Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e da oltre un anno vittima di stalking, questa mattina ha testimoniato nel processo contro il suo persecutore raccontando in aula, a Busto Arsizio, l’inizio del suo incubo e quali gravi conseguenze ha avuto per lei. Imputato nel processo che si sta svolgendo davanti al giudice Valeria Recaneschi c’è il suo presunto stalker, Giovanni Bernardini, ex candidato sindaco a Jesolo. Sarebbe lui l’autore di innumerevoli messaggi, dichiarazioni d’amore, proposte di matrimonio e profili Facebook fake, oltre a svariati appostamenti sotto casa. Da quell’incubo, come raccontato dalla stessa vittima, non sarebbe ancora del tutto uscita. L’europarlamentare ha quindi ripercorso tutte le tappe di questa vicenda per molti aspetti drammatica e che prese il via in modo inizialmente innocuo nel 2015, con i primi messaggi da parte dell’uomo. Tutto cambiò nel 2017 quando le arrivò il primo messaggio di Bernardini sul suo cellulare. Stando a quanto riporta Il Fatto Quotidiano, è la stessa Comi a spiegare come avvennero i primi contatti: “Per la mia attività politica ero andata a Jesolo per un convegno e incontrai anche il signor Bernardini. Non aveva il mio numero, ma mi è stato riferito che lo aveva avuto da colleghi di partito”. Da quel momento però quella conoscenza mutò. Ogni volta che l’esponente politica era in tv lui non perdeva tempo a farle presente di essere in prima linea a guardarla, fino a ritrovarselo spesso sotto casa. “Ho cambiato casa, ho tolto il secondo cellulare.  Sono arrivata al punto di non dire più pubblicamente dove andassi per la paura di vederlo”, ha rivelato oggi in aula.



LARA COMI, 22 DENUNCE CONTRO IL SUO STALKER

I messaggi di Giovanni Bernardini a Lara Comi, con il passare del tempo iniziarono a farsi decisamente più insistenti, fino a scriverle che desiderava avere dei figli da lei. “Era andato anche a prenotare la chiesa per il matrimonio con un nome falso”, ha spiegato l’europarlamentare. Le dichiarazioni di “amore estremo” furono poi raccolte in un profilo Facebook fake appositamente creato. Le persecuzioni proseguirono con fiori e interminabili telefonate, nonostante lei lo avesse intimato a smetterla. “Complessivamente ho sporto 22 denunce”, ha rivelato. Oggi però, la Comi deve fare i conti con le conseguenze di quella ossessione: “Ho ansia, timore, ho la sensazione forte che lui possa venire a Bruxelles. Non poter dire ai miei simpatizzanti dove vado, cosa faccio è lesivo della mia libertà, limitante del mio lavoro”. La stessa ha ammesso di aver dovuto cambiare il numero del cellulare che aveva sin dall’infanzia e che usava per lavoro, con tutte le problematiche che ne sono conseguite. Oggi non è più tranquilla nonostante il suo stalker da qualche mese è in carcere per aver disobbedito al divieto di avvicinamento. Il prossimo 28 giugno è fissata la nuova udienza del processo che forse ridarà un po’ di serenità a Lara Comi.

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