Sono in tutto 6 i milioni di euro che lo Stato ha richiesto a 28 condannati tra medici, Polizia, Carabinieri e Polizia Penitenziaria come risarcimento per gli abusi effettuati nella caserma di Bolzaneto durante il noto e tremendo G8 di Genova del 2001. Una lunga storia giudiziaria divisa in più tronconi con responsabilità da dividersi in tutti i protagonisti (e con tutti, non solo le forze dell’ordine ma anche balck bloc, centri sociali e quant’altro, ndr) di quelle giornate senza senso, che vede oggi un nuovo capitolo nella decisione della Corte dei Conti di Genova. Sono in tutto 28 i condannati per il maxi risarcimento verso lo Stato, tra i quali figurano molti volti noti come proviamo a sintetizzare qui sotto; nel frattempo la Caserma di Bolzaneto torna al centro delle cronache dopo che mesi fa la Corte di Diritti Umani di Strasburgo aveva già condannato l’Italia, «anche in quella Caserma ci fu reato di tortura». Per il pm genovese, oltre al danno patrimoniale riconosciuto, si doveva aggiungere anche il danno all’immagine dello Stato e delle varie amministrazioni: «i fatti di Bolzaneto durante il G8 hanno determinato un danno d’immagine che forse non ha pari nella storia della Repubblica».



CONDANNATO ANCHE ALFONSO SABELLA

Giudizi pesantissimi in termini “simbolici” ma anche sotto il profilo economico: tra i condannati medici, poliziotti, carabinieri e “secondini”, risultano condannati anche Alfonso Sabella – magistrato, sostituto procuratore e tra i più brillanti uomini servitori dello Stato negli ultimi vent’anni – che all’epoca dei fatti era il Capo dell’Ispettorato del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (il Dap). Per la procura contabile, anche se la posizione penale era stata archiviata, «Sabella avrebbe dovuto controllare e vigilare affinché non avvenissero violenze e comportamenti scorretti». Stesse motivazioni anche contro un altro condannato dalla Corte dei Conti, ovvero il generale Oronzo Doria, ex capo area della Liguria degli Agenti di Polizia Penitenziaria. Tra i 28 spunta anche il nome del dottor Giacomo Toccafondi, che secondo le carte dei vari processi riportati da Repubblica «umiliava i pazienti e non interveniva quando gli agenti strappavano loro i piercing». Un gran calderone dove sicuramente si rischia di fare di ogni erba un fascio e che porterà nuove polemiche e nuove reazioni all’ennesima appendice giudiziaria dell’assurdo e insensato G8 genovese di ormai 17 anni fa.

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