Nella notte fra giovedì e venerdì è stato arrestato il boss Giuseppe Pelle, facente parte della Ndrangheta calabrese. Si nascondeva in una casa/bunker in quel di Condufuri in provincia di Reggio Calabria, e per le forze dell’ordine si tratta di un colpo importante, visto che il Pelle era latitante da circa due anni. Era ricercato per associazione mafiosa, ed inoltre, erano fitti i contatti con moltissimi esponenti della politica della zona, di ogni partito. Nel video mostrato dalla Polizia di Stato (che potete trovare a questo indirizzo), si nota chiaramente l’irruzione notturna delle forze dell’ordine nell’abitazione di Giuseppe Pelle vicino a San Luca. Il malvivente, 58enne, non ha opposto resistenza all’arrivo degli agenti, alzando le mani in alto in segno di resa. Giuseppe Pelle non appare in grandissima forma, sembra segnato forse dalla vita di recluso, scarno in volto, e vestito con una semplice tuta, ma in realtà è una delle figure di spicco della temutissima mafia calabrese, che annida i propri tentacoli in ogni dove, dal nord al sud della nostra penisola. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LE PAROLE DEL PROCURATORE PACI

Il Procuratore facente funzioni del capoluogo di regione Gaetano Paci, dopo l’arresto e la cattura del boss Pelle, ha spiegato come l’avvento dell’ennesima buona operazione delle Squadre Mobili e delle Procure contro le mafie aprono una nuova stagione: «Col suo arresto  si può in pratica dire conclusa la stagione dei grandi latitanti Negli ultimi anni almeno 13 grandi ricercati sono stati arrestati». Sempre tenendo fede alle parole importanti del pm Lombardo che chiede invece più risorse per “continuare questa stagione”, dal mondo della politica arriva il commento della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi. «Una bella notizia, una vittoria di doppio valore per la giustizia e le forze di Polizia. La cattura di ogni latitante che si rifugia nel proprio territorio per dimostrare che lo controlla, dimostra la debolezza di fronte allo Stato di coloro che lo hanno protetto in questi anni», conclude l’ex senatrice dem. Intanto proseguono le indagini parallele per comprendere chi e in che modo, tra i vari affiliati politici reggini, sono entrati in contatto con Pelle negli anni scorsi e se siano avvenuti poi decisioni ed eventuali “favori” sulla scia dei rapporti tra il boss latitante ora catturato e gli stessi personaggi. (agg. di Niccolò Magnani)



PM LOMBARDO: “PIÙ RISORSE PER LA LOTTA DELLE MAFIE”

La cattura di Giuseppe Pelle, tra i nomi più importanti della ’ndrangheta del Reggino, ha scatenato tante reazioni di plauso e complimenti verso il lavoro delle forze dell’ordine e della Procura di Reggio Calabria che è riuscita ad assicurare alla giustizia il latitante scappato da due anni. Su tutti, il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria che spiega così «La cattura di Giuseppe Pelle è una notizia entusiasmante e che rinnova, ancor una volta, la grande fiducia che i calabresi ripongono in forze dell’ordine e magistratura per la lotta al crimine organizzato. La notizia dell’arresto conferma ancora una volta quanto siano elevate le capacità investigative delle Procure antimafia calabresi, più volte prese ad esempio nel resto del Paese e del mondo per la qualità e le competenze nella lotta alla ‘ndrangheta», spiega l’onorevole Arturo Bova. Per il consigliere comunale di Reggio Calabria delegato alla legalità, Demetrio Martino, la cattura di Pelle dimostra il «nostro agire di amministratori locali e costituisce un monito continuo volto ad assicurare quei profili di trasparenza e legalità che rassicurino l’agire e la tutela dei cittadini avverso le forze del malaffare che ancora condizionano lo sviluppo del nostro territorio».



A “smorzare” i toni trionfalistici dell’intera operazione ci ha però pensato il pm aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che ricorda «meno complimenti e più risorse per noi e per le forze di Polizia. Questa è la ricetta vincente». Il procuratore poi sottolinea come solamente le verità processuale creano davvero le condizioni per una presa di coscienza collettiva della reale portata destabilizzante di ogni tipo di mafia. «La storia giudiziaria dice che la ‘ndrangheta è una cosa seria in cui tradizione e modernità si fondono tra loro per dare vita ad un sistema criminale che arriva ovunque, che gestisce enormi capitali, che condiziona la vita di migliaia di persone. Tutto questo si ricostruisce nelle aule di giustizia, con il costante e massiccio invio di magistrati. Che vanno aiutati ogni giorno a svolgere un lavoro complesso e difficile», conclude il pm. 

ARRESTO DEL BOSS LATITANTE DI SAN LUCA

Giuseppe “Peppe” Pelle è stato arrestato: la latitanza del boss è finita oggi con un blitz rapidissimo della Squadra mobile di Reggio Calabria. Cinquanta militari sono entrati in casa, mentre altri agenti cintavano l’intera zona per scongiurare eventuali tentativi di fuga. Il boss, figlio di ‘Ntoni Pelle Gambazza, che ha scritto la storia della ‘ndrangheta calabrese, è stato individuato in un’abitazione isolata, nei pressi di Condufuri, a pochi chilometri da San Luca. Si stava nascondendo in una delle contrade più impervie di tutta la provincia, un bunker quasi naturale. Giuseppe Pelle è stato sorpreso in casa con altri uomini e si è messo senza fare alcuna resistenza. Su di lui pendeva un mandato di cattura per associazione mafiosa, spiccato l’estate scorsa, oltre ad un residuo di pena di due anni e cinque mesi relativo ad una precedente condanna per mafia. Il boss è l’attuale capo politico, strategico e operativo di una delle famiglie più importanti della ‘ndrangheta calabrese. Non è stato solo regista delle strategie economiche e criminali del suo clan: per i magistrati è stato per anni anche abile tessitorie di importanti carriere politiche.

ARRESTATO BOSS GIUSEPPE PELLE: GLI INTRECCI CON LA POLITICA

In prossimità di diverse elezioni si sono recati in processione a casa di Giuseppe “Peppe” Pelle diversi politici per chiedere appoggi e voti. Lo ha svelato una videocamera sfuggita alle bonifiche ordinate dal boss: sono state immortalate le visite di aspiranti consiglieri regionali, come Santi Zappalà, e dell’ex senatore Antonio Caridi. In quest’ultimo caso la conferma è arrivata da un’intercettazione del fratello del boss, Sebastiano, il quale poco dopo le elezioni esclamò: «Il candidato di mio fratello qua, ha preso undicimila voti! Vedete qua compare. Ha lavorato qua». Come riportato da Repubblica, gli inquirenti con un’altra intercettazione hanno avuto la prova che l’appoggio elettorale offerto era bilanciato da una contropartita che i Pelle si aspettavano di ricevere. Ma i “Gambazza” sono arrivati anche all’interno della procura e tra le forze dell’ordine con i loro tentacoli. Insomma, un curriculum criminale importante. Ci sono capitoli ancora aperti però, a partire dal processo “Mandamento Jonico” che dovrà affrontare, visto che è accusato di aver provato a fare suoi i lavori pubblici realizzati in diversi comuni della Locride, come Siderno, Condofuri, Palizzi e Natile di Careri.