«I preti siano più miti, semplice, equilibrati e la smettano di essere invasati»: ad usare questi toni non è un arcigno anti-clericale ma nientemeno che Papa Francesco nella Santa Messa tenuta in San Pietro davanti ai 550 Missionari della Misericordia, un ministero istituto dal Santo Padre durante il Giubileo Straordinario della Misericordia del 2016. Hanno il particolare compito di rimettere in peccati, anche quelli gravissimi di solito riservati solo alla Sede Apostolica: ebbene, nella raccomandazione e nell’invito a rinnovare il significato profondo di quel ministero, Papa Francesco avverte i Missionari di essere il più umile e semplice possibile, facendo attenzione a non trasformarsi «in preti invasati, quasi che si fosse depositari di un qualche carisma straordinario». Per il Santo Padre, nella lunga omelia a sostegno dei sacerdoti Missionari della Misericordia (in mattinata si è poi dilungato nell’importante discorso nella Sala Regia con questa premessa assai netta, «benvenuti, grazie, e spero che coloro che sono stati nominati vescovi non abbiano perso la capacità di “misericordiare”. Questo è importante») il messaggio da mandare è chiaro e riflette il significato più profondo e radicato del Vangelo: «Gesù ci ricorda che chi è chiamato a dare testimonianza della Risurrezione di Cristo deve lui stesso, in prima persona, “nascere dall’alto”». Secondo Francesco però quello di cui c’è davvero bisogno sono preti normali, «semplici, miti, equilibrati, capaci di lasciarsi costantemente rigenerare dallo Spirito, docili alla sua forza, interiormente liberi – anzitutto da sé stessi – perché mossi dal “vento” dello Spirito che soffia dove vuole».



LA MISERICORDIA SUPERA IL MALIGNO

Secondo la legge d’amore di Gesù il “nascere dall’alto” significa fare come Lui, ovvero farsi più umile e piccolo di tutti per poter salvare l’umanità altrimenti a rischio di corruzione e maligno: per questo Papa Francesco ammonisce i presenti e spiega loro come la vera Logica di Dio è la Logica della Grazia, «della misericordia, per cui chi diventa piccolo è grande, chi diventa ultimo è primo, chi si riconosce malato viene guarito. Questo significa lasciare veramente il primato al Padre, a Gesù e allo Spirito Santo nella nostra vita». Nella omelia del Papa e nel discorso in udienza poco prima, il punto centrale ulteriore è stabilito da quella importante indicazione e attenzione da tenere nel servizio alla comunità: «Essere preti capaci di “innalzare” nel “deserto” del mondo il segno della salvezza, cioè la Croce di Cristo, come fonte di conversione e di rinnovamento per tutta la comunità e per il mondo stesso». È infatti la forza della resurrezione del Signore a tenere insieme la Chiesa, a tenere insieme l’umanità, e non la “capacità” dell’uomo di essere fedele o coerente; certo, l’uomo come il prete è libero nell’aderire al grande invito di Gesù facendosi anche lui “mendicante” del cuore di Dio. «La presenza viva del Signore Risorto produce una forza di attrazione che, attraverso la testimonianza della Chiesa e attraverso le diverse forme di annuncio della Buona Notizia, tende a raggiungere tutti, nessuno escluso», spiega sul finire Papa Francesco, prima di affondare il colpo sul significato di Misericordia intuito durante l’intero Giubileo del 2016. «Sia la Chiesa sia il mondo di oggi hanno particolarmente bisogno della Misericordia perché l’unità voluta da Dio in Cristo prevalga sull’azione negativa del maligno che approfitta di tanti mezzi attuali, in sé buoni, ma che, usati male, invece di unire dividono».



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