Il blitz messo a segno da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria nella giornata di oggi rappresenta un duro colpo per la ‘Ndrangheta, dal momento che è l’esito di una lunga e complessa attività di indagine che parte da lontano (ovvero nei primi mesi del 2017). La cosiddetta operazione “Monopoli” ha infatti portato al fermo (emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura calabrese) nei confronti di quattro noti imprenditori della zona, ritenuti colpevoli di vari reati tra cui quello di associazione mafiosa. Infatti, secondo quanto si apprende, è stata di fatto confermata la tesi degli inquirenti secondo cui alcuni imprenditori hanno sfruttato in passato l’appoggio delle cosche criminali per realizzare in modo illecito dei profitti. In particolare, nel mirino della DDA è finita la cosca “Tegano”, da tempo bene inserita nel tessuto socio-economico calabrese e capace di influenzare le attività di chi opera nel reggino, penalizzando invece quegli imprenditori che si sono trovati a essere penalizzati da coloro che invece godevano di protezioni e “sponsor” da parte della stessa ‘Ndrangheta. (agg. di R. G. Flore)



EDILIZIA E SALE BINGO NEI LORO AFFARI

E’ scattata all’alba di oggi l’operazione “Monopoli” che ha portato all’arresto di quattro imprenditori edilizi ed immobiliari di Reggio Calabria. Gli investigatori avrebbero rintracciato una rete di interessi economici che gli stessi intrattenevano con cosche criminali della ‘ndrangheta cittadina. Come spiega Il Fatto Quotidiano, per i pm che hanno emesso il decreto di fermo, i quattro imprenditori coinvolti sarebbero affiliati alle cosche Latella-Ficara e Tegano e dovranno ora rispondere di vari reati. I loro nomi compaiono già in diverse inchieste della procura di Reggio e Milano. Michele Surace già qualche anno fa era stato coinvolto in una indagine relativa all’incendio di una sala Bingo della quale aveva attraverso il figlio la proprietà del 50%. Più di recente era finito coinvolto in un’altra indagine, insieme al socio Andrea Giordano, per aver fatto – secondo l’accusa – “confluire in Svizzera i proventi derivanti loro da un’imponente truffa ai danni dello Stato, consumata tramite la ‘Idro Mineral Beverage S.r.l.’ che aveva indebitamente percepito contributi della legge ex 488, edificando una struttura produttiva, poi data alle fiamme per intascare un lauto indennizzo assicurativo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ESEGUITI SEQUESTRI PER 50 MILIONI

Un nuovo blitz in piena regola, quello eseguito nella giornata di oggi dai Carabinieri di Reggio Calabria che hanno fermato quattro imprenditori ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta cittadine. L’operazione, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, è stata condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale, sotto la coordinazione della Dda reggina. I quattro imprenditori fermati sono stati accusati, a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e auto riciclaggio, e grazie al loro appoggio alle cosche mafiose locali avrebbero ottenuto grandi profitti in modo illecito, poi riciclati in attività commerciali di successo. Sono stati oltre 100 i militari impegnati nel portare a termine questa enorme operazione durante la quale sono state poste sotto sequestro anche numerose aziende, centinaia di appartamenti e decine di terreni edificabili a Reggio Calabria, per un valore di oltre 50 milioni di euro.



I QUATTRO IMPRENDITORI ARRESTATI

Grazie all’operazione condotta dalla Dda di Reggio Calabria che ha messo a segno un nuovo colpo a scapito della ‘ndrangheta, è stata fatta totale luce su quello che è stato definito dagli stessi inquirenti “un reticolato di legami criminali coltivati da spregiudicati imprenditori edili e immobiliari”. Il blitz è stato messo a punto nelle prime ore del giorno portando all’arresto dei quattro imprenditori ritenuti contigui alle cosche della ‘ndrangheta. Come riporta Strettoweb.com, si tratta di Ficara Carmelo di anni 62, titolare dell’omonima impresa di costruzioni; Giordano Andrea Francesco di anni 59, suo socio; Surace Giuseppe, il più giovane dei quattro, di anni 34 e infine Surace Michele di anni 61, rispettivamente padre e figlio. Grande soddisfazione da parte di Carabinieri impegnati nell’operazione ribattezzata “Monopoli” i quali, al termine dei fermi hanno ribadito di aver fatto pienamente luce sui rapporti degli imprenditori.