La morte di Prince resterà avvolta nel mistero, come quella di altre rock star che lo hanno preceduto. In realtà, le ragioni del decesso sono note, come confermato dalla stessa autopsia: “Le prove dimostrano che Prince pensava di assumere il Vicodin, un antidolorifico, e invece prendeva Fentanyl. Non aveva ricette per nessuno dei due”, ha rivelato Mark Metz, procuratore della contea di Carver, in Minnesota. Ma non c’è nulla che possa in qualche modo collegare la pop star ad un medico o ad una persona che abbia favorito l’assunzione di tale pericolosa sostanza. Prosegue, infatti, il procuratore: ““E non ci sono prove per affermare che la pillola o le pillole che hanno ucciso Prince siano state prescritte da un medico. Inoltre, non ci sono elementi che suggeriscano un movente, una finalità o un complotto per uccidere Prince. Senza un movente plausibile e senza un sospetto identificato”. Il suo medico in realtà una condanna l’ha subita, ma solo per avere prescritto un antidolorifico al bodyguard del cantante pur sapendo che serviva a quest’ultimo. [Agg. di Dorigo Annalisa]
L’ANNUNCIO DEI FAMILIARI
Sul fascicolo riguardante la morte del cantante Prince è stata scritta la parola fine, senza che sia stato trovato un responsabile. Intanto arriva una notizia curiosa riguardo proprio Prince, l’American Alliance of Museum lancia un annuncio di lavoro che potrebbe far felici molti fan del cantante. L’organizzazione, come riportato da Nme, è infatti alla ricerca di una figura professionale che sovrintenda alla raccolta di cimeli e agli eventi che si terranno a Paisley Park. La sua famiglia ha dichiarato di aver intenzione di mantenere attiva Paisley Park come se Prince fosse ancora vivo. “Non vogliamo che questo posto diventi noto come un memoriale o qualcosa di morto – ha dichiarato Omarr Baker, fratellastro dell’artista, a Nme. Fin quando Paisley Park rimarrà viva, mio fratello rimarrà vivo”. (Aggiornamento di Anna Montesano)
CASO CHIUSO DUE ANNI DOPO E SENZA UN COLPEVOLE
Si è chiusa dopo quasi due anni esatti l’indagine sulla morte di Prince, cantante 57enne, scomparso il 21 aprile del 2016. Sul fascicolo è stata scritta la parola fine, senza che sia stato trovato un responsabile, appunto per il decesso del mito della musica. A deciderlo è stato Mark Metz, il procuratore della contea di Carver, in Minnesota. Prince assumeva delle pillole di Fentanyl, pensando fosse Vicodin, ma non è stato possibile stabilire chi avesse passato all’artista gli antidolorifici oppiacei contraffatti. «Le prove dimostrano che Prince pensava di assumere il Vicodin, un antidolorifico, e invece prendeva Fentanyl. Non aveva ricette per nessuno dei due – ha detto il procuratore Metz – non ci sono prove in base alle quali si possa affermare che una persona legata a Prince sapesse che il cantante assumesse pillole contraffatte contenenti Fentanyl. Con ogni probabilità, Prince non aveva idea del fatto che stesse assumendo farmaci contraffatti in grado di ucciderlo».
“NON C’E’ UN RESPONSABILE E NON VI E’ UN MOVENTE”
Il Fentanyl è un oppiaceo sintetico 50 volte più potente dell’eroina, e Prince è stato trovato privo di vita nell’ascensore della sua residenza a Paisley Park. Metz ha inoltre aggiunto che non ci sono prove che affermino che le pillole che hanno ucciso il cantante siano state prescritte da un medico, nonché, che vi sia un movente o una finalità per far “scomparire” lo stesso Prince. «Senza un movente plausibile e senza un sospetto identificato – ha chiosato il procuratore di Carver – l’ufficio del procuratore della contea di Carver non può formalizzare nessuna incriminazione relativa al decesso di Prince». Non vi è quindi nessun responsabile nella prematura scomparsa di Prince, che ha fatto tutto da solo, agendo forse in maniera troppo negligente.