Il no dei giudici alla richiesta di libertà condizionale avanzata dalla difesa di Renato Vallanzasca arriva nonostante il parere del carcere di Bollate che, in una relazione, aveva ribadito come il bel Renè fosse pronto ormai a terminare la sua pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata. Nel documento, sul quale anche il suo legale difensivo aveva posto l’accento in sede di presentazione di istanza, la direzione della casa di reclusione di Bollate aveva ribadito come negli ultimi anni Vallanzasca fosse stato investito da un “cambiamento profondo”, sia “intellettuale” che “emotivo” ma soprattutto come “non potrebbe progredire” continuando a stare in cella. Il documento, firmato da una equipe di esperti si collocava perfettamente in linea con la richiesta della difesa discussa questa mattina al cospetto dei giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano, ma non è bastato a convincerli che il detenuto, condannato a 4 ergastoli e a 296 anni di carcere, sia poi così pronto ad un nuovo “premio”, dopo quanto accaduto nel 2014 quando, proprio mentre si trovava in stato di semilibertà, si rese protagonista di una rapina che gli costò cara, con la revoca del provvedimento e ulteriori 10 mesi di reclusione. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
TRIBUNALE: “NON HA MAI CHIESTO PERDONO”
Insomma, nonostante le tesi portate dai suoi legali, i giudici del Tribunale di Sorveglianza dell’istituto di detenzione di Bollate hanno ritenuto inammissibile la richiesta di libertà condizionale oltre che di semilibertà per Renato Vallanzasca. La notizia della suddetta richiesta era stata resa nota alcuni giorni fa ma, come evidenziato da più parti, sembrava difficile che venisse accolta: infatti, pare che la rapina compiuta in un supermarket nel 2014 abbia contato di più dello “storico” dell’oramai ex Bel Renè, ovvero il Tribunale ha spiegato che per legge devono passare almeno cinque anni da quell’episodio che gli costò la revoca della semilibertà, mentre i suoi avvocati hanno fatto leva sui quasi 45 anni che Vallanzasca ha speso in prigione. Avvicinandosi ai 70 anni, i legali hanno provato a convincere i giudici col fatto che il loro assistito è entrato in prigione giovanissimo e ne uscirà da anziano, fatta eccezione per i brevi intervalli di libertà avuti, e che ha oramai trascorso più tempo in prigione (“quasi mezzo secolo”) che da libero cittadino. (agg. R. G. Flore)
FURTO DEL 2014 HA INCISO NEGATIVAMENTE
Ad aver forse contribuito alla decisione presa oggi dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano su Renato Vallanzasca e la sua richiesta di libertà condizionale avanzata dalla sua difesa, potrebbe essere stato anche quel furto di quattro anni fa. Era il 2014 quando Renato Vallanzasca, allora in semilibertà fu arrestato e condannato a 10 mesi per una rapina impropria in un supermercato di poco valore tra cui un paio di mutande. Oggi, dopo la decisione dei giudici, il suo legale, avvocato Davide Steccanella, come riporta Affaritaliani.it ha commentato così il no alla libertà condizionale: “Dispiace che un tentato furto di boxer di 4 anni fa abbia fatto ritenere ancora pericoloso un pericoloso 70 enne dopo mezzo secolo di carcere”. La sua difesa, dunque, insiste ancora una volta sull’età del proprio assistito ed al tempo stesso si dice dispiaciuta per il fatto che il tribunale “non abbia condiviso l’importante lavoro fatto nel corso di questi anni dal carcere di Bollate, la mediazione iniziata e la disponibilità di una cooperativa seria come ‘Il gabbiano'”. Gli stessi giudici, nel provvedimento motivavano la loro decisione spiegando come proprio quel furto del 2014 “costituisce un significativo elemento di valutazione e depone in senso sfavorevole rispetto alla certezza del ravvedimento”. Al tempo stesso avevano sottolineato come in quell’occasione Vallanzasca avesse avanzato una versione inverosimile e poi smentita nel corso dei dibattimenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
VALLANZASCA, IL NO DEI GIUDICI
Renato Vallanzasca resta in carcere: è questa la decisione giunta nella giornata odierna da parte del tribunale di Sorveglianza di Milano, che si è espresso in risposta alle richieste di liberazione condizionale e semilibertà, avanzate dalla sua difesa. Vallanzasca, dopo 40 anni di reclusione nel penitenziario di Bollate, secondo la direzione del carcere aveva raggiunto un “adeguato livello di ravvedimento” tale da potersi guadagnare la semilibertà. Non sarebbe però stato del medesimo parere il Tribunale milanese che, come spiega TgCom24, si è invece espresso negativamente sull’istanza. Il detenuto, oggi 67enne, è uno dei personaggi più celebri della mala milanese negli anni ’70 ed ’80. Condannato per una serie di gravissimi reati, dovrà scontare 4 ergastoli e 296 anni di carcere. Nel 2014 gli fu revocata la semilibertà ottenuta qualche anno prima in quanto fu arrestato e condannato a 10 mesi per aver commesso una rapina in un supermercato. Ora, alla soglia dei suoi 70 anni – come evidenziato dal suo legale nella nuova istanza per la liberazione condizionale e in subordine per la semilibertà – Vallanzasca aveva finalmente potuto assaporare il desiderio di libertà. Il suo stesso legale aveva ribadito ai giudici del tribunale di Sorveglianza, come lo stesso assistito avesse trascorso “seppur con qualche breve intervallo” quasi una vita intera dietro le sbarre. Tuttavia, ciò non è stato sufficiente a convincerli.
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI MILANO
Da esattamente 45 anni, Vallanzasca, alla soglia dei suoi 70, vive in carcere. La sua detenzione ebbe inizio nel 1972 intervallata da un anno di liberta in seguito a due sue evasioni. Nella sua richiesta di liberazione condizionale e di semilibertà la difesa aveva scritto: “Ci troviamo di fronte a un detenuto entrato in prigione appena dopo il compimento della maggiore età e che oggi uscirebbe da ‘vecchio'”. Nonostante il tentativo di convincimento, il tribunale di Sorveglianza di Milano si è espresso oggi negativamente, spiegando come il percorso del detenuto sia stato interamente caratterizzato da “involuzioni trasgressive” anche legate alla sua stessa personalità e non è possibile ravvisare in Vallanzasca “il requisito del sicuro ravvedimento”, come invece prevede la legge in caso di liberazione condizionale. A sostegno della mancata certezza di ravvedimento, proprio la rapina commessa nel 2014. Lo stesso tribunale ha poi ricordato come il detenuto non ha mai provveduto a risarcire le vittime dei suoi “gravissimi reati”, sebbene ne avesse avuto la possibilità.