Non sono passate inosservate le provocatorie parole pronunciate quest’oggi da Francesca Mambro, chiamata a testimoniare in merito al processo che vede imputato Gilberto Cavallini: la 59enne, da tempo proclamatasi innocente, ha avuto un atteggiamento di sfida e si è detta “deportata”, tanto che i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 sono insorti, mostrando il loro disappunto al termine dell’udienza. “Il suo atteggiamento? Per ora è molto arrogante” ha spiegato il presidente dell’associazione delle vittime, Paolo Bolognesi: a fargli eco, anche la vicepresidente Anna Pizzirani che, a proposito delle dichiarazioni della Mambro ha detto che “Non si possono ascoltare” e ha criticato pure lo spiegamento di giornalisti a suo beneficio, come se fosse una diva. “Come possono degli assassini produrre più interesse rispetto alle vittime?” si è domandata la Pizzirani a proposito dell’ex appartenente ai NAR, confermando di non avere alcuna voglia di parlare né con lei, né con Giusva Fioravanti. (agg. di R. G. Flore)
STRAGE DI BOLOGNA, PROCESSO A GILBERTO CAVALLINI
Al processo che vede imputato Gilberto Cavallini, ex terrorista di destra, è comparsa oggi come testimone Francesca Mambro, condannata insieme al marito Giusva Fioravanti per aver materialmente compiuto la strage alla stazione di Bologna nel 1980. La donna, ex membro del gruppo terrorista di destra dei Nar, è stata scarcerata nel 2013 dopo 26 anni di detenzione. Gilberto Cavallini invece, soprannominato Il Negro, era stato arrestato nel 1983 e condannato all’ergastolo per vari reati tra cui l’omicidio del sostituto procuratore Mario Amato nel 1980. E’ l’ultimo membro dei Nar a essere arrestato in un bar di corso Genova a Milano. Dopo essere stato messo in stato di semi libertà, nel 2002 viene fermato e trovato in possesso di di una pistola Beretta con la matrice cancellata, 50 proiettili e per avere utilizzato un appartamento, un’auto e uno scooter invece di recarsi a lavoro presso la Cooperativa PromozioneUmana, una comunità terapeutica con sede a san Giuliano Milanese. Quando i poliziotti lo fermano, l’uomo ha il coraggio di dire: “Ringraziate Dio che la pistola l’avevo nello zaino, perché non vi avrei mai permesso di rimettermi in galera per altri 10 anni”. Lo stato di semilibertà viene revocato e adesso è in corso il processo che determinerà il suo futuro.
FRANCESCA MAMBRO A BOLOGNA: “QUI MI SENTO UNA DEPORTATA”
Francesca Mambro, che con lui condivise gli anni di terrorismo fascista, è stata convocata a testimoniare probabilmente per avere maggiori informazioni sul personaggio e anche se nel periodo di semi libertà avessero avuto dei contatti. La donna ha oggi 59 anni. «C’è una sorta di autodifesa personale, che è faticosa. Faccio molta fatica anche a ricordare. Venire qui a Bologna è faticoso, mi sento una deportata io qui a Bologna», ha dichiarato in aula. Non sono mancati i mugugni: «Non ho mai perduto l’umanità, anche quando ho fatto cose malvagie, ma non ho fatto nulla di cui dovermi vergognare qui oggi a Bologna». Sposata con Valerio Fioravanti da cui ha avuto una figlia, venne condannata a nove ergastoli, 84 anni e 8 mesi di reclusione per la morte delle 96 persone della strage di Bologna, ma lei ha sempre respinto l’accusa di aver organizzato la strage. Ha comunque altri dieci omicidi sulla coscienza. Dal 1998 è ammessa al regime di semilibertà e infine nel 2002 alla detenzione domiciliare speciale. Nel 2008 ottiene la libertà condizionale perché “ravveduta e dedicata senza risparmiarsi alla riconciliazione e pacificazione con i familiari delle vittime”.