Dai domiciliari al carcere: clamoroso aggiornamento della complessa e oscura vicenda legata all’arresto di Antonello Montante, ex presidente di Sicindustria e uomo-simbolo della legalità antimafia. Due settimane fa l’arresto ai domiciliari per aver creato una “centrale di spionaggio” contro magistrati e polizia per controllare l’inchiesta scattata nei suoi confronti tre anni fa in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Ora però la svolta, con il trasferimento in carcere per l’ex presidente di Confindustria Sicilia accusato di aver inquinato le prove nell’inchiesta attuale. È stato arrestato oggi pomeriggio dagli investigatori della squadra mobile di Caltanissetta e trasferito in carcere: la procura è intervenuta dopo che negli ultimi giorni, secondo gli inquirenti, avrebbe provato a modificare e disfarsi addirittura di alcuni indizi. Il giudice delle indagini preliminari Maria Carmela Giannazzo ha disposto d’urgenza il provvedimento che aggrava e di molto la posizione di Montante, già accusato di aver creato addirittura due associazioni a delinquere atte a spiare i magistrati e anche a “orientare” la gestione dei fondi pubblici dell’assessorato regionale per le Attività Produttive (spiega la Repubblica).



IL TENTATO INQUINAMENTO DI PROVE

Come riporta una nota della Questura di Caltanissetta, l’ex leader di Sicindustria si è macchiato di grave condotta d’inquinamento di prove «messa in atto dal Montante in occasione del suo  arresto, avvenuto a Milano lo scorso 14 maggio». Secondo gli inquirenti, Montante si è barricato «in casa per quasi due ore non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa 24 pendrive». Sarebbe dunque questo il motivo per cui i giudici hanno disposto il trasferimento in carcere per paura di altri inquinamenti di prove: «Avevo paura che gli uomini alla porta fossero stati mandati dalla mafia per uccidermi», si era difeso così durante il primo interrogatorio davanti al gip lo stesso Montante, ma nei giorni scorsi secondo La Repubblica sarebbero entrate nella sua abitazione dove risiedeva ai domiciliari diverse persone non autorizzate. Al momento non è chiaro per quale motivo siano entrate ma per questo il procuratore aggiunto Paci ha già delegato al capo della Mobile un ulteriore accertamento. Altri dettagli incredibili vengono rivelati dal Giornale di Sicilia sul modo in cui Montante si sarebbe disfatto delle pendrive: «Alcune pen drive, nascoste in un sacchetto di plastica, erano state lanciate in un cortile adiacente al palazzo. Infine era stato recuperato sul balcone di un vicino di casa anche uno zainetto, contenente altre pen drive e documentazione cartacea». Non solo, altra documentazione è stata lanciata in un pozzo luce su cui si affaccia il salone dell’imprenditore, anche quella però recuperata dalla Mobile di Caltanissetta.

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