Di certo faranno discutere le parole che Papa Francesco ha rivolto ai Vescovi della Cei, riuniti in questi giorni nella 71esima Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana: il tema è quello scottante dell’omosessualità “applicata” ai giovani preti o agli aspiranti tali. In una parte importante del colloquio avvenuto a porte chiuse tra il Pontefice e i prelati italiani, Francesco ha sottolineato una delle sue più grandi preoccupazioni per la Chiesa al giorno d’oggi: «invito voi ad occuparvi più della qualità dei futuri sacerdoti che della quantità» e proprio in questo caso specifico ha menzionati i casi di persone omosessuali che desiderano per vari motivi entrare in seminario. «Ci vuole un attento discernimento e se avete anche qualche minimo dubbio sulla loro omosessualità meglio che non entrino nei seminari». Prima d’ora in pubblico il Pontefice non era mai stato così diretto nel replicare, di fatto, quanto già espresso dai documenti del Vaticano del 2006. Secondo quanto riportato da Vatican Insider, i vari casi esplosi negli ultimi mesi sono considerati “deriva” dal Pontefice che intende estirpare al più presto: «occhi alle ammissioni ai seminari, occhi aperti. queste tendenze, quando sono profondamente radicate, e la pratica di atti omosessuali, possono compromettere la vita del seminario oltre che quella dello stesso ragazzo e un suo futuro eventuale sacerdozio».



LA CONFERMA DEI DOCUMENTI VATICANI

Secondo il Papa, la situazione è emergenziale e gli scandali che avvengono in tante parti del mondo – non da ultimo in Cile – potrebbero essere preservati ed evitati con un’attenta cura e attenzione nei possibili casi di persone con tendenze omosessuali nel Clero. L’appunto fatto dal Papa ai vescovi della Cei va ripreso e rimesso in scia di quanto già la Chiesa aveva deciso e stabilito con la Ratio Fundamentalis del dicembre 2006 (pontefice Benedetto XVI). Quel documento partorito dalla Congregazione per il clero – dal titolo “il Dono della vocazione presbiterale” – venivano riportati consigli e utili riflessioni sull’ingresso degli aspiranti sacerdoti nei seminari. Ma nel punto 199, come riporta Vatican Insider, si leggeva in particolare: ««In relazione alle persone con tendenze omosessuali che si accostano ai seminari, o che scoprono nel corso della formazione tale situazione, in coerenza con il proprio magistero, la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay». Francesco non ha fatto altro che ribadire, incarnando nelle problematiche e nei casi della realtà quotidiana, queste riflessioni raggiunte dalla Chiesa Cattolica. Tanto Benedetto XVI quanto Francesco hanno comunque distinto molto chiaramente tra chi compie “atti omosessuali” e chi invece produce “tendenze omosessuali”: sui primi la Chiesa affermava la definizione di «peccati gravi, intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale»; ma domandava per coloro che manifestano delle tendenze una «accoglienza caratterizzata da rispetto e delicatezza, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione».

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