Io so che la saggezza che si acquisisce con l’età è un valore e una risorsa. Adoro il papa quando ci ricorda che gli anziani vanno rispettati stimati e ascoltati. Capisco che la memoria ce la tramandano i vecchi, e sono grata che ci sappiano testimoniare un’energia, un impegno, una capacità di sacrificio  che ci sono sconosciuti. Credo che si debbano raccogliere le loro storie, farci raccontare la Storia, imparare la loro tenerezza e la sprezzatura con cui guardano il mondo, dall’alto della loro esperienza. 



Però, chiedo una moral suasion sulla presenza dei grandi vecchi nel dibattito politico sociale culturale eccetera del nostro paese. Viva i nonni, affidiamogli i ragazzini, che da padri e madri hanno ricevuto ben poco. Ma di pontefici ce ne basta uno solo, scelto per di più da Gesù Cristo, non dai direttori di giornali. State pensando a Scalfari. Anche. O a Napolitano. Anche. E con loro una sfilza di ex politici, ex direttori, ex manager, per non dire chi ex non lo è mai, che non riescono a smettere di dire la loro, su tutto e tutti, spaziando dalla teologia al governo ideale, dall’interpretazione degli avvenimenti di cronaca alla bioetica, e mai che parlino di cataratta o di sigari toscani, di torte alle mele. 



Macché, scrivono lettere, editoriali, si offrono ad ogni intervista, e pontificano, sbattendoti in faccia la supposta superiorità morale che verrebbe in dono con l’avanzar dell’età. Dipende. Conosco vecchi acidi, cinici, tirchi d’animo e di tasca, annoiati, arrabbiati. Vecchi che non sanno invecchiare, o sono invecchiati male, e sprizzano astio e livore, senza alcun senso d’umiltà. Mica tutti sono dei Seneca. Perché abbiamo sempre bisogno di guru, di inchini alle barbe bianche residue, anche da parte di chi la barba ce l’ha già grigia di suo? Sforziamoci di pensare qualcosa, di avere un po’ di slancio, di cercare voci sotto gli ottanta, per ragionare sulla realtà. Ci sono, solo la pigrizia diffusa ci piega a ricorrere sempre e soltanto ai presunti saggi da consulto rapido. Che poi non si accorgono neppure di essere usati, di far la parte disegnata per loro, paghi di quel po’ di immagine cui sono stati attaccati tutta la vita, e che manca loro come i denti e lo scatto di gambe. 



Stamattina leggo su Il Fatto Quotidiano Celentano che dà consigli a Renzi, cui danno consigli tutti, salvo invitarlo contemporaneamente a sparire dalla scena. Il molleggiato ha smesso di pontificare in tv, e solo raramente salva la patria con un sermone a mezzo stampa. Quando l’Italia è in pericolo, a parer suo, anche se il paese non pare in stato d’allarme atomico. Termina con un memento sugli scenari drammatici che attendono il paese se l’ex segretario Pd non va subito a inchinarsi a Di Maio, per un governo che gli italiani non vogliono, o avrebbero votato in altro modo. C’è da toccar ferro. 

Sul Corriere don Mazzi spara a tutto tondo sul Vaticano e sulle persone che gli sono state affidate in cura, e che non ha saputo curare. Anche se si tratta di Fabrizio Corona sarebbe stato non caritatevole, ma elegante non farne il nome. E sul Vaticano, che è da bruciare, e sui sacramenti, che possiamo modificare a piacere, dato che la Chiesa e la fede sono due cose diverse, così dice. A domande risponde, e le domande vanno a parare sempre sui soliti temi, ma questo un sacerdote accorto lo deve capire, e negarsi. Mi aspettavo su altra testata che Patty Pravo, nel giorno del suo 70esimo compleanno, ci desse qualche lezione di parità tra i sessi, commentasse il prossimo Def, o attaccasse la politica estera di Trump, ma niente. L’ineffabile ragazza del Piper ha fatto solo sapere di sentirsi una persona normale.