E’ scoppiata la bufera in seguito al manifesto anti-aborto, affisso quest’oggi a Roma dall’associazione ProVita, contro appunto la pratica dell’aborto. Inutile sottolineare come tale affissione abbia creato non poca indignazione sul web, con i social che sono stati protagonisti di una serie di manifestazioni di dissenso nei confronti di quanto avvenuto nella capitale. Fra gli hashtag di tendenza, oltre a provita e rimozione subito, è spuntato anche quello di Medioevo, proprio per sottolineare in maniera ironica il ritorno ai tempi passati. Ad esempio Marina twitta: «Dal medioevo è tutto». Stefania, invece, scrive con una sottile ironia: «che qualcuno faccia col manifesto #provita quello che è stato fatto in 2 secondi con il bacio di Salvini e Di Maio», riferendosi al murales apposto pochi giorni dopo le elezioni in quel di Roma, e subito rimosso da chi di dovere. Infine, da sottolineare il tweet di Nikol: «Un pensiero a tutte le donne che camminando per Roma vedranno questo schifo. Non lasciate che i fascisti decidano cosa potete fare del vostro corpo, se non volete un figlio abortite». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL TWEET DELLA CIRINNA’
Monica Cirinnà, senatrice Pd firmataria della Legge sulle Unioni Civili, ha espresso su Twitter tutto il suo sdegno per l’iniziativa di ProVita che è apparsa sui manifesti di Roma. «Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne, Raggi rimuova subito». Di contro però, la replica netta e secca arriva dalla stessa associazione che in vista dei 40 anni della legge 194 sull’aborto intende sottolineare come ancora oggi le donne siano “illuse” da un’ideologia abortista che non dice l’intera verità: «È inconcepibile che in un’Italia, dove solo il 38% dei malati di tumore può accedere alle cure palliative e dove circa 200.000 anziani o disabili sono rispediti a casa ogni anno dagli ospedali pubblici, per mancanza di fondi per la sanità, lo Stato spenda centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per finanziare scelte individuali che causano l’eliminazione di esseri umani, e che non sono condivise da una grande fetta della popolazione?», scrive il presidente di ProVita in una lunga nota a difesa dei manifesti anti-aborto. In conclusine, sempre Brandi, spiega che lo Stato in realtà «finge di tutelare la mamma» e che non si preoccupa del più debole, ovvero il bambino nel grembo materno. «È la rappresentazione plateale della legge della giungla», spiega ProVita.
POSTER PRO-VITA “SPACCA” I SOCIAL
Un manifesto contro l’aborto ha scatenato un’ondata di indignazione sui social, diventando poi un caso politico. È stato affisso lo scorso 3 aprile in vista di una ricorrenza importante: i 40 anni dall’entrata in vigore della legge 194 del 1978, che si celebra il prossimo 22 maggio. Nel manifesto è ritratto un feto e c’è la scritta «Ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito». La campagna ProVita ha provocato una marea di proteste e commenti. Sono scattate anche petizioni e sit-in di protesta contro il manifesto comparso in via Gregorio VII a Roma, peraltro il più grande realizzato in Italia contro l’interruzione volontaria della gravidanza. «La sindaca Raggi faccia rimuovere il manifesto choc contro la legge 194 affisso a Roma». La raccolta firme è stata lanciata dall’Associazione Vita di Donna Onlus, che da oltre vent’anni tutela la salute delle donne. Si è passati subito alle vie di fatto a difesa della libera scelta delle donne.
MANIFESTO ANTI ABORTO, PROTESTE E SIT IN: “RAGGI LO RIMUOVA SUBITO”
Appello a Virginia Raggi, sindaco di Roma, per la rimozione del manifesto contro l’aborto. Su change.org è già stato lanciato l’appello «contro l’integralismo religioso che aggredisce la 194, una legge dello Stato confermata da due referendum popolari». Nella petizione si fa riferimento al prossimo 22 maggio, data in cui la legge 194 compie 40 anni: «Con l’avvicinarsi della ricorrenza, questa associazione di integralisti lancia con manifesto dai toni aberranti una campagna che offende le donne e gli uomini e aggredisce una legge dello Stato». Nel documento è stato chiesto alla sindaca Raggi di farsi «portatrice delle istanze dei cittadini facendo rimuovere il manifesto in questione». Insieme alle firme è partito il sit-in di protesta, già autorizzato. L’appuntamento è per sabato 7 aprile, dalle 10 alle 12, in via Gregorio VII, angolo via del Gelsomino. «In un paese in cui la legge 194 sull’interruzione di gravidanza si scontra con il boicottaggio del personale medico, non sentivamo davvero la necessità di assistere ad una campagna che mira a restringerne ulteriormente l’efficacia, e risulta degradante ed offensiva nei confronti delle donne», spiega l’appello.