Non oso pensare a un gesto crudele, ma a un atto che somiglia ad una misericordia carica di dolore. Lunedì, sera tardi, nel centro di Brescia, un signore dal balcone vede una carrozzina. Si parcheggiano le auto, le biciclette no perché le rubano, al massimo le abbandona qualche ladruncolo dopo aver svitato i fanali e il sedile: ma una carrozzina incuriosisce. Che ci sia dentro una bomba? Scende e dentro, nel veicolo a ruote delle mamme, se ne stava quieto un neonato, in una tutina azzurra, forse un mese di vita. Stupore, chiamata al 112.
Il piccino sta bene, ha la pelle chiara (nei telefilm americani la polizia direbbe: razza caucasica), dei genitori nessuna traccia, li stanno cercando. Facile che ne recuperino i volti o il volto: con tutte le telecamere di sicurezza piazzate in zona, non si sfugge. Viene da dire: povero piccino! E povero è senz’altro: abbandonato, solo, senza sentire la guancia di sua mamma, senza poter succhiare il suo latte unico. Ho guardato su google maps il luogo: Vicolo delle Nottole. A circa duecento metri c’è la chiesa e il convento dei frati francescani. E ho pensato a Marcellino pan y vino.
Cosa ne sappiamo dei genitori? Già hanno deciso di non aggiungere quel roseo batuffolo alla massa dei sei milioni di creature non nate e sacrificate legalmente in questi 40 anni di 194. Ed è già un grazie. Non hanno abbandonato il figlio in campagna, in un bidone. Chissà da quale tragedia hanno deciso di volerlo preservare, non lo sappiamo. Oppure a lasciarlo lì è stato un rapitore pentito, una madre smemorata, un marito geloso che teme di non essere il padre, una vicina di casa folle… qualunque sia l’ipotesi: intanto quel piccino sta bene, nessuno gli ha torto un braccino, e dunque in quella tutina azzurra vedo sovrabbondare il bene sul male, la grazia della vita innocente che per una volta schiaccia la morte e la crudeltà.