A distanza di qualche anno, torna a parlare del Bunga Bunga, Imane Fadil, modella di origini marocchine che nel 2011, quando era appena una 25enne, visse in prima persona quello che accadeva durante le “cene eleganti” di Arcore, nell’abitazione dell’allora premier Silvio Berlusconi. La donna, oggi 33enne, all’epoca raccontò di aver partecipato ben otto volte a quelle cene, durante le quali rivelò di aver visto davvero di tutto: ragazze disponibili, spogliarelli, palpeggiamenti vari. Quello che vide però, non le piacque affatto e per questo decise di raccontare tutto in Procura, rompendo così il silenzio e dando il via a interviste e querele. Imane oggi non è più una ragazzina. Si è costituita parte civile nei processi “Ruby bis” e “Ruby ter” e presto uscirà il suo primo libro contenente la sua verità. Nel frattempo, intervistata da Luca Sommi per Il Fatto Quotidiano, Fadil ha spiegato come ricorda, oggi, tutta quella vicenda. “È stata una cosa devastante, impossibile descriverla. All’inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione”, ha detto. Inizialmente, infatti, in molti la attaccarono, criticandola ed accusandola di aver raccontato quelle cose solo perché delusa dall’assenza di successo. “Ma non era così, poi è emerso”, racconta oggi. Imane, allora giovanissima, spiega di essersi avvicinata ad Arcore perché credeva che quella fosse la strada giusta per avere un lavoro. Dopo aver capito che così non era, ha deciso di parlare. Iniziò da lì l’ondata di diffamazione, a partire da Emilio Fede, il primo a farlo. “Fede. Però poi l’ho querelato e in primo grado l’hanno condannato, ora c’è l’appello”, dice soddisfatta. Anche l’ex direttore del Tg4 l’aveva querelata ma poi è stata archiviata. La sua vita, però, da allora cambiò. Il racconto del Bunga Bunga le provocò intorno solo terra bruciata. “La gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo, come fare l’hostess. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress”, ha rivelato. Per questo fu costretta all’uso di tranquillanti per riuscire a dormire.



ARCORE, IL BUNGA BUNGA E LE PRESUNTE SETTE

I racconti di Imane Fadil sul Bunga Bunga sono stati molto forti ma, a detta della 33enne, veritieri. Il suo ricordo più brutto è legato all’ultima sera in cui si recò ad Arcore: “C’erano tutte queste ragazze nude che ballavano: una di queste, svaccata per terra, con solo il perizoma addosso, si agitava in modo disperato fissandomi. Con gli occhi sembra dirmi “non giudicarmi, aiutami!”. Come un grido, un ricordo terrificante”, dice oggi. Smentisce però di aver mai visto scene di sesso esplicito. Adesso Imane ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle, ma per farlo ha voluto scrivere un libro in cui ha annunciato di raccontare tutta la verità. “La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. C’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi”, rivela. Si tratta di eventi sconcertanti: “Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio”, racconta la donna, rivelando di non essere l’unica a sapere le oscenità che accadevano in quella dimora. “Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici”, dice. Le sue parole non sarebbero supportate di prove ma di indizi, a sua detta sufficienti per poterlo provare: “In quella saletta dove si faceva il Bunga Bunga c’era uno stanzino con degli abiti, tutti uguali, come delle tuniche, circa venti o trenta: a cosa servivano?”, domanda. A sua detta, c’erano anche una piscina sotterranea ed una saletta buia di cui non ne comprendeva l’utilizzo. Ma basta questo per confermare le sue dichiarazioni forti? “Ho visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero”, ha aggiunto. In realtà, prima di congedarsi, Imane ammette di avere le prove ma di volerle mostrare solo più avanti. “Non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà”, promette.

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