Non ci sono più dubbi secondo il team di esperti che da anni indaga sul volo MH370, l’aereo della Malaysia Airlines scomparso dai radar l’8 marzo del 2014 mentre sorvolava l’Oceano Indiano. A provocare la morte delle 239 persone a bordo del velivolo fu il 53enne Zaharie Amad Shah, il pilota che decise di suicidarsi. E non fu, a detta degli inquirenti, una decisione presa d’impulso, bensì un’azione “pianificata meticolosamente”, sullo stile di quella tristemente celebre nel nostro continente, quando nel marzo del 2015 il co-pilota tedesco Andreas Lubitz decise di far schiantare il volo Germanwings 9525 in servizio tra Barcellona e Duesseldorf sulle Alpi di Provenza francesi. Simon Harvey, pilota britannico con molte ore di volo alle spalle davanti ai comandi di Boeing 777 in Asia, intervenuto al programma australiano “60 Minutes” ha ammesso: “Se qualcuno mi desse il compito di far sparire un 777, farei esattamente la stessa cosa”, riferendosi al fatto che il pilota del volo MH370 ha portato il velivolo al confine tra Thailandia e Maylesia per evitare che una delle due aviazioni intervenisse. (agg. di Dario D’Angelo)



VOLO MALAYSIA AIRLINES SCOMPARSO: SMENTITO REPORT AUSTRALIANO

Il pilota del volo Malaysa Airlines 370, scomparso nel 2014 con 239 persone a bordo, «ha deliberatamente eluso i radar» e fatto precipitare l’aereo in una missione suicida che aveva pianificato a lungo. Ne è convinto il team di inquirenti che ha provato a risolvere il mistero del Boeing 777, incluso Martin Dolan, che ha guidato le ricerche sottomarine dell’aereo. La scomparsa dell’aereo della Malaysia Airlines costituisce forse il più grande mistero nella storia dell’aviazione civile. «Inconcepibile e inaccettabile», così lo hanno definito le autorità australiane nei mesi scorsi. «Le cause dell’incidente non potranno essere spiegate con certezza fino a quando l’aereo non sarà ritrovato», scrisse l’Australian Transport Safety Bureau nel report sulle ricerche pubblicato il 3 ottobre scorso. Ma il team di inquirenti sopracitato non la pensa affatto così. (agg. di Silvana Palazzo)



GLI ULTIMI INQUIETANTI ATTIMI PRIMA DELL’OMICIDIO DI MASSA

Risolto il mistero del volo 370 della Malaysia Airlines: è stato il pilota, con una missione suicida, a far cadere l’aereo. A rivelarlo è stata una commissione di esperti che per quattro anni ha indagato su questo misterioso incidente, avvenuto l’8 marzo del 2014. A rendere ancora più difficoltoso l’operato di ingegneri e tecnici, il fatto che nel corso di questi quattro anni siano stati ritrovati solamente pochissimi resti di quel Boeing 777 partito da Kaula Lampur e diretto a Pechino. Vengono i brividi a pensare agli ultimi tragici momenti di quel volo, con i passeggeri che forse si sono accorti di quello che stesse succedendo, e con gli assistenti di volo e le hostess che probabilmente hanno vissuto attimi di vero e proprio terrore. Come riporta La Repubblica, pare che l’aereo sia stato depressurizzato dallo stesso pilota, Zaharie Amad Shah, che avrebbe di conseguenza indossato una maschera d’ossigeno, a differenza invece di tutto l’altro personale di bordo presente, che sarebbe svenuto poco prima di morire. Inoltre, come ha spiegato Simon Harwey, pilota di volo che lavora in Asia, anche la scelta dell’impatto non sarebbe casuale: «Ha deciso di far precipitare il velivolo lungo il confine tra la Thailandia e la Malaysia per evitare che nessuna delle due parti intervenisse». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“NESSUN ATTACCO TERRORISTICO”

Una verità inquietante, che fa tornare alla mente l’incubo Germanwings: il volo MH370 della Malaysia Airlines, di cui si perse traccia l’8 marzo 2014 mentre sorvolava l’Oceano Indiano, non fu coinvolto in un incidente, né in un attentato terroristico. A determinare la morte delle 239 persone a bordo dell’aereo fu infatti il disegno suicida del pilota Zaharie Amad Shah. Ne è convinto Martin Dolan, che per due anni ha guidato (invano) le ricerche sottomarine del velivolo. Nel corso della trasmissione australiana 60 minutes, Dolan ha spiegato:”Si stava suicidando e sfortunatamente stava uccidendo tutti gli altri a bordo e lo ha fatto deliberatamente. Ma non è stato un attacco terroristico, altrimenti era quasi inevitabile che un’organizzazione terroristica lo rivendicasse. Nessuno lo ha fatto”. (agg. di Dario D’Angelo)

LE RICERCHE SENZA ESITO

Il giallo del volo MH370, scomparso sull’Oceano Indiano l’8 marzo 2014 con 239 persone a bordo, ha forse trovato la sua tragica soluzione in stile Germanwings. Secondo il team di inquirenti che indaga sulla sparizione del Boeing 777 della Malaysia Airlines, il pilota dell’aereo “ha deliberatamente eluso i radar” e fatto precipitare il velivolo in quella che a quanto pare è stata una missione suicida pianificata da tempo. Già nel 2016, infatti, era emersa una pista simile: come riportato da TgCom24, infatti, un documento aveva rivelato che il capitano, Ahmad Zaharie, un mese prima dell’incidente, aveva effettuato con un simulatore diversi voli, tra cui uno con una rotta molto simile a quella che si pensa abbia tenuto con quello scomparso. Impossibile non tornare con la mente allo schianto dell’Airbus A320 della Germanwings contro una montagna dell’Alta Provenza del 24 marzo 2015.  Per quanto riguarda il volo MH370, i resti dell’aereo e delle 239 persone a bordo non sono stati ancora ritrovati: Malesia, Cina e Australia hanno sospeso le ricerche dopo circa 3 anni. Nel 2018 il ministro dei trasporti malese Liow Tiong Lai ha annunciato però che un’azienda americana ha messo a disposizione un’imbarcazione per proseguire nelle ricerche dei rottami. Nel caso in cui il relitto venisse ritrovato il governo pagherebbe all’azienda americana fino 70 milioni di dollari. (agg. di Dario D’Angelo) 

VOLO MH370 MALAYSIA AIRLINES: “FU MISSIONE SUICIDA DEL PILOTA”

Dopo più di quattro anni si è risolto il giallo del volo MH370 della Malaysia Airlines, e quanto venuto alla luce è decisamente inquietante. Il volo in questione partì l’8 marzo del 2014 dall’aeroporto di Kuala Lampur, in Malesia, e sarebbe dovuto atterrare a Pechino, in Cina, ma dopo circa 38 minuti dal decollo fece perdere ogni traccia di se, smettendo di mandare comunicazioni alla torre di controllo. Dopo quattro anni di indagine la commissione di esperti ha emesso il suo verdetto: il pilota del volo incriminato compì un atto deliberato, facendo inabissare l’aereo nell’oceano Indiano. «Voleva togliersi la vita – le parole di Larry Vance, l’esperto canadese degli incidenti aerei, come riporta TgCom24e purtroppo ha deciso anche di uccidere tutti quelli che erano a bordo, facendolo deliberatamente».

“UN OMICIO DI MASSA”

A bordo vi erano 239 persone, tutte decedute durante il gesto folle portato a termine da Zaharie Ahmad Shah, il capitano del volo in questione. Il pilota decise di spingersi il più lontano possibile dalle zone abitate e soprattutto dai radar, per poi togliere la vita a se stesso e a tutti i passeggeri incolpevoli: «Trattasi di un omicidio di massa portato a termine dal pilota». Una mossa pianificata quella di Shah, che spinse il Boeing 777 della Malaysia Airlines a circa 200 chilometri di distanza dalla rotta prestabilita, spegnendo tutti gli strumenti per l’identificazione dello stesso. Un incidente aereo che resta probabilmente il più grande mistero della storia recente, visto che i rottami del velivolo sono stati cercati invano per più di quattro anni.