Secondo il presidente dell’AIM – Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani – il provvedimento sull’assegno di mantenimento «è necessario e arriva a mettere finalmente ordine su una questione dibattuta da anni. Ora non ci sono più dubbi sul fatto che il non pagare costituisce reato. E da questo momento, se non si dimostra l’assoluta impossibilità di pagare si può essere condannati». Il giudizio dell’avvocato Gian Ettore Gassani, intervistato dal Corriere della Sera, riporta in positivo la decisione di queste nuove norme che colpiscono severamente i padri divorziati che non pagano gli assegni familiari dopo la separazione. Il nuovo corso interpretato dal codice, «aiuterà donne lavoratrici con redditi molto bassi e figli conviventi, «che non avranno più come unica alternativa quella di imbarcarsi in un processo civile per il recupero del credito vantato». Non tutti però sono d’accordo, specie i diretti interessati che si vedono una volta di più “criminallizzati” in una situazione già complessa di per sé come il divorzio e il rapporto con ex moglie e figli. Sui social è bufera, con tanti utenti che lamentano le nuove norme «Un’altra arma legalizzata per le donne che spolpano gli uomini dopo il divorzio. Anche le madri che usano i figli x metterti contro, o non li fanno vedere al padre dovrebbero rischiare il carcere», scrive un padre completamente inviperito e come lui tanti altri per una norma già destinata a fare discutere. (agg. di Niccolò Magnani)
NUOVE NORME SU ASSEGNO DI MANTIMENTO
Carcere per padri divorziati che non pagano l’assegno di mantenimento: da oggi, venerdì 6 aprile 2018, entra in vigore l’articolo 570 bis. Da oggi infatti i padri, che sono divorziati o separati dalla propria moglie, che non rispettano l’adempimento rischiano fino a un anno di reclusione o una multa fino a 1.032 euro. Il codice penale a partire da oggi prevede l’articolo 570 bis, che prevede dure condanne per i genitori che vengono meno “agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. Eliminati stratificazione di regole e sentenze contraddittorie, anche se questo nuovo articolo fa riferimento solo a padri divorziati e separati, non a conviventi. Introdotta con il decreto legislativo 21 del 2018 dal governo dimissionario all’interno della riforma del riordinamento penitenziario e, come sottolinea Tg Com 24, abroga l’articolo 3 della legge 54 del 2004, che prevede l’affidamento condiviso dei genitori separati e divorziati.
CARCERE PER PADRI DIVORZIATI CHE NON PAGANO MANTENIMENTO
Intervistato da Il Messaggero, l’avvocato Marco Meliti ha analizzato così l’introduzione dell’articolo 570 bis: “ha il pregio di riordinare e fare chiarezza su una serie di interventi che avevano creato dubbi interpretativi”. Non è previsto immediatamente il carcere per chi non adempie all’obbligo, si tratta più che altro come forma di “ammonimento”. L’esperto però ha analizzato anche il buco legislativo creato dalla nuova disposizione: “Si fa una distinzione tra i figli maggiorenni non indipendenti economicamente, nati all’interno di un matrimonio, e quelli nati da una coppia convivente, che invece non avrebbero l’obbligo a essere mantenuti”. L’articolo 570 bis infatti non fa distinzione in base all’età dei figli, a differenze di numerose sentenze di divorzio, ma sanziona coloro che dilapidano il patrimonio della famiglia o coloro che fanno mancare al coniuge o ai figli i mezzi di sussistenza.