È giusto di qualche giorni fa l’ennesima controffensiva di Papa Francesco contro i casi di pedofilia in Cile e in Irlanda e con l’arresto ieri dell’ex addetto della Nunziatura Apostolica a Washington il “cerchio” di questi ultimi mesi di conclude: anzi, no, nel vasto e preoccupante problema della pedofilia – o della pedopornografia in possesso, come recita l’accusa contro Mons. Capella – si inserisce anche un altro caso che sembrava archiviato e che invece Papa Francesco ha di fatto riaperto ieri. Si tratta dell’inchiesta di Napoli sull’ex parroco di Ponticelli accusato di aver sbucato di alcuni ragazzini del quartiere partenopeo alla fine degli Anni Ottanta. «Quell’inchiesta va riaperta», ha fatto sapere il Pontefice tramite la nota diffusa dalla Curia di Napoli nella quale dunque prosegue l’indagine dell’arcivescovo Crescenzio Sepe. «Già lo scorso anno dalla Cancelleria diocesana venne precisato che la Congregazione Dottrina della Fede, alla quale la Diocesi di Napoli aveva rimesso tutta la documentazione relativa all’istruttoria fatta in loco, ‘nel 2016 riteneva non essere emersi gli elementi sufficienti per avviare un processo penale a carico’ del sacerdote in questione». All’inizio di quest’anno poi, dopo una denuncia fatta da un’altra persona direttamente alla Santa Sede, il Santo Padre ha deciso la riapertura del caso, spiega ancora la nota, «incaricando la Congregazione Dottrina della Fede di procedere a tutti gli adempimenti, per cui, poco prima della Pasqua, alla Diocesi di Napoli è stato affidato il compito di effettuare l’indagine previa, che il cardinale arcivescovo ha immediatamente avviata ed è, quindi, in atto». La lotta alla pedofilia continua e l’arresto di Capella o la riapertura del caso di Napoli sono solo una ulteriore conferma. (agg. di Niccolò Magnani)



BURKE, “NO IMMUNITÀ DIPLOMATICA”

Continua a far discutere l’arresto di monsignor Carlo Alberto Capella, l’ex addetto della nunziatura di Washington e diplomatico di punta del Vaticano, finito oggi in una cella della gendarmeria della Santa Sede con l’accusa di pedopornografia. Un’accusa gravissima, quella ai danni del prelato 51enne, che già nel mese di settembre era stato richiamato a Roma dopo che era stato spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti in Canada, a Ottawa. All’epoca si fece strada l’ipotesi per cui Capella avrebbe goduto di una presunta immunità diplomatica che il Vaticano avrebbe opposto per impedirne l’estradizione. Una formula che avrebbe potuto consentire il processo all’interno delle mura leonine. A smentire questa ricostruzione, però, era stato lo stesso Vaticano attraverso il portavoce Greg Burke, come riporta Il Tempo:”Posso affermare che non c’è alcuna richiesta di estradizione arrivata dal Canada, né nessun processo fissato in Vaticano; l’indagine richiede collaborazione internazionale e non è ancora terminata”. Oggi è stato lo stesso promotore di giustizia della Città del Vaticano, Gianpiero Milano, a proporre l’arresto dopo la denuncia arrivata per via diplomatica dal governo americano. (agg. di Dario D’Angelo)



PEDOPORNOGRAFIA, ARRESTATO MONS. CAPELLA: NON UN PRETE QUALUNQUE

Non è un prete qualunque monsignor Capella, l’ex funzionario della Nunziatura di Washington, arrestato oggi per possesso di ingente materiale pedopornografico su mandato di cattura emesso dal giudice istruttore del Tribunale del Vaticano, su proposta del Promotore di Giustizia, eseguito dalla gendarmeria vaticana. Capella, come riportato da Repubblica, fino ad oggi rivestiva un luogo non di secondo piano nella diplomazia vaticana e in questo senso si spiega il forte imbarazzo che questa vicenda sta provocando negli ambienti cattolici. Già all’epoca della denuncia, il capo della Conferenza episcopale americana, il cardinale Daniel DiNardo, aveva commentato: “E’ una questione grave. Speriamo che la Santa Sede fornisca maggiori dettagli”. E sarà proprio con l’ordinamento giuridico vaticano, adesso, che Capella farà i conti: come riporta Repubblica, infatti, il reato di pedopornografia è previsto dalla Santa Sede nella legge numero VIII del 2013. Il reato viene trattato negli articoli 4, 10 e 11, che si riferiscono alla definizione del reato, ad atti di pedopornografia e alla detenzione di materiale pedopornografico. La legge della Santa Sede differisce dal codice di diritto penale per diverse tipologie di reato. (agg. di Dario D’Angelo)



PEDOPORNOGRAFIA, CHI E’ MONS. CAPELLA

Monsignor Carlo Alberto Capella, ex funzionario della Nunziatura di Washington, è stato arrestato oggi per possesso di ingente materiale pedopornografico. Questa mattina il giudice istruttore del Tribunale del Vaticano, su proposta del Promotore di Giustizia, aveva emesso un mandato di cattura, provvedimento che è stato poi eseguito dalla gendarmeria vaticana. Monsignor Capella, come riportato da Repubblica, ora è detenuto in una cella della caserma del Corpo della Gendarmeria, a disposizione dell’autorità giudiziaria. A render nota la notizia è stata la Sala stampa vaticana. L’arresto è giunto al termine di un’inchiesta del Promotore di Giustizia della Città del Vaticano, Giampiero Milano, dopo una denuncia arrivata per via diplomatica dal governo degli Stati Uniti. A Washington avrebbe compiuto i suoi reati, ma ci sono rapporti su di lui con accuse simili arrivati anche dal Canada. Il fascicolo è stato aperto dopo la notifica dello scorso 21 giugno da parte del Dipartimento Usa sul possibile reato.

PEDOPORNOGRAFIA, ARRESTATO MONSIGNOR CAPELLA IN VATICANO

Monsignor Carlo Alberto Capella, di origine emiliana, è stato in servizio in Segreteria di Stato fino al 2015 come officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati. In questa veste aveva partecipato alla sottoscrizione della Convenzione fiscale con lo Stato italiano. Successivamente è stato inviato come secondo segretario alla Nunziatura Apostolica di Washington, prestigiosa sede diplomatica. La notizia dell’inchiesta prima e ora dell’arresto hanno suscitato scalpore e sconcerto visto che si tratta di un personaggio di primo piano nella gerarchia della diplomazia vaticana. La questione è seria: il reato di pedopornografia è previsto dalla Santa Sede con la legge numero VIII del 2013, in particolare negli articoli 4, 10 e 11 che riguardano definizione del reato, atti di pedopornografia e detenzione di materiale pedopornografico. Il comma 3 prevede che «chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi precedenti, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, trasmette, importa, esporta, offre, vende o detiene per tali fini materiale pedopornografico, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro duemilacinquecento a euro cinquantamila». Mentre il comma 5 che «nei casi previsti dai commi 3 e 4, la pena è aumentata ove il materiale sia di ingente quantità».