Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, l’abbiamo sempre pensata alla maniera del celebre fotografo naturalista Frans Lanting, che “la biodiversità inizia in un lontano passato e punta verso il futuro”… 

Noi, che in nome della maestà della  vita, di qualsiasi vita, abbiamo sempre ammirato le torbiere, frequentato habitat erbacei come salotti d’élite, manifestato a favore di brughiere e tundre, fustigato l’inquinamento atmosferico, l’abusivismo edilizio, l’abbandono del pascolo e delle tradizionali attività agro-pastorali, l’alterazione degli equilibri idrici, l’invasione di specie vegetali e animali aliene, l’urbanizzazione selvaggia…



Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, abbiamo idealmente combattuto fianco a fianco con la “Lega contro la predazione del fungo prataiolo”… 

Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, seguiamo con accorato timore e tremore le sorti del Boletus regius e che mai e poi mai ci permetteremmo neppure di annusarlo, un raro esemplare di Clavaria zollingeri, al pensiero di deturparlo… 



Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, al solo pronunciarne il nome, Lariciformis officinalis, siamo colti da un’emozione che nemmeno un tifoso interista al cospetto di “Sarti-Burgnich-Facchetti”… 

Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, adoriamo, ma solo da cogliere attraverso l’occhio della fotocamera digitale, qualsiasi specie fungina, vulnerabile e non…

Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, ancora speriamo che il dodo e il corvo delle Hawaii non siano estinti… 

Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, siamo scesi nelle piazze a manifestare il nostro dolore per i pericoli che corrono il grifone del Bengala e la tartaruga gigante di Aldabra… 



Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, sulle nostre montagne abbiamo sempre vigilato sui lupi neri dell’Appennino tosco-emiliano, perché possano tornare a riprodursi “come natura crea e Cirio conserva” (e perdonateci lo sponsor)…

Noi, che in nome della maestà della vita, di qualsiasi vita, siamo strenuamente per tutto ciò di cui sopra, a un certo punto, questa settimana, pensando a Liverpool (ma la Roma stavolta non c’entra) ci siamo chiesti: ma possibile che in questi mesi non sia saltato su nessuno a invocare “lunga vita al piccolo Alfie Evans”?

Il pensiero è subito corso a quella riccioluta signora rossa (e non solo di capelli), dolcemente complicata, amante del caffè nero bollente, che abbiamo visto tante volte schierata in tema di diritti. Possibile che nemmeno una rima?

E quell’altro ex dj, ora affermatissimo cantante ultracinquantenne (ma sempre… gggiovane!), passato da Malcom X e da San Patrignano, andato persino a trovare quel prete di periferia che va avanti nonostante il vaticano (con la “v” rigorosamente minuscola). Anche lui senza parole?

E che dire di quell’attempata, e pure ancora piacevole signora, un tempo definita “la coscia lunga della sinistra”, che solo qualche giorno fa inneggiava su Instagram alla Liberazione (quella partigiana, perciò con la L maiuscola!) con un bel “Ora e sempre resistenza!”. Silenzio da faringite? Disinteresse? O che altro?

E quel signore, euromunito di gran lunga assai, che fa un programma sulle previsioni del tempo dalle grandi ospitate, dove di meteo nemmeno una virgola, possibile che non abbia da dedicare neppure un gramellinico minuto?

Allora sapete che vi diciamo? Dateci almeno uno Sting, un Manu Chao, alla disperata ci accontentiamo anche degli Inti Illimani… Invece niente! Niente da dire (e purtroppo — anche per noi ComicAstri — niente da ridere)!

Quindi? Ora che il “gladiatore” Alfie Evans ha dispiegato le sue ali ed è volato in cielo, vogliamo che il nostro modesto pulpito, di solito utile a tirare una boccata d’aria allegra (quando ci si riesce, beninteso!), diventi, per una volta soltanto (i pistolotti non ci appartengono), l’occasione per un caloroso e doveroso omaggio: “Ciao, e grazie, piccolo grande Alfie… re della vita!”.