Forse la parola femminicidio non fa più specie, tanto ci siamo abituati. Ma assuefarsi all’uccisione di donne che hanno l’unica colpa di non amare più il proprio compagno non si può. Così sortisce dolore e desta sconforto la storia di Anna Rosa Fontana, la donna che è stata uccisa due volte: dal suo ex e dalla giustizia. Perché la 38enne di Matera, morta il 7 dicembre del 2010, aveva denunciato le minacce, lo stalking, le violenze al quale il suo ex convivente di 15 anni più grande l’aveva sottoposta. Non aveva taciuto. Si era rivolta alla giustizia, aveva chiesto aiuto. Di più: 5 anni prima di trovare la morte nell’androne del palazzo della mamma, era stata accoltellata proprio dallo stesso uomo, da Paolo Chieco. Un manovale, ex macellaio, che l’aveva presa a fendenti davanti al figlio piccolo di una precedente relazione della donna. Si era salvata per miracolo, Anna Rosa: era stato proprio Paolo Chieco, paradossalmente, a dare l’allarme:”Ho ammazzato la mia convivente, vi aspetto“. La Fontana si salvò proprio per l’immediatezza dei soccorsi: l’ospedale di Matera era distante poche centinaia di metri. Ma Paolo Chieco c’ha riprovato, alcuni anni dopo, e c’è riuscito.
ANNA ROSA FONTANA, LA MALAGIUSTIZIA
Ma com’è possibile che un uomo che accoltella la propria ex trascorra in carcere soltanto un paio d’anni e uno solo ai domicialiari? Perché è proprio questo che è successo con Paolo Chieco, l’uomo che ha impiegato due tentativi per uccidere l’ex convivente Anna Rosa Fontana, di cui si parlerà anche nella puntata di oggi de Il Terzo Indizio, la trasmissione condotta da Barbara De Rossi su Rete 4. Dopo essere stato arrestato e condannato in primo grado a 12 anni e 6 mesi, ridotti per effetto del rito abbreviato a 8 anni e 4 mesi, Chieco ha visto ridurre ulteriormente in appello a 6 anni la propria pena. Vuoi le attenuanti generiche, vuoi l’indulto, Chieco dal carcere esce in fretta. Trascorre un anno ai domiciliari, a casa insomma, a soli 300 metri dal palzzo dove il 13 luglio 2005 ha tentato di uccidere Anna Rosa. E non è cambiato, Chieco. La spia, la osserva con un binocolo. Un’ossessione di cui la vittima si accorge, allertando i carabinieri che provvedono al sequestro del binocolo. Ad un certo punto, però, la pena scade: Chieco torna libero. Soprattutto di mettere in atto il suo disegno di morte, nonostante gli appelli di Anna Rosa.
LE INUTILI DENUNCE
Anna Rosa Fontana sentiva che qualcosa di brutto stava per accadere. Il 7 ottobre c’era stato un tragico antipasto di cò che si sarebbe poi concretizzato. I carabinieri, come riportato da La Stampa, verbalizzarono così la sua denuncia:”Con aria minacciosa e sotto la pioggia, mi intimava di dargli il cellulare, poi prendeva la mia borsetta e la buttava lontano da me. Poi apriva il bauletto dello scooter e vi prendeva un paio di guanti neri, o comunque di colore scuro, ed una corda bianca. Mentre si infilava i guanti mi diceva: “Comincia a pregare perché per te oggi è finita”. Io ero tremendamente impaurita e lo scongiuravo di non farmi del male perché vedevo il suo sguardo perso nel nulla. Era lo stesso che aveva quando nel 2005 mi aveva inferto ben 15 coltellate dopo avermi appostato nel portone di casa di mia madre“. E proprio lì, in quello stesso portone in cui 5 anni prima si era salvata, Anna Rosa ha trovato la morte. Accoltellata, di nuovo da Paolo Chieco, stavolta senza scampo. Non le è servito chiedere aiuto alla giustizia: è stata uccisa due volte, la povera Anna Rosa.