Lo scorso 9 aprile moriva nella solita clinica per il suicidio assistito in Svizzera Davide Trentini, 53 anni, colpito da sclerosi multipla dal 1993. Dietro all’episodio, la solita Associazione Luca Coscioni guidata dall’esponente radicale Marco Cappato e dalla signora Mina Welby. Fu lei ad annunciare con enfasi l’avvenuta morte dell’uomo che insieme a Cappato si sarebbe poi autodenunciata per aver assistito Trentini nella sua morte. I due sono indagati per istigazione al suicidio e aiuto materiale, solita indagine farsa perché Cappato soprattutto si è autodenunciato non sappiamo più ormai quante volte ed è sempre uscito assolto, l’ultima volta anche con gli applausi dell’accusa. Adesso i due hanno chiesto il giudizio immediato.



CHIESTO GIUDIZIO IMMEDIATO

Nelle parole del loro avvocato Filomena Gallo, “è indispensabile andare a un dibattimento pubblico” per avere la “speranza” che il parlamento rimetta in discussione la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia che è stata consegnata oltre 4 anni fa alla camera dei deputati. Insomma, come è chiaro a tutti, per la Welby e Cappato si tratta di far morire persone malate in modo che si crei quanto più clamore possibile per i loro interessi di carattere politico come far approvare una legge che nella loro visione distorta, li faccia passare alla storia come eroi dei diritti civili. Con il giudizio immediato la difesa rinuncia dunque all’udienza preliminare che era fissata per il 31 maggio: “Cappato e Welby saranno giudicati per un reato punito in Italia in modo grave, proprio mentre la Corte di assise di Milano, tramite ordinanza, ha rimesso la stessa norma alla valutazione della Consulta per giudicarne i profili di costituzionalità” dice ancora l’avvocato della coppia. Cappato è accusato di aver finanziato dal punto di vista economico viaggio e suicidio del signor Trentini, la signora Welby per averlo accompagnato in Svizzera ed averlo assistito fino all’ultimo respiro. 

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