Opere d’arte censurate? A Cairo Montenotte, comune in provincia di Savona, è già scoppiata la polemica per via di quanto accaduto a due opere d’arte esposte alla mostra di un artista locale ma opportunamente “oscurate” per non arrecare disturbo alla comunità musulmana che ha organizzato in concomitanza un proprio evento nel medesimo teatro comunale. La mostra d’arte prevede la presenza di diverse opere dell’artista Mario Capelli Steccolini, che prevedono diversi quadri e sculture, tra cui la statua raffigurante il politico e militare tebano Epaminonda. Caso vuole che in concomitanza all’evento artistico, nel medesimo teatro la scorsa domenica sia stato organizzato anche un convegno sul dialogo interreligioso ad opera della confederazione islamica italiana in collaborazione con quella ligure. Al secondo evento hanno preso parte diversi rappresentanti non solo cattolici ma anche delle istituzioni locali, tra cui il sindaco. La polemica sarebbe sorta dopo la rimozione di un quadro dell’artista locale, raffigurante una donna nuda di spalle. Va leggermente meglio alla statua dell’eroe greco Epaminonda, le cui nudità sono state coperte da un drappo rosso. A fornire la sua versione dei fatti, attraverso la pagina Facebook, è stato proprio Mario Capelli Steccolini che, postando la foto della statua “censurata”, ha commentato: “Alla faccia di chi ha detto che era una mia trovata pubblicitaria; hanno coperto Epaminonda!”.
LE DUE VERSIONI E L’INTERVENTO DEL SINDACO
L’artista ligure prima di postare la foto della statua di Epaminonda vestita per l’occasione con un drappo rosso, aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook il quadro rimosso dalla parete del teatro di Cairo Montenotte: “Sezione della mia mostra: Antiche Civiltà, i musulmani non gradiscono il quadro e con gentilezza e fermezza mi hanno chiesto di toglierlo”, aveva spiegato. In serata aveva poi chiarito l’accaduto aggiungendo, sempre a mezzo Facebook: “Sia chiaro Epaminonda è stato coperto dai musulmani per esigenze loro cerimoniali, il quadro l’ho tolto io a loro richiesta. L’Amministrazione non ha colpe”. Sul versante islamico, però, la versione sarebbe del tutto differente. Lahcen Chamseddine, esponente della Comunità islamica regionale, come riporta Corriere.it, ai giornali locali ha invece spiegato: “Il quadro non l’avevamo nemmeno visto, l’artista si è fatto avanti per toglierlo. Abbiamo posato il drappo sulla statua perché lì avevamo ricostruito l’antica cerimonia del tè”. Il sindaco Paolo Lambertini, di contro, ha minimizzato nel tentativo di mettere a tacere la polemica che si è inevitabilmente innescata: “Se volete la verità, non mi sono nemmeno accorto del quadro sparito e della statua coperta; a noi come amministrazione pubblica non è stata avanzata nessuna richiesta di rimuovere opere d’arte né per motivi religiosi né per altro”. A sua detta, inoltre, i rappresentanti della comunità islamica non avrebbero mai potuto avanzare alcuna richiesta per via della loro conclamata tolleranza. “Non monterei il caso. Ho l’impressione che sia tutto frutto quanto meno di un equivoco”, ha chiosato. La penserà così anche l’artista?