro adesivo, vi è rimasta per due giorni, ovvero il 12 ottobre scorso, prima che la stessa vettura fosse avvistata (grazie a delle telecamere sulla Statale Adriatica) durante il tragitto che l’ha portata a Chienti, dove il corpo è stato abbandonato. (agg. di R. G. Flore)



IL LAPSUS IN DIRETTA TELEVISIVA DEL FIGLIO

L’arresto del figlio e dell’ex marito di Renata ha fatto clamore nel Maceratese, e ben di più l’osservazione già emersa nel corso delle indagini fatta dalla Procura di Ancona dopo le misure cautelari imposte a Simone e Giuseppe Santoleri: durante la trasmissione “Chi l’ha visto”, il figlio della Rapposelli 14 giorni prima del ritrovamento del corpo ucciso nel fiume Chienti aveva ripetutamente sbagliato nel raccontare la sua versione dei fatti dopo la scomparsa della madre. In diretta tv disse che aveva chiamato più volte i carabinieri di Chienti, sbagliando il nome visto che si trattava dei militari di Cingoli; proprio l’errore ha fatto insospettire il tutto dopo che la Rapposelli è stata ritrovata proprio nel fiume Chienti. Un lapsus che ora con l’arresto sembra esser stato decisivo tanto quanto i filmati nel indiziare fortemente ex marito e soprattutto figlio di Renata. «Ad un certo punto Simone si rende conto del lapsus e si corregge: “Non so perché mi viene da dire Chienti…»”, racconta questa mattina la Stampa, ricordano quel bizzarro comportamento tenuto in diretta tv. (agg. di Niccolò Magnani)



FILMATI TELECAMERE DECISIVI

C’è una importante svolta nell’inchiesta per l’omicidio di Renata Rapposelli, la pittrice trovata morta il 9 ottobre scorso nelle campagne di Tolentino, vicino Macerata. Alle 6.30 di oggi, martedì 6 marzo 2018, sono stati arrestati il figlio Simone e l’ex marito Giuseppe Santoleri nella loro abitazione di Giulianova Lido, in provincia di Teramo. Lo ha confermato il loro legale. Entrambi sono ora accusati di concorso in omicidio volontario e soppressione di cadavere, secondo quanto riportato da Repubblica. Il figlio e l’ex marito della pittrice di Ancona sono stati trasferiti nel carcere di Castrogno a Teramo, in Abruzzo. Il procedimento è stato assegnato per competenza, secondo quanto ha fatto sapere l’avvocato, dal gip del tribunale di Ancona a quello di Teramo. I due arresti sono avvenuti dopo una lunga serie di accertamenti sul luogo del ritrovamento del cadavere di Renata Rapposelli, sulle auto, sui computer e telefoni dei due uomini.

OMICIDIO RENATA RAPPOSELLI, ARRESTATI GIUSEPPE E SIMONE SANTOLERI

Maggiori dettagli sull’arresto di Giuseppe e Simone Santoleri verranno forniti dalla Procura di Ancona alle 11. Stando a quanto riportato da Il Resto del Carlino, sarebbero pesanti gli indizi che sono stati raccolti nei loro confronti in questi mesi. Decisivi soprattutto i filmati delle telecamere in una stazione di servizio sulla SS 77 Valdichienti e all’altezza della rotatoria di Porto Sant’Elpidio: giorni dopo la scomparsa di Renata Rapposelli venne ripresa proprio la famigerata Fiat 600 con cui, secondo gli inquirenti, sarebbe stata trasportata Renata. Non è mai stato stabilito però se la pittrice sia arrivata viva sul Chienti o se sia stata uccisa a Giulianova, ma gli inquirenti sarebbero certi del fatto che il racconto reso dai Santoleri sul viaggio verso Loreto non solo non era verosimile, ma è stato anche smentito da testimonianze e circostanze. Importante anche il lavoro del Ris che ha riscontrato la compatibilità del terriccio ritrovato sotto l’auto dei Santoleri con quello prelevato sul greto del Chienti.