C’è un solo responsabile per la morte di Tito Traversa, baby scalatore di 12 anni che nell’estate del 2013, morì dopo essere caduto a seguito di un’arrampicata. Secondo il giudice Iannibelli, si tratta dell’istruttore di arrampicata, Nicola Galizia, condannato a due anni di carcere. Assolti invece il responsabile della scuola Bside, Luca Gianmarco, e il produttore dei gommini dei moschettoni montati male durante la scalata, nonché il legale rappresentante della Aludesign spa, Carlo Paglioli: tutti e tre non hanno commesso il fatto. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il Tribunale è convinto che l’istruttore avrebbe dovuto controllare i rinvii di Tito, montati male da una sua compagna minorenne. Il bimbo morì il 3 luglio del 2013, dopo essere arrivato in cima durante un’ascensione a Orpierre, in Francia: Traversa cadde subito dopo nel vuoto perché gli otto rinvii (i moschettoni con la corda), avevano ceduto uno dietro l’altro.
IL COMMENTO DEL PADRE
Il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni di carcere anche per il produttore dei rinvii, che non avrebbe inserito le istruzioni di montaggio degli stessi, poi assolto. Giovanni Traversa, il padre di Tito, ha commentato così la sentenza, in maniera polemica: «Mio figlio è morto a causa di un concatenarsi di responsabilità di cui solo una è stata dichiarata con la sentenza. Mancano all’appello tutta una serie di responsabili che, grazie a una serie di fattori, non sono stati fino ad ora presi in considerazione dalla giustizia». Traversa ha quindi aggiunto e concluso: «Si sono verificati una serie di inceppi che hanno consentito l’impunità di alcune figure».