Clamorosa dimissione in massa di tutti i 34 vescovi del Cile, dopo l’incontro avuto con papa Francesco sul tema scottante della pedofilia. Il papa era rimasto coinvolto in un caso molto scottante, prendendo le difese del vescovo cileno Barros accusato di essere stato omertoso su diversi casi di pedofilia da parte di esponenti del clero. Lo aveva difeso fortemente dicendo che quelle su di lui erano “tutte calunnie” e che su di lui non c’era “nemmeno una traccia di prova”. Ha poi invece dovuto fare marcia indietro chiedendo “perdono” e dichiarando “vergogna e dolore” per gli errori di valutazione commessi, davanti alle testimonianze indelebili di 64 testimoni.Il sacerdote accusato, Fernando Karadima, era molto stimato dalla Chiesa cilena e dall’alta borghesia del paese, con amicizie in alto loco in Vaticano. Una situazione incandescente come si può capire, che adesso culmina nelle dimissioni in massa: “Vogliamo comunicare che tutti noi vescovi presenti a Roma, per iscritto, abbiamo rimesso i nostri incarichi nelle mani del Santo Padre, affinché decida lui liberamente per ciascuno”.
“CHIEDIAMO PERDONO ALLE VITTIME”
Il gesto è una sorta di ammissione di colpe da parte della Chiesa cilena, anche se ovviamente a parte Barros nessuno è accusato di niente: la Conferenza episcopale del Cile chiede perdono alle vittime dei sacerdoti abusatori e ringrazia la stampa per il «servizio alla verità». Si legge nel comunicato: “Ringraziamo le vittime per la loro perseveranza e il loro coraggio nonostante le enormi difficoltà personali spirituali sociali e famigliari che hanno affrontato unite spesso alle incomprensioni e agli attacchi della stessa comunità ecclesiale. Ancora una volta imploriamo il loro perdono e aiuto per continuare ad avanzar sul cammino della guarigione per cicatrizzare le ferite”. Poi chiedono al papa che decida liberamente su ciascuno di loro, se rinnovare o meno il loro incarico. Un gesto coraggioso, da cui dovrebbero prendere esempio altre conferenze episcopali, perché i casi di pedofilia protetti da alte cariche del clero sono stati purtroppo innumerevoli in tutti i paesi cattolici, primo di tutti l’Irlanda, dove oggi la Chiesa quasi non esiste più per il disgusto suscitato nella popolazione civile dalle coperture operate per decenni.