Sono in molti quelli che hanno voluto destinare un ricordo a Giovanni Falcone morto nella Strage di Capaci ventisei anni fa. Un attentato che sicuramente ha aperto a molti gli occhi sulle questioni legate alla mafia. Chi non poteva non ricordare questo terribile fatto di cronaca nera è Stefano Accorsi che su Twitter ha postato una foto di Giovanni Falcone, scrivendo un semplice: “23 maggio 1992, #PerNonDimenticare”. L’attore bolognese classe 1971 ha interpretato il ruolo di Leonardo Notte nelle due serie dal titolo 1992 e 1993. In queste è riuscito a portare sul piccolo schermo diverse situazioni importanti che ci portano a raccontare diverse emozioni e momenti importanti nella ricostruzione dello scandalo che poi ha preso il nome di Mani Pulite. Staremo a vedere se Stefano Accorsi deciderà anche di dire la sua in merito a quanto accaduto oltre al semplice post su Twitter. (agg. di Matteo Fantozzi)
IL MESSAGGIO DI MARCO MAZZOCCHI
Sono passati esattamente 26 anni dall’attentato che ha portato alla morte di Giovanni Falcone, noto come Strage di Capaci. Sicuramente le immagini sono ancora forti nel cuore di chi ha vissuto quel periodo storico e che poteva all’epoca capire la gravità di quanto stava accadendo. Anni in cui la televisione d’inchiesta aveva fatto dei passi in avanti davvero molto importanti e aveva regalato la possibilità di scoprire un volt crudo del nostro paese. Il giornalista Marco Mazzocchi ha voluto raccontare il suo punto di vista su quanto accaduto: “23 maggio 1992. Strage di Capaci. 400 kg di esplosivo uccidono Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta. Due mesi dopo stessa sorte per Paolo Borsellino e cinque suoi agenti. Chi non era nato o non era grande abbastanza non capirà mai lo sgomento che abbiamo vissuto in quei giorni”. Un racconto lucido che ci riporta indietro davvero di tantissimi anni. (agg. di Matteo Fantozzi)
https://twitter.com/officialmaz/status/999105773375578113/photo/1
GRASSO: “C’È TANTO DA CHIARIRE”
Alle 17.58 di 26 anni fa le lancette dell’orologio delle vittime della strage di Capaci, tra cui Giovanni Falcone, si fermarono per sempre. Oggi, alla medesima ora, è stato rispettato il minuto di silenzio ed è toccato all’ex procuratore antimafia, Pietro Grasso, scandire i nomi delle vittime delle stragi, ovvero quelli di Giovanni Falcone appunto ma anche Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. “Questo è l’altare laico della memoria condivisa, della testimonianza civile. Bella Palermo, bella l’Italia con le sue piazze unite nel ricordo”, ha detto Grasso dal palco allestito in via Notarbartolo dove è stato rispettato il minuto di silenzio seguito da un lungo applauso. Per l’ex presidente del Senato partecipare a questo evento ogni anno rappresenta un appuntamento molto importante, come da lui stesso spiegato. Rivolgendosi agli studenti ha detto: “E’ qualcosa che fa parte della mia vita. Ho cominciato nel 2006 a partecipare e negli anni ho avuto il riscontro dell’importanza di questo evento”. E sulle stragi di quegli anni ha aggiunto che “ci sono tante cose che dobbiamo ancora accertare e tanti misteri su cui fare chiarezza”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
INGROIA: “IL 23 MAGGIO DIVENTI MOMENTO DI VERITÀ”
La strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, può avere un significato secondo Antonio Ingroia. Il fatto nuovo che dà un senso diverso a questo 23 maggio è per l’ex pm antimafia la sentenza con cui poche settimane fa la Corte d’Assise di Palermo ha condannato a pene pesantissime i boss della mafia e i vertici dei carabinieri del tempo. «Quella stagione terribile fu anche la stagione della trattativa, una trattativa con cui lo Stato, per salvare le vite di alcuni politici, ha sacrificato uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e tante vittime innocenti». Quella sentenza, dunque, per Ingroia impone di fare un passo avanti nella ricerca della verità: «C’è un nuovo Parlamento, si sta per insediare un nuovo governo: assumano pubblicamente l’impegno affinché il 23 maggio diventi un momento di verità, di assunzione di responsabilità da parte di uno Stato pronto a dimostrare di non avere finalmente paura della Verità e della Giustizia». Questo per Ingroia sarebbe il modo migliore per commemorare Giovanni Falcone e le altre vittime innocenti della mafia. (agg. di Silvana Palazzo)
FICO: “QUELL’EVENTO MI CAMBIÒ LA VITA”
Vi erano quasi tutte le massime cariche dello stato oggi al porto di Palermo, per l’arrivo della Nave della Legalità, il traghetto salpato ieri da Civitavecchia con a bordo un migliaio di ragazzi delle scuole, simbolo della lotta contro la mafia in ricordo della strage di Capaci. Oltre al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (le cui parole potete trovarle qui sotto), vi era anche il neo-presidente della Camera, Roberto Fico. La terza carica politica per importanza d’Italia ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni dei giornalisti presenti, sottolineando la necessità di proseguire la lotta nei confronti dei mafiosi: «Ogni governo e ogni Parlamento devono avere come priorità la lotta alla mafia. Nel nostro Paese la mafia esiste e noi dobbiamo sconfiggerla definitivamente, sia con i provvedimenti antimafia che con gli investimenti nelle scuole per la formazione e l’educazione. La mafia non può durare in eterno». Un evento decisamente particolare per Fico, quello di 26 anni fa a Capaci, un fatto tragico che segnò e cambiò la vita dello stesso uomo politico: «Fu un momento che scosse l’Italia e mi ricordo che rimasi molto colpito. Il fatto che io sia in politica come terza carica dello Stato deriva anche dalla sensazione che provai in quel momento». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL MESSAGGIO DI MATTARELLA
Il messaggio di Mattarella è un misto di “analisi” passata su quanto Falcone e Borsellino hanno rappresentato per la “rivoluzione” d’indagine nel combattere la mafia e anche un tentativo di sguardo gettato oltre la “siepe” dell’oggi. Ricordando la Strage di Capaci, il Capo dello Stato scrive «Sono trascorsi ventisei anni dalla strage mafiosa di Capaci, che spezzo’ la vita di Giovanni Falcone, della moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e di tre uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. La memoria del loro impegno e il loro sacrificio sono divenuti parte della coscienza civile e democratica del Paese, e costituiscono un riferimento prezioso per la comunità nazionale». Per Mattarella, Cosa Nostra ha utilizzato e utilizza mezzi disumani per perseguire le proprie finalità eversive ma Falcone e l’amico-collega Borsellino hanno dimostrato che «la Civiltà, la Legalità, la Costituzione possono prevalere su chi le minaccia e vuole destabilizzarle». In ultima analisi, il Capo dello Stato ha voluto sottolineare come il lavoro dei due giudici e di tutto il Pool Antimafia palermitano di quegli anni ha portato un’incredibile dose di intelligenza e coraggio nel colpire l’organizzazione mafiosa come mai prima si era fatto. «l maxi processo, da loro istruito, mostro’ la mafia come fenomeno unitario, dotato di gerarchia interna, di tentacoli, complicita’ e collusioni, e consenti’ in tribunale condanne importanti. Dal lavoro di Falcone e Borsellino scaturirono anche metodi di indagine piu’ moderni, oltre che proposte organizzative e legislative che hanno consentito azioni di contrasto più efficaci», conclude Mattarella nel messaggio per il 26esimo anniversario della Strage di Capaci. (agg. di Niccolò Magnani)
LA SORELLA MARIA: “NON ABBIAMO ANCORA VINTO”
“Non abbiamo ancora vinto”. Così parla Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, ucciso 26 anni fa a Capaci durante il tristemente noto attentato. Presente a Palermo, dove è giunta la Nave della legalità salpata ieri sera da Civitavecchia con a bordo mille ragazzi, ha spiegato: «Gli insegnanti ci permettono di far camminare le idee di Giovanni – le parole riportate dall’edizione online del quotidiano La Repubblica – sulle gambe di tanti giovani e ci danno la speranza che ce la possiamo fare. Non abbiamo ancora vinto le mafie. E le notizie degli ultimi giorni ci danno la consapevolezza che esiste una mafia silente. Vogliamo continuare a coltivare la speranza». Maria, numero uno della Fondazione Falcone, si è sempre attivata nella lotta alle mafie, ed è convinta che non bisogna fermarsi se si vuole battere questo nemico, che ormai da un secolo si annida nelle camere di potere dell’Italia, controllando diversi giri di affari da nord a sud. Presenti all’evento anche il presidente della Camera, Roberto Fico, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, e Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GIOVANNI FALCONE, STRAGE DI CAPACI: 26 ANNI FA L’ATTENTATO
Dal 1992 non c’è 23 maggio nel quale il pensiero non vola subito a Giovanni Falcone. La strage di Capaci è una ferita che continua a sanguinare, nonostante siano trascorsi ventisei anni. Alle 17.58 la storia italiana è cambiata: in un tunnel sotto l’autostrada A29 che collega Palermo a Mazara del Vallo 500 chili di tritolo esplosero uccidendo Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Dietro la mano di Giovanni Brusca, l’uomo che azionò il telecomando a distanza che innescò l’esplosione, c’era la mafia. L’uccisione di Falcone fu decisa dalla “cupola”, il gruppo di capi delle principali famiglie mafiose, comandate all’epoca dal boss Totò Riina. L’esplosivo fu compattato per aumentarne la capacità distruttiva, mentre una rete da letto e un materasso furono usati per occludere l’accesso al tunnel dove fu nascosto l’esplosivo. Oggi lì dove fu premuto il pulsante del telecomando c’è una casina bianca dove campeggia in blu la scritta “No alla mafia”, un benvenuto per i cittadini onesti e un monito per tutti gli altri.
GLI EVENTI ORGANIZZATI
Le idee di Giovanni Falcone, così come quelle di Paolo Borsellino, si ritrovano nelle coscienze di quegli studenti siciliani che in mattinata accoglieranno l’arrivo di oltre mille coetanei arrivati con la “nave della legalità” salpata ieri dal porto di Civitavecchia, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il loro “no” alla mafia è ogni anno sempre più forte. Alle 10 nell’Aula Bunker dell’Ucciardone si tiene la cerimonia istituzionale con il Presidente della Camera Roberto Fico, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, il capo della polizia Franco Gabrielli, il rappresentante del Federal Bureau of Investigation (Fbi) John Brosnan e la presidente della Fondazione Falcone e sorella di Giovanni, Maria. Presenti anche Giuseppe Ayala e Pietro Grasso, due dei magistrati protagonisti del processo contro Cosa Nostra istruito da Falcone e Borsellino. Nel pomeriggio sfileranno due cortei che si incontreranno per il minuto di silenzio alle 17.58, ora esatta della strage di Capaci. Quest’anno la voglia di riscatto parte proprio da chi è nato e cresciuto lì: diversi gli eventi organizzati, anche un festival, concerti e diversi spettacoli, oltre che dibattiti.