Proseguono le indagini sulla morte di Sana Cheema, giovane 25enne pakistana, morta in circostanze misteriose, forse uccisa dal padre perché voleva sposare un ragazzo che viveva in Italia. In attesa che la verità venga finalmente a galla, molti gli amici di Sana che hanno detto la loro su questa vicenda: «È giusto che i responsabili paghino – si legge su IlSecoloXIX – per quello che hanno fatto». Sana ha abitato nel quartiere Fiumicello di Brescia fino allo scorso novembre, e si era perfettamente integrata, essendo ormai da diversi anni in Italia. «Sono ancora sotto choc, continuo a pensare a lei», racconta un’amica che poi ha aggiunto: «Era una ragazza piena di vita ma che sapeva di vivere a cavallo tra due culture completamente diverse. Mi fa rabbia pensare che ci siano uomini miei connazionali che, guardando a questa vicenda, dicono alle donne: le ragazze che scelgono di vivere la loro vita fanno questa fine». E nella comunità pakistana di Brescia, che si è molto attivata per avere giustizia, c’è anche chi teme delle ritorsioni: «Temiamo che qualcuno possa farci del male – il pensiero di un amico – sapendo che abbiamo chiesto la verità». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL RAGAZZO DI LEI NON VOLEVA SPOSARLA?

Sta assumendo sempre più i contorni del giallo la triste vicenda con protagonista Sana Cheema, giovane pachistana di 25 anni che sarebbe stata uccisa dal padre perché voleva sposare un ragazzo pachistano residente in Italia. Nelle ultime ore il quotidiano La Repubblica ha provato a fare chiarezza, intervistando il probabile assassino, che ha rimandato al mittente ogni accusa: «È vero – racconta – Sana era più italiana che pachistana, aveva ormai una mentalità diversa dalla nostra. Ma nessuno le voleva imporre nulla, solo farle capire che il ragazzo che diceva di amare era già promesso sposo di un’altra donna e che non voleva saperne di lei. Mia moglie ha provato a mettere quel ragazzo alle strette: o la sposi o smettete di vedervi, gli aveva detto. E infatti dopo quel colloqui Sana si è convinta a tornare qui al villaggio». Il padre continua quindi a sostenere la tesi della morte accidentale, con la figlia che sarebbe deceduta dopo aver sbattuto la testa sul letto o su un mobile, con conseguente rottura dell’osso del collo: una tragica fatalità. Le forze dell’ordine pachistane non sembrano però convinte da questa versione, e l’uomo, insieme al fratello, continua a rimanere in carcere. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ANCHE MADRE E ZIA INDAGATE

I colpi di scena e le smentite, nel caso della povera Sana Cheema (uccisa in Pakistan perché, pare, diventata troppo “occidentale” tanto da rifiutare un matrimonio combinato in patria) si moltiplicano e si fondano anche sulla fatica ricerca di dati e fatti “incontrovertibili” nel difficile incrocio tra stampa e governo pakistano che non sempre “eccellono” nel fornire verità e correttezza. La notizia del giorno è l’indagine a carico anche della madre e della zia della 25enne bresciana: dopo l’arresto del padre (Mustafa Ghulam), del fratello (Adnan) e dello zio (Mazhar Iqbal) di Sana, ora la tragedia “familiare” si allarga e vede nel mirino della investigatori anche le altre due donne della famiglia. Lo spiega oggi il ‘Giornale di Brescia’ riportando che il capo della polizia locale, quando ha riferito della confessione del padre, ha comunicato che tra gli indagati ci sono appunto la mamma e la zia. A questo punto gli inquirenti hanno chiesto una proroga di altri 15 giorni sulle indagini in modo da avere tutti i risultati degli esami fatti sul corpo della giovane e bella ragazza bresciana, addirittura sepolta subito dopo la morte per provare a sfuggire alle indagini sulla sua scomparsa.



IL PADRE SI “RIMANGIA” LA CONFESSIONE

Intanto però lo zio paterno di Sana Cheema è stato scarcerato e per ora non viene considerato direttamente coinvolto nella morte – avvenuta per strangolamento e rottura dell’osso del collo – della nipote. Al momento i due diretti accusati di omicidio e occultamento di cadavere sono il padre e il fratello che l’avrebbero strangolata per “onore” e per imporle il rito delle nozze combinate. Resta però un mistero sulla confessione del padre: secondo gli inquirenti Mustafa Ghulam Cheema avrebbe confessato l’intero delitto “d’onore” già due giorni fa, mentre emergono voci discordanti che arrivano da una intervista riportata su Repubblica. «Non è vero che abbiamo confessato», avrebbe detto l’uomo che rischia la pena di morte assieme al figlio, «Se il referto dei medici legali dice che Sana aveva l’osso del collo rotto è perché deve aver battuto la testa contro il bordo del letto o il divano. Il padre della giovane ha poi sottolineato che «se le cose sono andate così è per il volere di Allah». I misteri restano e l’unico fatto per ora certo resta uno e uno solo: la morte di una giovane innocente, ingannata e brutalmente uccisa solo perché voleva vivere nella sua Brescia.