La seconda puntata del programma targato Rai M, condotto da Michele Santoro, vedrà il proseguirsi della ricostruzione intorno al famoso rapimento e assassinio di Aldo Moro, avvenuto nel 1978. L’innovazione del programma di Santoro sta proprio nel suo fitto intrecciarsi di aspetti tipici da documentario e da fiction, interessantissimo esperimento di docufilm. In studio ci saranno molti attori di grande livello per interpretare i vari protagonisti di quello che fu forse il più clamoroso caso di rapimento avvenuto in Italia. Tra i tanti che parteciperanno a questo docufilm ricordiamo il grande Remo Girone, che interpreterà i panni dell’altro leader della DC, Giulio Andreotti, e di Paolo Briguglia (che prese già parte a un film su Aldo Moro nel 2003, il celebratissimo ‘Buongiorno, notte’). Nella parte di Enrico Berlinguer invece ci sarà Ninni Bruschetta, attore forse poco noto al grande pubblico ma dalle eccelse doti interpretative. Attraverso tutto questo il pubblico cercherà di comprendere la scelta coraggiosa da parte di Berlinguer di erseguire la cosiddetta linea della fermezza, da molti contestata.



ANNI DI PIOMBO

Per avere un’idea piutoosto chiara della scelta controversa di Enrico Berlinguer bisogna necessariamente avere un quadro chiaro dela periodo vissuto dall’Italia in quegli anni difficili. Ebbene, non era certo uno dei più tranquilli se pensiamo al soprannome affibbiatogli dai media: anni di piombo. Il motivo è facilmente intuibile: da ogni parte pioveva piombo con grande leggerezza, come fosse una cosa normale. Questo perché i giovani erano in grande subbuglio: da una parte le reiterate rivolte studentesche, spesso velleitarie ma comunque sanguinolente, e dall’altra gli estremismi politici, sia di destra che di sinistra. Le attività politiche illecite di gruppi più o meno organizzati (di cui le BR, ossia le Brigate Rosse) furono probabilmente l’esempio principe, erano numerosi sia a destra che a sinistra, senza distinguo di credo politico. L’obiettivo era quello, comune, di cambiare le cose e sotto un certo aspetto di migliorarle, anche facendo ricorso alla violenza più becera. In questo contesto, purtroppo, si generò il drammatico rapimento del Presidente Aldo Moro da parte delle BR.



LA LINEA DELLA FERMEZZA

Enrico Berlinguer in questo contesto storico-politico non si distinse dalla massa. La linea generale dei politici di allora fu quella di non cedere alle richieste vibranti dei brigatisti. Se lo avessero fatto, avrebbero spalancato una porta ad altre azioni del genere e probabilmente l’Italia sarebbe finita in un caos ancora maggiore di quanto in realtà non lo fosse. E così il PCI, assieme a tanti altri partiti politici, decise di non venire a patti con i terroristi, scelta poi condivisa anche dal papato (‘Moro libero senza condizioni’). Se da una parte questo poteva sembrare aberrante dal punto di vista umano (pensiamo soprattutto a Giulio Andreotti e agli altri compagni di partito), probabilmente da un punto di vista politico questa era l’unica cosa da fare e Berlinguer era fondamentalmente d’accordo. Le voci che si opposero furono pochissime, tra cui un giovane Bettino Craxi che da lì a pochi anni sarebbe diventato Presidente del Consiglio e leader dell politica italiana per molti anni a venire.