Continuano le voci legate allo scandalo che ha colpito Facebook e vede coinvolto Cambridge Analytica. Una situazione arrivata al limite e che sta facendo esplodere polemiche in giro per tutto il mondo. Mark Zuckerberg è corso ai ripari e sono tantissimi i profili sospetti che sono stati eliminati. Basti pensare che sono quasi 30mila gli svizzeri colpiti dallo scandalo. Il paesa della croce bianca su sfondo rosso rimane uno di quelli meno colpiti da questo scandalo e infatti non entra nemmeno nella top ten, ma rimangono comunque dei rischi considerevoli che andranno debellati totalmente. Per la precisione i profili coinvolti in Svizzera sono 39198 di cui però solo sei avrebbero installato l’applicazione incriminata thisisyourdigitallife. Mark Zuckerberg però ci tiene a sottolineare che i numeri che stanno uscendo sullo scandalo Facebook sono solo delle cifre indicative che potrebbero essere molto superiori a quella che è effettivamente la realtà. (agg. di Matteo Fantozzi)
NUOVI DETTAGLI SHOCK SUGLI HACKER
Si allarga a macchia d’olio lo scandalo che ha colpito Facebook dopo l’utilizzo illegale da parte dei dati degli utenti, tramite la società Cambridge Analytica. Come vi abbiamo già spiegato, da circa 50 milioni si è arrivati al numero di 87 milioni di utilizzatori del noto social network “defraudati”. Ma non finisce qui, perché Mike Schroepfer, chief technology officer di Fb, ha aggiunto delle rivelazioni per certi versi inquietanti, circa l’utilizzo frequente di Facebook da parte degli hacker. In poche parole, svariati malintenzionati hanno sfruttato il social network di Zuckerberg per scovare i dati sensibili delle persone: «Fino a oggi, un utente aveva la possibilità di inserire il numero di telefono o l’indirizzo email di un’altra persona per cercare il suo profilo su Facebook. Tuttavia, questa funzione è stata utilizzata anche per violare le informazioni degli utenti da malintenzionati che hanno inserito numeri di telefono o indirizzi email a cui avevano avuto già accesso attraverso la funzione ricerca e l’account recovery». In poche parole cosa succedeva? Gli hacker hanno abusato della funzione “account recovery”, fino a poco tempo fa utilizzabile in maniera molto semplice, per raccogliere numeri di telefono, nomi, email, e altri dati, di modo da sfruttare questi ultimi per fare scambi di identità o altre azioni illecite. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
214 MILA ITALIANI COINVOLTI
La tempesta relativa allo scandalo Facebook-Cambridge Analytica sembra destinata a non arrestarsi. Per il colosso del mondo sociale guidato da Mark Zuckerberg, le accuse di aver violato i dati di milioni di account per favorire le ricerche della società Cambridge Analytica, che avrebbe usato la mole di big data per influenzare le elezioni presidenziali americane, si fatto sempre più pesanti. Anche alla luce delle ammissioni riguardo il numero di account che sarebbero stati violati nella loro privacy: ben ottantasette milioni in tutto il mondo, una cifra enorme e nella quale sarebbero anche compresi 214mila profili Facebook italiani. I tentacoli di Cambridge Analytica si sarebbero dunque espansi in tutto il mondo.
I TENTACOLI DI CAMBRIDGE ANALYTICA
Proprio di sviluppo tentacolare è il caso di parlare, perché bastava che un utente avesse installato l’app di Cambridge Analytica su Facebook, per veder violati non solo i propri dati, ma anche quelli di tutti i suoi amici sul social network. Per intenderci, gli account violati su Facebook in Italia sarebbero stati 57, ma considerando tutti gli amici di ciascun account, si arriva alla cifra di 214mila profili i cui dati sensibili sono finiti nelle mani dell’app dell’accademico Aleksandr Kogan chiamata This is Your Digital Life, poi acquisiti dalla Cambridge Analytica. A livello mondiale, è bastato installare l’app su 270mila account per riuscire ad accedere ai dati di 87 milioni di persone.
ZUCKERBERG: “STIME IN ECCESSO”
Si tratta di cifre che rischiano di schiacciare Facebook, Zuckerberg e quanto sbandierato da sempre sulla gestione dei dati, della sicurezza e della privacy sul social network. Cifra riguardo la quale lo stesso Zuckerberg ha provato a difendersi con una comunicazione ufficiale: “E’ una stima in eccesso”, spiega. “Sulla efficacia dei messaggi e sul tipo di dati che Analytica ha avuto, stiamo ancora indagando e ci vorrà del tempo. Ma per ora possiamo dire che quello è il numero di persone che in teoria potrebbero esser state raggiunte.” Bisognerà valutare se il danno di immagine per Facebook non creerà una vera e propria fuga degli utenti, nonostante Zuckerberg abbia a più riprese annunciato nuove contromisure per tutelare la privacy dei profili e i dati in essi contenuti.