In occasione del 26esimo anniversario della strage di Capaci, la Guardia di Finanza ha ricordato il “metodo Falcone”. Intuizioni investigative e strategie d’indagine che il magistrato introdusse per contrastare i clan. «Segui il denaro e troverai Cosa nostra», diceva il giudice che puntò per primo sui santuari intoccabili delle banche. Ma comprese anche quanto fosse controproducente affrontare le delicate inchieste sui clan parcellizzando il lavoro. Introdusse anche l’idea del “pool” per uno scambio di informazioni che cambiò radicalmente il metodo di indagine. Questo aspetto del lavoro di Giovanni Falcone è stato approfondito in “Le Fiamme del Pool”, documentario che racconta il connubio investigativo tra la Guardia di Finanza e il pool antimafia di Falcone. «Il tema della ricerca dei capitali è essenziale. Le mafie sono più subdole e meno violente e hanno maggiore capacità di infiltrazioni», ha dichiarato – come riportato dal Giornale di Sicilia – il presidente dell’Anm Francesco Minisci, che ha partecipato alla proiezione del documentario.
“METODO FALCONE”: DAL POOL ALLA RICERCA DEI CAPITALI
Il giudice Giovanni Falcone ebbe l’intuizione di istituire una squadra di finanzieri per ricostruire le connessioni tra boss, clan e complici insospettabili attraverso conti bancari e assegni. Questo gruppo è raccontato in “Le Fiamme del Pool”. Oggi i protagonisti della squadra di Falcone raccontato per la prima volta il suo metodo, attraverso il quale cominciò la grande stagione della lotta alla mafia. «Raccontare quei giorni vuol dire ripercorrere la nascita di un metodo di investigazione ancora oggi attualissimo», ha dichiarato a Repubblica il generale Sebastiano Galdino, comandante interregionale della Guardia di Finanza per la Sicilia e la Calabria. I finanzieri della squadra di Falcone cominciarono a catalogare ogni assegno (all’epoca non avevano a disposizione neppure un computer) e ogni traccia per disegnare la grande mappa criminale che orientò le indagini. «Riuscimmo finalmente a trovare connessioni fra persone fino a quel momento impensabili», ricorda il giudice Leonardo Guarnotta, uno dei componenti del pool antimafia. Nel docu-film si susseguono ricordi e aneddoti di quei giorni. «Per la prima volta, riuscì anche a violare i conti svizzeri dei complici dell’organizzazione», racconta il generale Ignazio Gibilaro, comandante regionale della Guardia finanza, che all’epoca era il capitano della squadra.