Lo scorso 16 marzo, dopo ben 17 anni, il Governo ha approvato una nuova disciplina organica per la valorizzazione del patrimonio boschivo e forestale nazionale. Il Testo Unico è nato con l’obiettivo di promuovere, in linea con gli indirizzi di intervento europei e internazionali, una gestione attiva nella tutela dei valori ambientali, paesaggistici, economici e socio-culturali, oltre al recupero ecologico e produttivo dei terreni degradati e abbandonati, alla sicurezza idrogeologica, alla prevenzione degli incendi boschivi, allo sviluppo socioeconomico e occupazionale delle aree montane e delle filiere produttive. “Un riordino normativo necessario — commenta il presidente di AFI (Associazione Forestale Italiana) Andrea Negri — e un importante segnale da parte della politica verso il mondo forestale e chi lo tutela per far crescere il patrimonio boschivo nazionale e il suo valore”. Ma anche un testo frutto di un lungo iter di confronto e dibattito, che a un passo dalla firma definitiva del Capo dello Stato non si spegne, alternando gli appelli pro e contro la sua attuazione definitiva. 



Presidente Negri, cosa ne pensa degli appelli diretti al presidente Mattarella affinché firmi o non firmi il Testo Unico forestale?

Sinceramente non posso nemmeno immaginare che questo testo non venga firmato. Il mio pensiero è quello di AFI ovvero apartitico e apolitico, volto alla tutela delle foreste. Noi difendiamo unicamente gli alberi quindi dico: abbiamo bisogno di questa legge. Questa legge va attuata e firmata al più presto. Dietro alle polemiche c’è un gioco politico non chiaro. Il testo è stato condiviso da oltre 300 persone: il tavolo di filiera era composto da tutti, da noi di AFI e da tutti gli attori del mondo forestale. 



Su cosa si basano le polemiche?

Qualunquismo. Dicono che si abbatteranno i boschi, ma non è vero. Chi critica questa legge conosce poco nulla della realtà dei boschi in Italia. E infatti, chi ne è a conoscenza la sostiene e chiede una rapida attuazione. Noi abbiamo una situazione tragica in Italia, con i boschi incolti, piante che finiscono per mangiarsi le une con le altre perché non hanno le giuste distanze, aree in abbandono. Il bosco incolto non è un vantaggio per il territorio. La copertura forestale è triplicata nell’ultimo secolo e le foreste italiane sono in fase di espansione. E allora questa legge tra i tanti punti che affronta, introduce il rasamento e il diradamento dove necessario. Che attenzione: non significa togliere, ma garantire che le piante possano crescere meglio e avere piante di qualità. 



Che sfida racchiude il nuovo Testo Unico? Si parla di gestione attiva. 

Con questa legge abbiamo una grande opportunità: passare dalla conservazione all’azione. Diamo una chance ai boschi italiani. Gestione attiva delle risorse significa questo. Le disposizioni precedenti andavano bene per l’Italia del dopoguerra, ma da trent’anni a questa parte la realtà italiana è cambiata. E allora bisogna far fronte al cambiamento o si continua a parlare di un Paese che non c’è più. Noi consumiamo il 20% della ricrescita naturale annua. In tutta Europa la media è il 65%. Significa che creiamo boschi e poi non li usiamo. 

Il Testo Unico fissa “criteri minimi per le attività di gestione forestale demandando alle singole regioni il compito di declinarli tenendo conto della varietà degli ecosistemi forestali”. Che scenario si profila?

C’è un esempio concreto per rispondere: l’Alto Adige. Una regione con una ricchezza naturale è per tutti esempio del bosco per eccellenza. La regione provvede a una gestione autonoma delle superfici forestali da tempo. Il suo modello verrebbe esteso a tutta Italia. Chiedo, a chi critica, se è un male. 

Quale sarà il passo successivo? 

Le regioni stanno già lavorando a piani di sviluppo e non aspettano altro che poterli attuare per valorizzare davvero il territori. L’armonia della gestione forestale significa trovare anche sinergie positive tra chi fa piani e chi controlla il territorio: occorre avere un’intenzione comune. Per questo il TU è un prezioso strumento di programmazione e pianificazione di una vera e propria strategia forestale e nazionale a lungo termine.  E per questo, come presidente di AFI, non posso che auspicare la fine delle polemiche e una sua rapida attuazione.