Da un lato i vertici dell’azienda indagati, dall’altro i due operai ancora in fin di vita: la situazione per le Acciaierie Venete è critica e per di più il ricorso alla cassa integrazione i sindacati vorrebbero evitarla per non far ricadere sulla collettività le mancanze e le negligenze eventuali dell’azienda di Padova nell’occhio del ciclone dopo l’incidente degli scorsi giorni. Salite a 4 ore di sciopero proclamate in tutta la provincia, con un presidio perenne davanti alle Acciaierie Venete (sono 2 ore invece di sciopero per tutto il Veneto): «Siamo ormai in presenza di una interminabile catena di morti sul lavoro che in questi mesi ha funestato il Veneto e il paese, che occorre fermare al più presto per garantire a tutti i lavoratori e in tutti i luoghi di lavoro il diritto alla salute e alla sicurezza», spiegano in una nota i principali sindacati Fim, Fiom, Uilm. Il prossimo 22 maggio ci sarà un incontro importante a Palazzo Balbi, spiega il Mattino di Padova, nella sede della Regione: presenti al tavolo, oltre ai sindacati, gli assessori al Lavoro, alla Sanità e anche lo Spisal Veneto. Bisogna interrompere la catena di sangue e di morti: «ora basta», tuonano tutti in corso, in attesa di buone notizie dagli ospedali dove sono ricoverati Marian e Sergiu. (agg. di Niccolò Magnani)



“MARIAN E SERGIU IN FIN DI VITA”

E’ notizia delle ultime ore l’elenco dei sette indagati per l’incidente delle Accieierie Venete di Padova, tra cui figurano i vertici di Danieli. Quattro le persone rimaste ferite, di cui due gravemente. Loris Scarpa, esponente della Fiom, ha riportato le ultime sulle condizioni degli operai ai microfoni di padovaoggi.it: “Due, Marian e Sergio, sono in fin di vita all’ospedale di Cesena e in quello di Padova. Siamo fortemente preoccupati per come possono uscire da questa vicenda. Male sta anche Davide che è all’ospedale di Verona. Simone è a casa ma anche lui non sta bene”. Scarpa ha poi parlato del rischio beffa con la cassa integrazione: “Abbiamo già fatto sapere all’azienda che di cassa integrazione non se ne parla proprio. Pensare che dopo quello che è successo il costo di quanto accaduto ricada sulla collettività e sui lavoratori stessi non è accettabile. Noi siamo convinti che la retribuzione debba arrivare dall’azienda stessa”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



INDAGATI I VERTICI DELLA DANIELI

Padova, incidente alle Acciaierie Venete: 7 indagati. La vicenda risale a domenica 13 maggio 2018: verso le ore 8 allo stabilismento di Riviera Francia una colata di acciaio bollente ha colpito quattro operai. I quattro uomini sono rimasti ustionati, con tre di loro molto gravi. Successivamente è divampato l’incendio all’interno dell’acciaieria, con i vigili del fuoco che sono riusciti a sedare il rogo e a salvare gli operai rimasti contusi. Oggi giungono nuovi e importanti aggiornamenti: come sottolinea l’Ansa, la procura di Padova ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati sette persone. L’agenzia sottolinea che tra questi vi sono i vertici dell’azienda Danieli, quelli della sicurezza e i rappresentanti legali di alcune ditte che lavorano in appalto. Si tratta di una iscrizione tecnica per il momento, necessaria per l’affidamento della perizia sui macchinari da parte del pubblico ministero.



INCIDENTE ALLE ACCIAIERIE VENETE: 7 INDAGATI

Il Messaggero Veneto rivela che tra i nomi degli indagati compaiono anche Giampiero Benedetti, presidente della Danieli di Buttrio, Giacomo Mareschi Danieli, consigliere della Danieli, e Alessandro Trivillin, consigliere della Danieli. Lo stabilimento di Padova per il momento rimane sotto sequestro, con lo stop alla produzione fino a quando i consulenti della Procura non daranno il nulla osta. L’accusa è quella di lesioni personali colpose: la Danieli ha infatti fornito la traversa di sollevamento che ha ceduto durante lo spostamento del contenitore di acciaio fuso. Le ultime notizie sulle condizioni dei quattro operai feriti sottolineano che due di loro, i romeni Marian Bartu e Sergiu Todita, hanno riportato ustioni su tutto il corpo e sono ricoverati in condizioni critiche. Il terzo operaio ha ustioni per il 13 per cento del corpo, mentre il quarto è stato dimesso già nella serata di domenica con prognosi di 15 giorni.