La posizione è diametralmente opposta, ed era prevedibile, sulla decisione del Governo: si tratta del Movimento per la Vita e delle tante associazioni pro-life da una parte e i movimenti dei Radicali e pro-eutanasia e suicidi assistito dall’altra. L’Associazione Luca Coscioni aveva lanciato un appello al Governo per «non intervenire a difesa del reato e dunque di non dare mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento»: così però non è avvenuto e l’esecutivo Gentiloni ha deciso di costituirsi a fianco della legge italiana e senza stravolgimenti “improvvisati” in attesa del pronunciamento dell’Avvocatura di Stato. Fratoianni (LeU-Sinistra Italiana) si scaglia contro il Governo e attacca «avrebbero dovuto rispettare la volontà di #DjFabo e invece incrociano una battaglia legale contro Cappato, che ha tanto il sapore della battaglia sulla pelle di chi non c’è più, come Fabo, e della sua volonta’ di una fine dignitosa». Di contro, il Movimento per la Vita rilancia in una nota la vicinanza e la positiva scelta del governo nel costituirsi parte di accusa contro Cappato nel processo Dj Fabo: «L’apprezzamento va anche al Centro Studi Livatino che in nome dell’uguale dignità di ogni essere umano si è costituito per tutelare il diritto alla vita dei malati e dei disabili», spiegano i responsabili nazionali del Mpv Carlo Casini e Ciro Intino. Secondo il movimento pro-life, la Corte di Assise di Milano aveva messo in dubbio la conformità alla Costituzione sul fronte dell’aiuto al suicidio, «La questione riguarda la rivendicazione a titolo di ‘diritto’ del gesto suicidario volontario, diretto e attuale – e del concorso di terzi per l’attuazione di tale evento», conclude il Mpv.
IL GOVERNO SI COSTITUISCE DAVANTI ALLA CONSULTA CONTRO CAPPATO
Il caso dj Fabo fa ancora discutere anche perché non si ferma al “singolo” processo a carico di Marco Cappato: il leader radicale è, come noto, accusato di aver aiutato al suicidio assistito nella clinica svizzera Fabiano Antoniani. Dopo che accusa e difesa si erano trovati concordi nell’assoluzione del leader radicale, i giudici del Tribunale di Milano avevano deciso di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato di “aiuto al suicidio” che viene contestato a Cappato. Ebbene, la novità di oggi vede il costituirsi davanti alla Corte Costituzionale del Governo in difesa della legge che stabilisce (con un reato del 1930) la piena contrarierà all’aiuto al suicidio da parte di qualsivoglia cittadino italiano. Aveva tempo fino ad oggi il Governo Gentiloni per decidere se costituirsi davanti alla Corte Costituzionale con l’avvocatura di Stato oppure no sul caso Dj Fabo-Marco Cappato: oggi l’Associazione Coscioni – che ha sostenuto Dj Fabo nel suo ultimo viaggio verso la morte – con la vicepresidente Filomena Gallo afferma, «Prendo atto della decisione del governo Gentiloni che sostiene ancora un reato del 1930. La scelta è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica». Deluse le associazioni dei radicali e i firmatari dell’appello (tra cui Saviano e Odifreddi, ndr) che chiedevano allo Stato di schierarsi dalla parte di Marco Cappato (come aveva fatto il pm Tiziana Siciliano in sede processuale, «Mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa, io rappresento lo Stato e lo Stato è anche Marco Cappato»). Secondo Mina Welby, presidente dell’omonima associazione, «Questo è un grave passo indietro dell’Italia sul fronte dei diritti. Una persona che si trova nelle stesse condizioni di dj Fabo ha diritto di chiedere di andarsene. Per questo l’articolo 580 del codice penale oggi e in questi determinati casi non ha più senso di esistere».
CONSULTA, IL GIUDIZIO DEL PRESIDENTE EMERITO MIRABELLI
In questo modo il Governo ha deciso di costituirsi semplicemente dalla parte della legge, formando l’Avvocatura di Stato nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano, come sosteneva giorni fa in una lunga intervista su Avvenire il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli. «L’aiuto al suicidio in Italia è un reato […] L’Avvocatura dello Stato interviene solitamente nei giudizi di legittimità costituzionale non solamente per “difendere” un interesse rappresentato dal governo ma anche per assicurare nelle questioni di maggiore rilievo la dialettica che è opportuno caratterizzi ogni procedimento giurisdizionale. Ciò è particolarmente rilevante in questo caso». La vicenda è del tutto complessa e per nulla “chiara” né dal punto di vista legislativo, né giudiziario e nemmeno etico: ciò che finora resta inoppugnabile è che il Governo avrebbe dovuto prendere una posizione e quella non poteva che essere in aperta condivisione della legge, «altrimenti avrebbe creato un pericoloso precedente», spiega ancora Mirabelli che poi si permette un piccolo ma decisivo giudizio rispetto alle richieste uscite dal Tribunale di Milano. «Quanto alla libertà di morire argomentata dal Tribunale di Milano, che esisterebbe e andrebbe rispettata e accordata ricordo che le convenzioni internazionali sui diritti umani affermano il diritto alla vita, all’integrità fisica e psichica di ogni persona e non il diritto alla morte», e ancora sempre rispondendo ad Avvenire, «In ogni caso la questione è mal posta: la libertà di morire implica la pretesa che altri determinino o agevolino la morte, o rende legittima la cooperazione al suicidio? Sarebbe allora legittimo cagionare la morte con il consenso di chi la subisce?».