Finalmente è arrivato il grande giorno, quello della presenza di Mark Zuckerberg, il capo di Facebook, al Senato. Il numero uno del noto social network era chiamato a rispondere alle accuse di violazione della privacy dopo quanto accaduto con la società Cambridge Analytica, e l’utilizzo dei dati di 87 milioni di utenti per scopi politici. Mark, presentatosi in giacca e cravatta davanti ai senatori e ad una schiera di fotografi, ha deciso di prendersi interamente le colpe di quanto accaduto: «Non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti venissero usati anche per fare danni – non si nasconde – ciò vale per fake news, per le interferenze straniere nelle elezioni e i discorsi di incitamento all’odio, così come per la privacy. Non avevamo una visione abbastanza ampia della nostra responsabilità, e questo è stato un grosso errore. È stato un mio errore, e mi dispiace. Ho creato Facebook, lo gestisco e sono responsabile di ciò che accade qui». Ben 44 senatori presenti in aula hanno posto domande all’imprenditore della Silicon Valley, come ad esempio Dianne Feinstein, democratica ed ex sindaco di San Francisco, che è stata decisamente tagliente: «Come mai, se eravate a conoscenza fin dal 2015 del problema, non avete fatto nulla?».
MARK ZUCKERBERG NON CONVINCE
In questo caso la replica di Mark non è delle più precise, ma piuttosto sul vago: «Sappiamo che Cambridge Analytica potrebbe aver raggiunto 87 milioni di persone. Ci vorrà del tempo ma andremo fino in fondo e ci assicureremo che non accada con altre app». Molto simile la questione sollevata dal senatore Bill Nelson: «Come mai nel 2015, quando avete capito che Cambridge Analytica era entrata in possesso di quelle informazioni, non avete avvertito gli 87 milioni di utenti?», e Mark ha replicato dicendo di aver chiesto di cancellare i dati, e di essersi fidato che ciò fosse accaduto. Quindi Zuckerberg, assicura: «Stiamo monitorando molto meglio le elezioni in tutto il mondo. Entro fine anno avremo 20 mila persone dedicate solo alla sicurezza. Abbiamo chiuso 470 account fasulli legati al Cremlino negli Usa e oltre 200 in giro per il mondo». In sostanza il discorso di Zuckerberg non ha comunque convinto, sia perché si è preso per intero le colpe, sia perché spesso e volentieri le sue risposte sono state molto sul vago, facendo chiaramente capire quanto Facebook abbia sottovalutato la questione Cambridge Analytica, e non abbia forse appreso in concreto il problema.