Parlare di una inchiesta che è in corso in Pakistan dove storicamente i rapporti tra stampa e autorità non sono proprio dei più idilliaci è assai complesso, specie se la morte di Sana Cheema si porta dietro l’ombra di un possibile sozzamente perché la 25enne avrebbe voluto vestire all’occidentale, rimanere in Italia e non fare la vita imposta dal padre. Sta di fatto che dalle prime informazioni che giungono in Italia della povera ragazza residente a Brescia e morta in Pakistan pochi giorni fa, vedono una clamorosa novità: il padre e il fratello, liberati dopo l’iniziale cattura, hanno spiegato che Sana è «morta stroncata da un infarto» e per questo motivo sono stati liberati subito dalla polizia. La salma però è stata subito sepolta senza autopsia e dunque resta alquanto complesso ora capire come e perché sia morta la figlia del fervente religioso islamico Gulam Mustafà Cheema. Intervistato dalla Stampa, un amico pachistano che la conosce da tempo tempo e che vive anche lui in Italia, allontana la versione dell’infarto e punta dritto sulla famiglia: «Voleva andare a trovare la sorella Saba che aveva avuto una bambina da poco. Con il padre non andava d’accordo. Lui non voleva che vestisse all’occidentale. L’anno scorso era anche finita al pronto soccorso perché si era picchiata con lui. Gli teneva testa. Gli rispondeva», spiega Zeshan ai colleghi della Stampa. Lavorava da interprete e aiutava i privatisti a preparare l’esame di guida in una autoscuola di Brescia: ora non c’è più e la sua morte è tinta sempre più di giallo. Intanto la Farnesina ha fatto sapere che ha aperto un’inchiesta per tenere i contatti con le autorità locali e capire cosa sia successo davvero alla giovane e bella pachistana morta d’improvviso (infarto a 25 anni? Non impossibile ma assai poco frequente, ndr) in un villaggio in Pakistan. (agg. di Niccolò Magnani)
GLI AMICI, “RIESUMARE LA SALMA”
Un giovane tunisino che da un mese vive nella stessa palazzina della famiglia Sana Cheema e che conosceva bene la giovane ha confermato le voci riguardanti lo stato di libertà del padre e del fratello della 25enne. Il padre Mustafa e il primo figlio non sono mai stati arrestati dalla autorità pachistane. «Intorno a mezzogiorno, ho chiamato il padre di Sana al cellulare: mi ha parlato al cellulare, è libero», ha dichiarato Nasser, come riportato da Brescia Oggi. L’uomo ha anche mostrato l’elenco delle chiamate. Il papà di Sana ha sostenuto che la figlia è morta per un malore e anche gli abitanti del villaggio della famiglia si sarebbero schierati tutti a difesa dei familiari della ragazza. «L’ho sentito scosso e triste da quanto accaduto, e mi ha confermato che la figlia è morta a causa di un malore», ha dichiarato il vicino tunisino. La 25enne risulta morta per un malore, niente gola tagliata, anche perché altrimenti sarebbe stato lo stesso ospedale ad avvisare le forze dell’ordine. «Chiediamo che la salma venga riesumata e sia eseguita un’autopsia», ripetono gli amici. I sospetti sono alimentati anche dalla misteriosa scomparsa dei profili Facebook e Instagram di Sana, poche ore dopo il decesso: «Perché chiuderli così in fretta?». La Farnesina comunque sta seguendo da vicino la vicenda, attraverso l’ambasciata italiana a Islamabad. L’ambasciata, come riportato da Il Tempo, in questo momento è impegnata nell’acquisizione di informazioni dalle autorità locali per chiarire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare utile. (agg. di Silvana Palazzo)
PAKISTAN: “INCHIESTA IN 48 ORE”
Il Giornale di Brescia ha fatto sapere, tramite il segretario nazionale della comunità pakistana Asif Raza, che «In Pakistan è stata aperta un’inchiesta per capire cosa realmente sia successo alla ragazza morta». Nelle prossime 48 ore saranno rese note le prime conclusioni delle autorità, anche se il mistero resta molto fitto specie dopo la notizia che il padre e il fratello, arrestati in un primo momento, sono stati liberati. Non solo, un’amica di Sana Cheema avrebbe raccontato ai media pakistani «L’hanno sepolta senza eseguire l’autopsia»: se così fosse, la gravità di quanto avvenuto contro la giovane che rifiutava un matrimonio “combinato” raggiungerebbe livelli difficilmente sostenibili. Sempre il segretario nazionale della comunità di pakistani in Italia ha fatto sapere che il padre e il fratello di Sana sono liberi ma ci sono due versioni contrastanti, «c’è chi dice che è stata uccisa ma altre fonti che è morta per un malore, in 48 ore aspettiamo di avere notizie certe». (agg. di Niccolò Magnani)
GLI AMICI, “È OMICIDIO”
Il sogno di sposare un giovane italiano potrebbero averlo pagato con la sua stessa vita, Sana Cheema, la pachistana 25enne che per anni ha vissuto a Brescia ma che ha trovato la morte in patria, dove la famiglia voleva per lei un matrimonio combinato. Ma come e perché è morta realmente Sana Cheema dopo il suo ritorno in patria? La vicenda si è tristemente tinta di giallo, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di un amico della vittima che, come riporta Rai News, ha riferito nelle passate ore: “Dal Pakistan ci è stato detto che la vicenda è stata chiusa come morte per infarto e che il padre e il fratello di Sana sono tornati a casa”. In un primo momento, proprio i familiari della giovane erano stati ritenuti i responsabili dell’omicidio di Sana Cheema. Nella giornata di ieri, era stato il Giornale di Brescia a diffondere la notizia secondo la quale la 25enne era stata sgozzata dal padre e dal fratello perché si erano opposti al suo sogno di sposare un italiano. Oggi, un suo amico che vive nel medesimo quartiere bresciano e in contatto con la famiglia della ragazza in Pakistan, ha aggiunto: “In Pakistan non c’è giustizia e tutti gli abitanti del villaggio dove vive la famiglia di Sana è convinto che i familiari siano innocenti”. Ma allora, qual è la verità su questo assurdo decesso?
LE OMBRE ATTORNO ALLA MORTE DI SANA CHEEMA
Nata in Pakistan, a Gujrat nella regione del Punjab 25 anni fa, Sana Cheema era poi arrivata in Italia, a Brescia, insieme alla sua famiglia quando era appena una bambina. “La sua famiglia dopo diversi anni aveva scelto di emigrare nuovamente e questa volta in Germania in cerca di un futuro migliore”, ha riferito Souad Sbai, ex parlamentare e presidente del Centro Studi Averroè, come riporta Rai News. Sana però, a differenza dei suoi familiari aveva preferito restare in Italia ottenendo il benestare della famiglia grazie alla scuola di un lavoro. La motivazione ufficiale però, era un’altra, perché la ragazza di origini pakistane in realtà aveva conosciuto e si era innamorata di un uomo, un giovane italiano con il quale aveva intenzione di convolare a nozze e creare una famiglia tutta sua nel Paese che molti anni prima l’aveva accolta. Questo però, sarebbe andato del tutto contro i principi e la cultura del suo Paese d’origine, dove i matrimoni ancora oggi sono combinati. Qualche giorno fa, Sana aveva fatto ritorno proprio a Gujrat, per far visita alla famiglia. “Quella voglia di vivere all’occidentale e sposare un italiano, il padre e il fratello hanno deciso di fargliela passare una volta e per sempre: l’hanno sgozzata”, ha commentato Souad Sbai, dicendosi certo di quanto accaduto in Pakistan. Le ultime notizie sulle cause del decesso, però, hanno contribuito ad aprire nuovi dubbi ed interrogativi dal momento che gli amici italiani della vittima continuano a sostenere con fermezza la tesi dell’omicidio.