I negozianti di Roma sono scesi in piazza per protestare e chiedere al sindaco Virginia Raggi delle risposte che da 22 mesi, ovvero da quando si è insediata, non ha mai fornito. “C’è troppo degrado in città”, lamentano gli esercenti e lo stesso Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti Roma ha spiegato all’Ansa che le foto che documentano questo abbandono sono ormai sempre più frequenti: “Bisogna intervenire”, dice. I negozianti non si sentono tutelati: “Chiedevamo il nuovo testo unico dei pubblici esercizi con l’inserimento di un nuovo regolamento sull’occupazione di suolo pubblico ormai fermo da oltre 10 anni”, ha aggiunto Pica che ha parlato a nome di altre associazioni federate. Ad attendere risposte sono in 20mila aziende ed ora, ad attendersi una risposta certa è stato anche Valter Giammaria, presidente Confesercenti Roma, che al portale Roma Today ha commentato: “Ci aspettiamo dall’amministrazione una risposta seria. In una città come Roma non puoi permetterti di non mettere i tavolini fuori ai locali. Significa non volere una capitale attraente per i turisti, che desiderano i posti all’esterno. Il decoro non lo deturpano i tavoli, ma l’immondizia e l’abusivismo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“DEGRADO CITTÀ, NO RISPOSTE IN 22 MESI”

«Chiuso per lutto perché la pubblica amministrazione ci sta uccidendo»: così campeggia oggi e negli scorsi giorni in alcuni negozi del centro storico di Roma Capitale, prima che il tutto sfociasse in un’assemblea pubblica di protesta dei pubblici esercizi della città in Piazza della Bocca della Verità. Questa l’”accoglienza” per il nuovo Assessore titolare di Lavoro e Commercio della giunta Raggi, Carlo Cafarotti insediato proprio da qualche giorno nel suo nuovo ruolo molto delicato. Titolari di bar, esercenti, ristoranti e molti altri semplici commercianti che protestano contro il Comune M5s per il silenzio quasi assordante che ha accompagnato gli ultimi mesi di “gestione” degli esercizi pubblici sotto la stretta scure del Campidoglio. In sostanza i tantissimi esercenti in piazza questa mattina chiedono da mese un nuovo regolamento con norme meno stringenti e dure sull’occupazione di suolo pubblico: «Tavolini, ombrelloni, sedie e dehors che finiscono nel mirino dei tagli operati dall’ente locale tramite i cosiddetti Piani di Massima Occupabilità, in nome di sicurezza stradale e decoro, dalla pubblica amministrazione», spiega Roma Today.



CONFESERCENTI ROMA, “CI ASPETTIAMO RISPOSTA SERIA DAL COMUNE”

Il pomo della discordia è proprio il termine “decoro” con il ragionamento che viene presto che spiegato: tra frigoriferi, rifiuti, buche per strada, bus in fiamme il decoro nella Capitale non è che sia proprio un “comune denominatore” assiduo delle giornate di turisti e cittadini. Per questo e per la totale assenza di dialogo dell’amministrazione Raggi, oggi i negozianti: «C’è troppo degrado in città, ogni giorno ci vengono inviate foto che ne mostrano l’abbandono. Bisogna intervenire. Se alcune zone diventano aree pedonali dovrebbero essere concessi più tavolini all’aperto anche per poter assumere migliaia di giovani costretti a emigrare all’estero. Il piano attuale si sta rivelando troppo restrittivo», spiega Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti Roma, a nome anche delle altre associazioni federate. Viene richiesto un nuovo testo unico dei pubblici esercizi con l’inserimento, ad esempio, di un regolamento più sensato sull’occupazione del suolo pubblico ormai fermo da oltre 10 anni. «Vogliamo regole che tengano in considerazione le mutate condizioni dell’economia. Per questo scendiamo in piazza come Fiepet Confesercenti insieme a Assoristoratori, all’associazione pubblici esercizi di Roma e Lupe. Tutti insieme rappresentiamo l’80% dei pubblici esercizi. Chiediamo un incontro immediato alla Raggi e un confronto con i residenti che devono capire che il centro storico di Roma è patrimonio di tutti e non può essere usato solo dai quei pochi residenti rimasti», conclude Pica, che ricorda come da 22 mesi la Giunta Raggi non emana nessun provvedimento a favore di una categoria «che rappresenta oltre il 5% del Pil romano. 20mila aziende attendono risposta, ora basta!».

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