Mafia, sequestro da 120 milioni di euro al re della fibra ottica. Piazzati i sigilli all’impero economico di Calogero Romano, imprenditore colluso con la criminalità organizzata. Affari Italia riporta i beni sequestrati al siciliano: dai complessi aziendali alle decine di immobili, passando per le disponibilità finanziarie da oltre 120 milioni di euro. L’imprenditore di Racalmuto, stesso paese di Leonardo Sciascia, nella sua galassia vanta la Program group racing engineering srl, proprietaria dell’Autodromo internazionale Valle dei Templi di Racalmuto, e la Beton 640 società unipersonale srl, tra le società specializzate nella posa di cavi elettrici e telefonici. Il provvedimento delle forze dell’ordine è relativo a dieci aziende, due individuali e otto di società, comprendendo inoltre automezzi, sedici rapporti bancari e centodiciannove immobili. Secondo le indagini, le attività imprenditoriali di Calogero Romano sono riconducili ai rapporti di connivenza dallo stesso intrattenuti con esponenti di spicco della sezione di Agrigento di Cosa Nostra. (Agg. Massimo Balsamo)



SEQUESTO DA 120 MILIONI A RE FIBRA OTTICA

Calogero Romano, titolare di aziende che operano nel campo delle telecomunicazioni e della fibra ottica, è finito nel mirino della Procura di Palermo, che lo accusa di essere stato in affari con Cosa Nostra. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per un valore di oltre 120 milioni di euro all’imprenditore agrigentino, attivo anche nel settore edile e proprietario di un autodromo. Le indagini hanno permesso di ricondurre il successo delle iniziative di Romano ai rapporti di connivenza intrattenuti per circa vent’anni con esponenti di spicco della mafia agrigentina. Come riportato da Tgcom24, Nel 2016 era stato condannato dal Tribunale di Agrigento a sei anni e sei mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa per aver fornito un contributo “al rafforzamento di Cosa Nostra, pur non facendone parte”, fino a quando il mafioso Ignazio Gagliardo, suo principale riferimento, non cominciò a collaborare con la giustizia.



MAFIA AD AGRIGENTO, SEQUESTRO BENI PER CALOGERO ROMANO

È stato il pentito Maurizio Di Gati a svelare il patto tra Calogero Romano e le famiglie di Cosa Nostra. «Si mise a disposizione per assumere personale indicato da noi. Gli accordi erano che saremmo stati soci occulti, sia nella ditta di fili elettrici sia nella società che doveva realizzare l’autodromo a Racalmuto. E avremmo diviso i guadagni». La Guardia di Finanza è convinta di aver trovato riscontri alle accuse: è emerso un buco di quattro milioni di euro di cui non si conosce l’origine e che potrebbe essere la somma versata dai soci mafiosi. Con il consenso di Giuseppe Falsone, il boss di Campobello di Licata, considerato in passato il capo di Cosa Nostra agrigentina, Romano ha fornito ad aziende riconducibili a due esponenti della famiglia mafiosa di Canicattì il calcestruzzo per i lavori di costruzione di un centro commerciale tra le città di Agrigento e Caltanissetta. L’attività dei finanziari ha permesso di accertare che per l’edificazione del centro commerciale Romano ha fatto ricorso sistematico a fatturazioni false di forniture di calcestruzzo per raccogliere “fondi neri” per il sostentamento della famiglia mafiosa di Canicattì. Come riportato da Tgcom24, sotto sequestro sono finiti beni che comprendono dieci aziende, decine di automezzi, sedici rapporti bancari e 119 immobili tra terreni e abitazioni, oltre che un autodromo.

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