Quanto accaduto a Giovanni Antonio Pedranghelu, un uomo 36enne di Nughedu San Nicolò, in provincia di Sassari, è una storia davvero incredibile. Vittima di un gravissimo incidente, era finito in ospedale con 23 fratture e un polmone perforato e dopo essersi risvegliato dal come nei giorni scorsi, aveva iniziato a mettere insieme i ricordi fornendo una versione alquanto bizzarra. “Stavo aprendo un cancello e poi una macchina mi è passata sopra, ma poi non ricordo altro”, aveva detto, facendo così aprire un’indagine per tentato omicidio. Le sue parole avevano così contribuito ad aprire un vero giallo in quanto avevano fatto intendere che chi lo aveva investito lo avesse fatto anche volontariamente. Le fratture, di fatto, avrebbero trovato piena corrispondenza con un trauma da schiacciamento, supportando così la tesi del 36enne. Da ulteriori indagini sarebbero emersi anche i solchi lasciati da una macchina nel luogo esatto dell’incidente, alcuni frammenti di vestiti e uno scarpone. La vittima, dopo il suo risveglio, aveva quindi puntato sin da subito il dito contro un suo amico, Francesco Puddinu, operaio forestale di 47 anni, fino a ieri solo indagato per lesioni aggravate nei confronti del suo compaesano ma che oggi è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio.
LA RICOSTRUZIONE E L’ARRESTO
Dalla ricostruzione eseguita dagli inquirenti, i due si erano incontrati la notte del 24 marzo scorso e Giovanni Antonio Pedranghelu era salito nell’auto di Puddinu per andare in un casolare di campagna a prendere del vino. La mattina seguente, però, il 36enne era stato ritrovato in un burrone, privo di sensi e con una serie di fratture ed escoriazioni, oltre che con un polmone perforato. Dopo il risveglio dal coma, spiega l’agenzia di stampa Ansa, la famiglia aveva deciso di portarlo via dall’ospedale Santissima Annunciata di Sassari poiché temeva una nuova aggressione, questa volta fatale. Ora Francesco Puddinu, l’amico accusato dal 36enne e trasferito nel carcere di Bancali dopo l’arresto dovrà rispondere di lesioni stradali colpose. Sarebbe stato lui ad investirlo volontariamente nel tentativo di ucciderlo. Pochi i ricordi del compaesano, dopo il suo risveglio, ma sufficienti per raggiungere il presunto responsabile del tentato omicidio. La vittima, infatti, aveva detto di ricordare solo due episodi: il momento esatto in cui era salito nell’auto del 47enne e quello in cui, mentre apriva un cancello, era stato travolto dall’auto.