Dopo l’ispezione del cadavere per capire come è morto il professore, il corpo di Francesco Parillo è stato consegnato alla famiglia per i funerali che si terranno nei prossimi giorni nella provincia di Macerata: ancora non sono emerse le conclusioni “ufficiali” sulla causa della sua morta ma il suicidio resta di fatto l’unica pista in piedi, dopo aver escluso un malore “naturale”. Troppi i farmaci trovati nel corpo del prof di Veterinaria per poter pensare ad una causalità: nel frattempo emergono numerosi dubbi riguardo la sua condanna visto che non solo lui si è professato sia prima che dopo la condanna “completamente innocente” ma anche i colleghi nutrono dubbi sulla possibilità che lui abbia effettivamente abusato degli studenti. Resta però un tema molto delicato anche perché oltre alle testimonianze delle vittime pesa anche una condanna in primo grado di un tribunale dopo regolare processo: quello che l’avvocato ha confermato è che Parillo non aveva i tipici segni di chi è disperato e in preda a possibili “colpi di testa” come il suicidio, eppure qualcosa deve essere successo per portarlo a quel livello di “lucida follia” nel tentare con successo drammatico il suicidio nel suo appartamento di Camerino. (agg. di Niccolò Magnani)
L’AVVOCATO, “NON ME LO SPIEGO”
È stato condannato ma restano numerosi punti “oscuri” nel processo maturato contro il professore di Veterinaria Francesco Parillo. Non è neanche certo che sia morto per suicidio, ma questo ormai sembra essere confermato dal mix letale di farmaci trovati in corpo dopo la morte scoperta ieri sera: il suo avvocato si dice del tutto sorpreso d quanto successo visto che il suo assistito era deluso sì dalla condanna per tre anni, ma non sembrava disperato o in preda a gesti estremi. «Aveva preso la sentenza con una grande delusione ma non era disperato, non avrei mai pensato a un epilogo del genere», spiega al Resto del Carlino l’avvocato Gian Marco Russo. Lo aveva lasciato lunedì scorso, dopo il processo, nel suo appartamento a Esanatoglia (Macerata) visto che il giorno dopo il professore avrebbe dovuto andare per un po’ di tempo dalla madre a San Benedetto. «Mi telefonò lunedì sera per dirmi che sarebbe partito solo la mattina seguente perché era stanco – continua l’avvocato Russo –, così gli chiesi di richiamarmi martedì non appena arrivato dalla madre». Ma non avvenne mai quella chiamata e da lì i primi sospetti che qualcosa potesse essere successo; ieri sera la ricerca finisce nella casa di Parillo con i vigili del fuoco che fanno irruzione e trovato l’uomo riverso sula poltrona. «Tutti pensavamo fosse un malore – conclude il legale Russo –, anche perché nell’abitazione non sono state trovate boccette o flaconi di medicinali». Le prime analisi però sembrano dire il contrario e solo nelle prossime ore si avrà una notizia ufficiale, certa e verificata sulle cause della morte del professore condannato per abusi. (agg, di Niccolò Magnani)
LA RABBIA DI AMICI E COLLEGHI
Potrebbe essersi suicidato Francesco Parillo, docente di Anatomia alla facoltà di Veterinaria di Camerino, condannato lo scorso 23 aprile dal Tribunale di Macerata, a tre anni di reclusione per violenza sessuale su alcuni suoi studenti. Il professore è stato ritrovato in stato di semi-incoscienza nella sua abitazione, e trasportato d’urgenza in ospedale, è morto poche ore dopo il ricovero. Molto quotata l’ipotesi di un suicidio, visto che nel sangue sarebbero state trovate tracce di farmaci: un mix letale dovuto probabilmente ad un crollo psicologico a seguito della condanna. Una scomparsa che ha fatto esplodere la rabbia degli amici del prof, come ad esempio il collega Massimo Zerani di Perugia, che in un’email a conoscenti ha scritto: «Come agnello sacrificale è stato abbandonato alla ferocia dei lupi da istituzioni, colleghi ed amici – riporta l’edizione online del quotidiano La Stampa – questo è un classico esempio di bullismo arrivato alle estreme conseguenze. Abbiamo perso un uomo di grande valore scientifico». I carabinieri stanno indagando,per cercare di ricostruire l’accaduto, anche se, come detto sopra, è molto probabile che Parillo si sia suicidato, terrorizzato dall’idea di finire dietro le sbarre. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FORSE UN SUICIDIO
Quando sono entrati in casa sua i Vigili del fuoco insieme ai Carabinieri l’hanno trovato privo di coscienza su una poltrona e mentre è stato trasportato in ambulanza in ospedale aveva confessato l’assunzione di alcuni farmaci. Il Professore Francesco Parillo ha perso la vita e si pensa che dietro al mix di farmaci, soprattutto oppiacei, ci sia un suicidio sul quale si sta indagando grazie alla collaborazione dei carabinieri di Camerino. Sono stati i suoi avvocati, Gianmarco Russo e Francesco Capponi, a chiamare le forze dell’ordine perché non riuscivano a contattarlo dal processo. Come riportato da TgCom24 il collega Massimo Zerani ha sottolineato: “E’ stato un agnello sacrificale abbandonato alla ferocia dei lui da istituzioni, colleghi e anche amici. Questo è un classico esempio di bullismo che è arrivato alle estreme conseguenze. Abbiamo perso un uomo davvero di grande valore scientifico”.
LA CONDANNA PER VIOLENZE SESSUALI
Il professore Francesco Parillo è morto. Docente di Anatomia alla facoltà di Veterniaria di Matelica era stato condannato il 23 aprile scorso dal Tribunale di Macerata a tre anni di reclusione con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di sei suoi studenti che avevano parlato di ”carezze a luci rosse”. Tre di questi si erano costituiti come parte civile e in aula si era difeso, come racconta TgCom24, sottolineando: “Il motivo per cui mi accusano è la cattiveria che vive nelle persone. Sono un professore esigente ed evidentemente qualcuno non può vedermi. Non ho mai avuto contatti sessuali con gli studenti”. In più il Tribunale lo aveva condannato a pagare una provvisionale di tremila euro a studente, assolvendolo però dal reato di concussione. Da ventiquattro ore non rispondeva al telefono dopo che c’era stato il processo con la relativa condanna a tre anni di reclusione.