Si continua ad indagare sul caso dei due coniugi piemontesi colpiti qualche giorno fa da intossicazione da istamina dopo avere consumato a casa tonno fresco proveniente dalla Spagna e acquistato in una pescheria cittadina. Per fortuna la coppia se l’è cavata con cortisone e antistaminici anche se l’Istituto Zooprofilattico di Torino diretto dalla dottoressa Lucia Decastelli ha rilevato la positività alla sindrome di sgombroide in diversi campioni (residuo del pasto e anche dal grossista, all’interno di una confezione ancora integra). Non è la prima volta che un caso simile si è registrato in Italia, anche se è dalla Spagna che giunge un numero alto di persone coinvolte, con circa 100 casi dello scorso anno. Per questo il Ministero della Salute ha chiesto di non consumare tonno fresco e di restituire eventuali partite al venditore, che potrà così verificare e confermare la provenienza della merce. [Agg. di Dorigo Annalisa]



LA RICHIESTA DELL’ASL

Il tonno all’istamina, che ha mandato all’ospedale due coniugi torinesi, arriverebbe dunque dalla Spagna, anche se l’ASL di Torino non esclude la possibilità di potersi trovare di fronte a una partita diffusa da più parti. Dunque c’è massima attenzione per non trovarsi di nuovo di fronte a possibili nuove intossicazioni. Soprattutto, l’ASL ha raccomandato ai consumatori di conservare nel migliore dei modi il tonno fresco e in generale il pesce in frigorifero, non interrompendo la “catena del freddo” che sarebbe poi il motivo che avrebbe portato alla formazione di una tossina come l’istamina nel tonno poi avariato, e che ha causato il malore dei due coniugi ricoverati in ospedale. (agg. di Fabio Belli)



TONNO PERICOLOSO DALLA SPAGNA

La notizia dell’intossicazione da tonno di due coniugi in Piemonte ha lanciato un vero e proprio allarme. La situazione infatti non è così chiara in Spagna dove durante lo scorso anno si sono verificati almeno un centinaio di casi. Il Ministero della Salute spagnolo, l’Aecosan, ha diramato un lungo comunicato che poi è stato ripreso dal Ministero italiano e che ha voluto alzare l’attenzione sul consumo del tonno fresco dove rischia di essere alto il livello dell’istamina. In questo possiamo leggere a chiare lettere: “Si invita chi avesse acquistato del tonno fresco, a partire dal 25 aprile dell’anno scorso, a contattare gli esercizi di vendita dove è stato acquistato per verificare se si tratta di un prodotto commercializzato dalla ditta spagnola Garciden e in tal caso a non consumarlo”. Al momento non è chiaro però se il tonno che ha portato al malore i due coniugi piemontesi era legato proprio a questa partita che arriva dalla Spagna anche se al momento si sta cercando di approfondire la vicenda. (agg. di Matteo Fantozzi)



COLPITI DUE CONIUGI

Piemonte, allarme intossicazione da tonno: dopo la paura in Spagna, l’intossicazione alimentare da istamina preoccupa in Italia. Nell’aprile del 2017 in Spagna sono stati registrati almeno centinaio di casi da intossicazione alimentare legato al consumo di tonno fresco con alti livelli di istamina. Ore di paura a Torino, con due coniugi che si sono dovuti recare in ospedale per i dolori accusati dopo aver consumato il pesce fresco, proveniente dalla Spagna, acquistato in una pescheria cittadina. Come riporta La Stampa, tutto è finito bene per la coppia, trattata con cortisone e antistaminici. Il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico di Torino ha condotto le analisi, che hanno rilevato la positività alla sindrome sgombroide in diversi pasti: sia nei residui del pasto, che nella pescheria che all’ingrosso, sono stati trovati alti livelli di istamina nel pesce. L’enigma, sottolinea il quotidiano, è legato all’interruzione della catena del freddo e in questi minuti l’Asl sta redigendo la notizia di reato da inviare alla magistratura per le indagini.

SINDROME SGOMBROIDE: COS’E’ E COME SI CURA

La sindrome sgombroide è una intossicazione risultata dall’ingestione di pesce alterato, soprattutto sgombri e tonno: si manifesta in particolare con una sintomatologia simile a quella di una allergia, dovuta agli alti livelli di istamina. Nella maggior parte dei casi non viene rilevata, in quanto simile a una allergia alimentare, e deriva dal non appropriato trattamento del pesce durante le fasi di immagazzinamento e di lavorazione. Si producono infatti quantità importanti di istamina, sostanza tossiche, per l’innesco di processi di gradazione. I sintomi più comuni, che compaiono entro 30 minuti dall’intossicazione, sono arrossamento della pelle, cefalea pulsante, bruciore orale, crampi addominali, nausea, diarrea, palpitazioni, senso di malessere e raramente ipertermia o perdita della vista. Come si cura? Innanzitutto con la prevenzione, con il consumo di pesce che ha mantenuto in modo corretto contro la catena del freddo dal momento della pesca fino al consumatore finale. Ma non solo: la terapia prevede supporti vitali alla respirazione con l’infusione di liquidi. I farmaci di elezioni per questa patologia sono gli antistaminici.