Alza la voce l’Accademia della Crusca, e punta il dito contro il Miur, il Ministero dell’Istruzione. Quest’ultimo è “colpevole” di aver utilizzato troppi anglicismi nei propri documenti, con la conseguenza di un abbandonano dell’italiano. Come scrive l’edizione online del quotidiano La Repubblica, nel mirino dei linguisti vi è in particolare il Sillabo programmatico, un documento che è stato pubblicato lo scorso mese di marzo, il cui scopo è quello di promuovere l’imprenditorialità nelle scuole statali secondarie di secondo grado. Secondo l’Accademia, c’è un ricorso esagerato ai termini in inglese, a sfavore invece della nostra lingua. Respinta al mittente l’accusa da parte del Miur, con Valeria Fedeli, il Ministro dell’Istruzione, che ha spiegato: «Non capisco, sinceramente, da quali documenti o atti del Miur ricaviate la presunta volontà ministeriale di ‘promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana’».
LA REPLICA DEL MINISTRO FEDELI
Il ministro Fedeli sottolinea che nel Sillabo vi è senza dubbio la presenza di termini in inglese, ma il documento è talmente vasto che… «la presenza di alcuni termini inglesi, all’interno di un documento di 11 pagine e composto da 3.124 parole, difficilmente potrebbe sorreggere un intero modello linguistico-concettuale». I linguisti, nella loro “accusa”, sottolineano che per essere imprenditori non bisogna saper lavorare in gruppo, ma conoscere le leggi del “team building”, non serve progettare ma occorre conoscere il “design thinking”, bisogna sapere sfruttare la “open innovation”, e divenire esperti in “business model canvas”, tutti termini anglicani che appunto l’Accademia non sembra voler digerire.