“Ha rubato lo show”, come si dice nel mondo dello spettacolo quando un ospite salito sul palco si dimostra più avvincente della star. E’ quello che viene da dire dopo aver visto e sentito la performance del Reverendo Michael Curry, vescovo americano di colore della Chiesa Episcopale e capo della Chiesa stessa che fa parte di quella Anglicana che ha tenuto l’omelia del “royal wedding”. In realtà il matrimonio di Harry e Meghan ha rotto parecchie consuetudini delle ingessate tradizioni reali, e una di queste è proprio la caratteristica multiculturale dell’evento, a cominciare dalla mamma della sposa, afroamericana, e poi un vescovo di colore non si era mai visto a eventi della monarchia inglese, per di più americano, gli ex coloni della corona inglese che osarono ribellarsi. Nello stile tipico dei predicatori di colore americani, il vescovo si è esibito in uno show molto emozionale, agitandosi e girandosi e alzando le mani al cielo, come se invece di trovarsi nella cappella di Windsor ci si fosse trovati sotto a una tenda del Mississippi in mezzo a contadini di colore.



MICHAEL CURRY, CHI È IL VESCOVO DEL ROYAL WEDDING

E naturalmente anche il contenuto dell’omelia non è stato da meno: ha citato la schiavitù, l’antico testamento e anche Martin Luther King. Un discorso appassionato, in cui la sostanza del messaggio è che quella cristiana è una rivoluzione dell’amore che cambia il mondo cominciando dal proprio vicino di casa. Non sono mancate le battute, che hanno fatto sorridere molti dei presenti compresi Harry e Meghan, ci domandiamo però come l’austera regina Elisabetta abbia preso il sermone. Non da meno l’erede al torno il principe William che a un certo punto si è visto trattenere disperatamente lo scoppio di una risata. Ma i punti toccanti non sono mancati, come quando ha detto che gli schiavi dell’America dell’ottocento ci mostrano ancora oggi il potere dell’amore. “Dobbiamo scoprire il potere dell’amore, il potere redentore dell’amore, e quando lo faremo, faremo di questo vecchio mondo, un nuovo mondo” ha detto citando Martin Luther King. “Non sottovalutatelo” ha aggiunto. A proposito degli schiavi, ha detto che “cantavano gli spiritual anche nel mezzo della loro prigionia. È quello che dice che c’è una bomba in Galaad, una bomba capace di curare, e rendere sani i feriti. L’amore è forte come la morte”. Alla fine ha ammesso di essersi dilungato troppo concludendo: “Siamo qui per farvi sposare”. L’intera chiesa è scoppiata in una risata seppur contenuta.



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