Non si placa la querelle accesa dalla denuncia di una coppia gay di Sorrento che si è vista negata la possibilità di unirsi civilmente nel chiostro del convento di San Francesco: i ragazzi hanno annunciato che presenteranno ricorso contro la decisione del sindaco che, da parte sua, ha voluto difendersi dalle accuse che gli sono piovute addosso, spiegando che non gli era sembrato semplicemente opportuno celebrare un matrimonio di quel tipo dato che adiacente al chiostro c’è proprio il suddetto monastero. Raggiunto telefonicamente dalla redazione de Il Fatto Quotidiano, Padre Antonio Ridolfi, superiore del convento francescano, ha precisato che non si è trattato affatto di un caso di omofobia: “Qui c’è rispetto per la persona ma quella dei due ragazzi era una richiesta che comportava difficoltà oggettive” ha aggiunto, ricordando che ci sono celebrazioni religiose in chiesa. Infatti, nonostante nel chiostro di San Francesco si celebrino circa 200 matrimoni all’anno, Padre Ridolfi ha ricordato che gli stessi frati hanno fatto più volte presente al primo cittadino di Sorrento che anche quelle celebrazioni sono “poco rispettose della religiosità del luogo” e, dato che il numero delle nozze stava crescendo in maniera vertiginosa, “allora ci siamo detti che ci voleva un limite”. (agg. R. G. Flore)



LA COPPIA PRESENTA RICORSO

Emergono ulteriori sviluppi circa il divieto di celebrazione dei matrimoni gay da parte del sindaco di Sorrento, nello splendido Chiostro di San Francesco, un luogo di proprietà del Comune, ma considerato off limits per le coppie omosessuali. Vincenzo e Heriberto hanno dovuto scegliere un’altra location fra la sala del Municipio, il Museo Correale e la Villa Fiorentino, ma ovviamente non sono felici per l’impossibilità di sposarsi nel luogo prescelto: «Il nuovo posto che abbiamo scelto è splendido – raccontano a L’Huffington Post – ma resta il fatto che sono stato costretto ad adeguare il mio desiderio al ribasso». E la vicenda non sembra finire qui, visto che i due hanno annunciato che vogliono andare fino in fondo, presentando ricorso: «I sindaci che si rifiutano di celebrare le unioni civili rischiano una sanzione – dice Vincenzo, uno dei due futuri sposi – ma più che per questo, ho deciso di denunciare la vicenda perché non ce la faccio, di fronte alla discriminazioni, a voltarmi dall’altra parte. E poi perché magari può servire ad altri dopo di noi a realizzare il loro sogno».



“NON SIAMO CONTRARI ALLE UNIONI GAY MA…”

Il chiostro di San Francesco a Sorrento è di proprietà comunale, quindi a tutti gli effetti possono essere celebrate anche le unioni civili, ma il sindaco Giuseppe Cuomo ha deciso di vietarle. Di conseguenza, una coppia gay ha dovuto cambiare location per le proprie nozze. Ma la decisione del primo cittadino non ha niente a che vedere con il fatto che i due promessi sposi siano omosessuali. «Non strumentalizzatela, perché non siamo contro le coppie gay», ha precisato ai microfoni di RaiNews24. Poi ha spiegato che «la legge prevede autonomia dei singoli comuni di organizzarsi». Da qui la libertà di scegliere che nessuna unione civile venga celebrata nel chiostro, attiguo al monastero francescano. Vale per «tutte le unioni civili. Potete chiedere ai francescani». La speranza di chi vuole celebrare la propria unione è che il prossimo sindaco non condivida la stessa decisione. «Se il prossimo sindaco vorrà cambiare la mia decisione, è libero di farlo», ha specificato Cuomo. (agg. di Silvana Palazzo)



SORRENTO, VIETATE UNIONI GAY NEL CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO

Niente unioni civili tra persone dello stesso sesso nel chiostro di San Francesco di Sorrento. La notizia, lanciata dall’Huffington Post, ha fatto subito il giro del paese e dei social. Il caso si è aperto quando Vincenzo D’Andrea e il compagno Beto, i due promessi sposi, hanno ricevuto tramite e-mail il diniego dall’ufficio preposto alle celebrazioni. Il sogno di Vincenzo, che voleva sposare il suo Beto in questo luogo magico, è naufragato per la risposta negativa del Comune. «Mi è crollato il mondo addosso, sono due anni che la legge Cirinnà ha stabilito uguaglianza tra i cittadini e mi sono molto meravigliato che una città internazionale come Sorrento possa avere queste riserve», ha commentato D’Andrea, che proprio sui social ha riscontrato la solidarietà di chi è a favore del suo matrimonio. Il sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo, ha chiarito subito il suo punto di vista: «Abbiamo detto no perché, anche se il chiostro di San Francesco è di  proprietà del comune, è attiguo al monastero francescano e non mi è sembrato opportuno celebrare questo tipo di unione».

“È ATTIGUO AL MONASTERO FRANCESCANO”

I due promessi sposi di Sorrento non possono unirsi in matrimonio nel chiostro di San Francesco, ma il Comune ha reso disponibili per loro altri luoghi, come il Museo Correale, Villa Fiorentino e il comune stesso. Vincenzo D’Andrea però non ci sta e spiega il suo disappunto e rivendica gli stessi diritti degli altri cittadini: «Il comune di Sorrento fa parte dello Stato italiano e non del Vaticano. C’eravamo informati prima, lì si celebrano tantissimi matrimoni civili e non religiosi, perché a noi è stato vietato?». La risposta del sindaco è stata giudicata da D’Andrea di «basso profilo», quindi ha colto l’occasione per chiedere «uguaglianza». L’uomo ha poi annunciato che sposerà il compagno, Heriberto Vasquez Ciro detto Beto, a Villa Fondi, ma ha denunciato l’accaduto all’Arcigay di Napoli per proseguire la battaglia per altri. La data del matrimonio è fissata per il 25 luglio a Piano di Sorrento.