È quello di Antonio Marra il grido. È quello del padre di Nicola, il ventunenne morto a Positano (NA) a causa di una sbronza dopo una serata in discoteca. Un giovane con una vita normale, dice il padre, fatta di studio, sport, amici e fidanzata. Eppure oggi non basta più neppure una vita normale per proteggere i giovani da quella che Antonio Marra ha definito una “mattanza”, dopo aver visto questi ragazzi ubriachi sulle panchine, a vomitare, cadendo e aggrappandosi l’un l’altro sotto l’effetto dell’abuso di alcol. 



Attenzione però, genitori: uno di quei ragazzi potrebbe essere da un giorno all’altro il nostro stesso figlio, vista la situazione fotografata dall’ultima  Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati  ( ): in Italia, nonostante i rinnovati e pressanti moniti dell’UE, aumenta costantemente il numero di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici. Tale aumento si registra in particolare nei giovani e giovanissimi che, come nel caso fatale di Nicola, hanno acquisito l’abitudine al binge drinking: l’assunzione di ripetute e spropositate quantità di alcolici al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, in genere per “il gioco di una sera nel fine settimana”. 



Sono appunti i giovani normali, che durante la settimana ci fanno dormire tranquilli in quanto sono l’esempio della virtù e della nostra buona educazione, quelli che rischiano di più esponendosi ad abitudini tossiche come quella del binge drinking nel weekend. Ma qual è la radice del problema? Come ho ben spiegato in Adolescenti tra dipendenze e libertà. Manuale di prevenzione per genitori, educatori e insegnanti (San Paolo Ed.) oltre ad una maggiore e severa vigilanza sulle infrazioni di chi vende alcolici ai minori manca un progetto serio, approfondito e costante di educazione ai comportamenti sani e di prevenzione di quelli nocivi. Progetto di cui la scuola ad esempio, magari su rinnovata e insistente richiesta delle famiglie, potrebbe farsi carico con ottimi risultati data la sua vicinanza al mondo adolescenziale sempre più complesso e indecifrabile. Nessuno infatti ha mai spiegato a molti di questi giovani che l’etanolo, sostanza psicoattiva dell’alcol, è particolarmente tossica in quanto estranea ad ogni processo che avviene nell’organismo; nessuno ha mai spiegato che gli unici enzimi capaci di smaltire l’alcol, quelli epatici, sono presenti nel corpo umano solo a partire dai 20 anni; nessuno ha mai spiegato che il corpo delle adolescenti è ancora più vulnerabile di quello dei maschi in quanto la dotazione enzimatica che elimina l’alcol dal corpo è presente in misura decisamente inferiore nel corpo femminile… E nessuno ha mai detto ai nostri figli che per tutti questi motivi l’alcol, difficilmente smaltibile dal nostro corpo, continua a circolare nell’organismo provocando danni a tutti i sistemi: cardiocircolatorio, respiratorio, ormonale, riproduttivo e neurologico. Portando appunto, in casi sempre meno rari, alla morte per rapido coma etilico laddove l’abuso sia quello da binge drinking



E visto che oggi a morire “per lo scherzo di una sera” sono proprio i giovani con una vita normale, nessun genitore può più dormire con serenità: non sappiamo infatti quale padre, nel prossimo fine settimana, dovrà alzare il suo grido al cielo di fronte alla morte di suo figlio.